DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 21 febbraio 2025
Hamas non ha restituito la salma di Shiri Silberman Bibas. Lo hanno reso noto le autorità israeliane nella notte, dopo gli accertamenti sulle quattro salme ricevute ieri dal gruppo terroristico. «Il Dna non corrisponde a nessuno dei rapiti» a Gaza, ha spiegato il portavoce militare, che invece confermato l’identità degli altri tre ostaggi, Oded Lifshitz e i piccoli Ariel e Kfir Bibas (Corriere della Sera). I due bambini sono stati «brutalmente assassinati dai terroristi mentre erano prigionieri nel novembre 2023», ha dichiarato Tsahal, smentendo la ricostruzione di Hamas, citata oggi dai giornali, per cui Shiri, Ariel e Kfir sarebbero morti a causa dei bombardamenti israeliani. La mancata restituzione della salma di Shiri Bibas, ricorda Israele, rappresenta «una grava violazione degli accordi. Chiediamo che Hamas restituisca Shiri a casa insieme a tutti i nostri ostaggi».
Intanto le autorità indagano su quanto accaduto ieri sera a Bat Yam, nei pressi di Tel Aviv, dove si è sfiorata una nuova strage terroristica: tre bombe sono esplose su tre autobus senza provocare vittime. Altri due ordigni sono stati trovati su altri mezzi pubblici che sarebbero stati usati stamattina dai pendolari. Le indagini sono in corso, riporta tra gli altri La Stampa.
Unanime la condanna sui quotidiani per il macabro spettacolo inscenato da Hamas con le bare degli ostaggi esibiti come trofei su un palco a Gaza e dietro un’immagine del primo ministro Benjamin Netanyahu trasfigurato come un vampiro. «Uno spettacolo che esalta la morte e nega la vita in un perfetto stile nichilista», scrive Wlodek Goldkorn su Repubblica. «Una barbara cerimonia cui hanno partecipato anche donne e bambini», sottolinea Fiamma Nirenstein sul Giornale. Sulle stesse pagine Gian Micalessin sostiene che due fossero gli obiettivi di Hamas ieri: «Il primo puntava a convincere gli israeliani che era stato il loro esercito a uccidere gli ostaggi. Il secondo cercava di spiegare agli abitanti della Striscia che per gli israeliani non bisogna mai provare pietà». Una «crudeltà oltre ogni limite», denuncia Elena Loewenthal su la Stampa, condannando chi ancora si ostina a definire resistenza quella dei terroristi di Hamas. Sempre su La Stampa Fabiana Magrì traccia una netta divisione tra le immagini arrivate da Israele e quelle da Gaza: «Da una parte l’esaltazione del martirio come eroismo. Dall’altra il dovere di salvare ogni vita». E «lo show macabro di Khan Younis allontana ogni speranza di convivenza». Su Libero Daniele Capezzone scrive: «Con rispetto parlando, fa ridere e piangere che un rappresentante dell’Onu, ieri, si sia improvvisamente ricordato dell’esistenza di convenzioni internazionali e di norme che avrebbero dovuto impedire trattamenti inumani e degradanti per la riconsegna degli ostaggi (vivi o morti)».
Il Corriere racconta chi era Oded Lifshitz, nato nel 1940, giornalista e attivista per la pace, tra i fondatori del Kibbutz Nir Oz, a 1,6 chilometri da Gaza. «Lifshitz aveva sempre difeso i diritti del popolo palestinese. Ogni settimana si recava a Gaza per prendere e accompagnare negli ospedali israeliani chi aveva bisogno di cure», ricorda il quotidiano parlando dell’ostaggio ucciso dalla Jihad islamica oltre un anno fa, secondo quanto riferisce Tsahal.
La consegna dei rapiti e dei detenuti rilasciati è la fase più delicata «basta un minimo errore e può saltare tutto», dicono i membri della Croce rossa internazionale a Repubblica, raccontando il loro coinvolgimento nella consegna degli ostaggi dalle mani dei terroristi a Israele. Sulla Croce rossa internazionale, sottolinea il Foglio, pesa però la passività dell’organizzazione nell’aiutare i sequestrati. «Stiamo assistendo al collasso morale delle istituzioni internazionali, la Croce Rossa ma anche le Nazioni Unite con Unrwa, le ong dei diritti umani, tutto lo spettro umanitario che è complice di Hamas. Ci hanno accusato di aver affamato le persone a Gaza: ora vediamo come sono usciti alcuni ostaggi dai tunnel e che nessun civile di Gaza è mai stato sfinito come gli israeliani», afferma al Foglio l’intellettuale israeloamericano Yossi Klein Halevi.
In merito ai negoziati, l’inviato Usa per il Medio Oriente, Steve Witkoff, riporta il Sole 24 Ore, ha parlato di una «reale possibilità di successo» nei round negoziali per la prossima tranche di cessate il fuoco, pur riconoscendo gli ostacoli che si annunciano già in fase di trattativa. Quando accaduto ieri rischia però di far precipitare la situazione, sottolinea il Sole.
L’Algeria ha chiesto allo scrittore franco-algerino Boualem Sansal, incarcerato ad Algeri dallo scorso 16 novembre per un’intervista sgradita al regime, di cambiare avvocato perché il suo, François Zimeray, è ebreo. Lo racconta Libero, spiegando che «Zimeray, che in passato ha difeso Aung San Suu Kyi e Asia Bibi, non ha mai ricevuto il visto da Algeri per poter assistere legalmente Sansal, che ha 80 anni e ha un grave cancro alla prostata».
Scritte antisemite e pro Pal sono apparse sui muri dei palazzi in via Scarpellini, ai Parioli, accanto alla sinagoga inaugurata recentemente e che spesso ospita esponenti della comunità ebraica romana, riporta il Corriere sulle pagine locali. «È scattato l’allarme ed è probabile che nei prossimi giorni vengano decise ulteriori misure di sicurezza. Le scritte sono state subito cancellate».