PAGINE EBRAICHE – È in arrivo il numero di marzo

La festa di Purim (quest’anno, nel calendario civile, 13-14 marzo) e il racconto del miracoloso salvataggio del popolo ebraico grazie al coraggio della regina Ester portano con sé molti significati: dal ruolo della donna alla responsabilità di affrontare il male, dalla necessità di celare la propria identità all’orgoglio di rappresentarla in pubblico. E su questi spunti riflette il numero di marzo di Pagine Ebraiche in distribuzione in questi giorni, a partire dalla copertina dedicata alla festa.
A Purim è dedicata la nuova mostra del Museo dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara (12 marzo – 15 giugno) intitolata Bellissima Ester. Purim, una storia senza tempo. Ne parla a Pagine Ebraiche il direttore del Meis, Amedeo Spagnoletto. Per l’occasione torna a casa, grazie a un prestito della Biblioteca nazionale d’Israele, la Meghillah (il rotolo in cui si racconta la storia di Purim) di Mosheh ben Avraham Pescarol (o Pescarolo), realizzata nel 1616 proprio a Ferrara. Spazio poi alla tradizione del Purim Shenì: festività istituite da diverse comunità ebraiche per commemorare altri eventi miracolosi legati alla salvezza degli ebrei.
Nelle pagine dedicate agli esteri si legge degli ebrei d’Australia: «La terra rifugio è ancora sicura? I timori degli ebrei “down under”». Un mondo lontano, ma investito come tutta la Diaspora dall’esplosione antisemita dell’era post-7 Ottobre.
Le stragi compiute da Hamas hanno innescato enormi trasformazioni in Medio Oriente. Israele ha reagito all’attacco con 15 mesi di guerra, impegnandosi a sradicare il gruppo terroristico da Gaza. «Hamas è un ostacolo a ogni speranza di pace e convivenza: va rimosso», sottolinea l’analista Emanuele Ottolenghi, riflettendo sulla proposta-provocazione del presidente Usa Donald Trump di fare di Gaza «una riviera». Ottolenghi definisce l’idea trumpiana «una sparata», ma aggiunge che il linguaggio sopra le righe del presidente Usa ha provocato effetti positivi e li elenca
Da rivedere sono anche i rapporti tra Vaticano e mondo ebraico perché «sono profondamente in crisi», spiega a Pagine Ebraiche, Noam Marans, rabbino e direttore degli affari interreligiosi dell’American Jewish Committee (Ajc). Marans ha presentato a febbraio alla Santa Sede un documento realizzato insieme alla conferenza dei vescovi Usa per disinnescare il pregiudizio antiebraico.
Di rapporti costruttivi in un’epoca non così lontana scrive Daniele Radzik, raccontando come «all’inizio del XX secolo la Palestina sotto il dominio ottomano rappresentò una terra di opportunità in cui la convivenza tra ebrei e arabi fu non solo possibile, ma in alcuni casi anche concretamente praticata». Ma gli esempi positivi esistono anche oggi, sottolinea, nelle pagine dedicate a Israele, Milette Shamir, vicepresidente dell’Università di Tel Aviv (Tau). «Quasi il 20% dei nostri studenti è arabo e il dato è in linea con i numeri della popolazione d’Israele».
È un’altra convivenza quella su cui si è concentrata Aliza Bloch nei suoi quattro anni da sindaca di Beit Shemesh (2018-2024), la prima donna a guidare la città a sud-ovest di Gerusalemme. Il suo obiettivo era trovare un equilibrio tra le istanze della locale comunità haredi e quelle del mondo laico. «Ho provato, ma non sono riuscita», ammette, richiamando però l’esempio di Ester. «Come lei, non dobbiamo accettare la realtà così com’è, ma fare tutto il possibile per cambiarla».
Nelle pagine dedicate ai libri si legge della sfida di Marina Morpurgo di tradurre le opere di Isaac Bashevis Singer, a sua volta un traduttore. Spazio, poi, alla riscoperta dei diari e memorie degli ebrei italiani durante gli anni della persecuzione antiebraica, grazie al lavoro degli storici Umberto Gentiloni Silveri e Stefano Palermo. Libri e musica si intrecciano nell’ultimo saggio di Francesco Lotoro: un manifesto per riscoprire e proteggere le note composte in prigionia da deportati e internati nella Seconda guerra mondiale.
Si torna poi a parlare di note, ma in questo caso di una guerra tra i rapper nordamericani Drake e Kendrick Lamar. Il primo ha accusato il secondo di avere inserito riferimenti antisemiti nel suo brano Not Like Us.
C’è attesa per Kugel, il prequel della serie di successo israeliana Shtisel, dedicata al mondo haredi. «Non è l’ennesima serie fra le tante», scrive Simone Tedeschi, che ce la racconta in anteprima. La storia è ambientata nella comunità haredi di Anversa e si svolge alcuni anni prima dell’inizio di Shtisel.
Per A Tavola lo sguardo si sposta a Parigi dove lo chef israeliano Ohad Amzallag ha trovato la sua risposta all’antisemitismo esploso nel paese dopo il 7 Ottobre. Per lo Sport, partendo dal primo e unico scudetto dell’Hakoah, la squadra di calcio degli ebrei austriaci, ricordiamo l’intreccio tra il mondo del pallone e il sionismo.
Il mensile si chiude come si è aperto, con Purim. Micol Nahon spiega il significato della festa, soffermandosi in particolare sul concetto di responsabilità collettiva e il ruolo della fede nella vittoria contro il male.