MEMORIA – Kertész, Szántó e Bruck: la letteratura si confronta con l’orrore
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Le riflessioni di Imre Kertész sul vivere in condizione di assenza di libertà. Le tensioni messe in luce da Gábor T. Szántó tra le memorie dei sopravvissuti alla Shoah e il desiderio del mondo circostante di dimenticare quel passato, quando non di eliminarlo. Il significato della poetica di Edith Bruck, in cui le parole diventano un rifugio per ricostruirsi un’identità e mantenere un legame con la madre. Sono i tre filoni letterari al centro del quinto appuntamento del seminario di formazione per le scuole Tra Resistenza e Resa. Per (soprav)vivere liberi! 80 voglia di libertà!, promosso dalla Fondazione Cdec di Milano e dedicato quest’anno all’Ungheria. L’incontro si è tenuto il 18 febbraio presso il Palazzo comunale di Priverno ed è stato fruibile anche online. «Abbiamo avuto un’ampia adesione, sia in presenza sia in remoto, di scuole e studenti da tutta Italia», spiega Deborah D’Auria, coordinatrice del progetto.
Oltre la retorica del lamento
Nel corso del seminario, Antonio Sciacovelli, docente del Dipartimento di Lingue dell’Università degli Studi di Firenze, ha analizzato il romanzo di Imre Kertész Essere senza destino, partendo dall’incipit: «Oggi non sono andato a scuola». Una riflessione su come il premio Nobel ungherese superi la “retorica del lamento” e si confronti con il significato della vita in un contesto di assoluta privazione. «Abbiamo fatto anche incursioni nel presente, analizzando la condizione degli scrittori nei regimi socialisti, dove erano impiegati dallo Stato e quindi soggetti a controllo. Su questa linea, abbiamo riflettuto sulla libertà di stampa e di scrittura, collegandoci all’opera di Gábor T. Szántó, presentata da Mónika Szilágyi», spiega D’Auria. Le opere di Szántó sono ancora poco conosciute in Italia: l’unico testo tradotto è 1945 e altre storie, romanzo che esplora i temi della memoria, della colpa e del confronto con il passato. Il romanzo mette in luce le difficoltà e le divisioni tra coloro che hanno subito il trauma della guerra e chi, invece, ha scelto di dimenticare o di giustificare la propria complicità, ha spiegato Szilágyi.
La poetica di Bruck
Terza autrice affrontata nel seminario è stata Edith Bruck (nell’immagine nel suo intervento al primo incontro del seminario Tra Resistenza e Resa). Sopravvissuta ad Auschwitz, Bruck non scrive in ungherese, la lingua con cui fu offesa e privata dei diritti, ma in italiano, ha ricordato Michela Meschini, curatrice della ripubblicazione delle opere della scrittrice e poeta. Meschini ha sottolineato come l’aspetto essenziale della produzione di Bruck sia la scrittura come mezzo per riappropriarsi del proprio vissuto. Per l’autrice italo-ungherese, le parole diventano rifugio, così come strumento per parlare della madre, il cui nome compare frequentemente nei suoi testi, un modo per mantenerne viva la memoria. «Un aspetto critico che abbiamo affrontato riguarda l’assenza delle opere di Bruck nelle antologie scolastiche. Questa mancanza evidenzia un vuoto che speriamo venga colmato nei prossimi anni», sottolinea D’Auria.
La giornata dei Giusti
Il prossimo appuntamento del seminario, sostenuto dall’Unione cristiana evangelica battista d’Italia con il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, è in programma l’11 marzo e sarà legato alla Giornata dei Giusti (6 marzo). L’incontro si terrà presso la Fondazione Ernesta Besso a Largo di Torre Argentina, a Roma. «Ne discuteremo con il professor Ottavio Di Grazia, che offrirà un approfondimento sull’impatto filosofico e poetico di György Lukács e Agnes Heller sul pensiero contemporaneo. Inoltre, ascolteremo la testimonianza di Franco Perlasca, figlio di Giorgio Perlasca, che racconterà la storia straordinaria di suo padre», afferma D’Auria. «Infine, apriremo una finestra dedicata alla didattica per i più piccoli, esplorando come gli albi illustrati possano essere un efficace strumento per trasmettere la memoria e i valori della Resistenza alle nuove generazioni».
Daniel Reichel