ISRAELE – Sabato liberi sei ostaggi ancora in vita
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Sabato i terroristi di Hamas libereranno gli ultimi sei ostaggi ancora in vita inclusi nella prima fase dell’accordo di cessate il fuoco con Israele. Lo ha confermato oggi l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dopo un primo annuncio arrivato da Gaza. Il rilascio di sabato sarà preceduto dalla restituzione giovedì di quattro salme di rapiti, di cui è ancora ignota l’identità. Fino ad oggi l’unico dei sequestrati di cui è stata confermata la morte in prigionia è Shlomo Mantzur, mentre le autorità israeliane hanno espresso «grave preoccupazione» per il destino di Shiri Bibas e i figli Kfir e Ariel, di due e cinque anni. Il padre Yarden è stato liberato il 1 febbraio e, come primo gesto, ha lanciato un appello al governo perché si impegni a riportare a casa la moglie e i due figli. «Purtroppo, la mia famiglia non è ancora tornata da me. Sono ancora lì. La mia luce è ancora lì, e finché loro sono lì, tutto qui è buio. Grazie a voi, sono stato riportato indietro: aiutatemi a riportare la luce nella mia vita», ha affermato Yarden.
In tutto sono 14 gli ostaggi ancora prigionieri a Gaza e parte della lista di 33 da rilasciare nella prima fase dell’accordo. Israele ha confermato la morte di otto di loro. Tra i sei ancora in vita dovrebbero esserci Avera Mengistu e Hisham al-Sayed, due giovani israeliani che non sono stati rapiti il 7 ottobre 2023, ma sono da oltre dieci anni nelle mani dei terroristi palestinesi. Sabato, se non ci saranno imprevisti, torneeranno in libertà assieme a quattro ostaggi del 7 ottobre. In cambio Hamas otterrà il rilascio di 47 detenuti palestinesi e l’ingresso a Gaza di materiale per l’edilizia.
La seconda fase
Dopo questa intesa, il focus delle trattative si sposterà sulla seconda fase dell’accordo, ancora tutta da definire. Secondo i media locali, la riunione di ieri sera del gabinetto di sicurezza israeliano si è conclusa senza una decisione a riguardo. Oggi però il ministro degli Esteri, Gideon Sa’ar, ha annunciato l’intenzione di Gerusalemme di impegnarsi da questa settimana nei colloqui. «Abbiamo deciso di aprire i negoziati sulla seconda fase», ha affermato Sa’ar, aggiungendo che Israele non accetterà per Gaza alcuno scenario in cui i gruppi terroristici possano mantenere le armi. «Un ‘modello Hezbollah’ a Gaza non è accettabile per Israele e quindi abbiamo bisogno di una totale smilitarizzazione dell’area e di nessuna presenza dell’Autorità nazionale palestinese», ha affermato il ministro.
Non solo a Gaza, ma anche nel sud del Libano non è accettabile per Israele la presenza di terroristi armati. Per questo, iniziando oggi il ritiro completo dalla parte meridionale del paese – ad eccezione di cinque postazioni strategiche –, Tsahal ha avvertito: «Interverremo contro qualsiasi violazione da parte di Hezbollah».