MEDIO ORIENTE – Il nuovo ultimatum di Trump a Hamas
Gli ex ostaggi raccontano al presidente Usa le torture subite

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato un nuovo avvertimento a Hamas: «Shalom significa: Ciao e Arrivederci. Scegliete voi [Hamas]. Rilasciate tutti gli ostaggi ora e restituite immediatamente tutte le salme delle persone che avete ucciso, o per voi è finita». Trump ha diffuso l’ultimatum sul suo social network, Truth, poco dopo l’incontro alla Casa Bianca con una delegazione di ex ostaggi israeliani.
Sopravvissuti a mesi di prigionia a Gaza, Eli Sharabi, Doron Steinbrecher, Keith Siegel, Aviva Siegel, Naama Levy, Omer Shem Tov e Yair Horn hanno raccontato l’orrore del loro sequestro. «Mi hanno spezzato le costole. Non riuscivo a respirare per un mese. Ho sofferto la fame, la violenza, l’umiliazione ogni giorno», ha ricordato Sharabi. «Grazie a lei, presidente Trump, sono un uomo libero. Posso riabbracciare mia madre. Posso riabbracciare i miei fratelli e le mie sorelle», ha l’ex ostaggio, che nei massacri del 7 ottobre 2023 ha perso la moglie e le figlie.
Keith Siegel ha descritto l’incubo dei tunnel sotterranei in cui è stato rinchiuso: «Sono stato spostato 33 volte. C’era a malapena aria per respirare, quasi niente cibo e acqua. Ho visto altri ostaggi subire torture indicibili». Anche lui ha espresso gratitudine a Trump: «Grazie a lei siamo vivi».
Durante l’incontro, Trump ha ribadito il suo impegno per la liberazione di tutti gli ostaggi. Visibilmente colpito dai racconti, ha dichiarato: «Queste sono storie orribili. Non ho mai visto nulla di simile. Faremo tutto il possibile per riportare a casa chi ancora manca all’appello».
All’ultimatum di Trump, Hamas ha risposto accusando il presidente di voler sabotare ogni possibile negoziato per il cessate il fuoco. Una replica che si scontra con le notizie diffuse dai media internazionali: ieri gli uomini di Hamas avrebbero incontrato a Doha l’inviato americano in Medio Oriente Steve Witkoff alla presenza di mediatori di Egitto e Qatar. Fonti egiziane hanno riferito a Reuters che «le discussioni si sono concluse positivamente, indicando un passaggio imminente alla fase due dell’accordo». Una svolta senza conferme, anche perché il governo di Benjamin Netanyahu al momento considera l’opzione migliore un prolungamento della fase uno dell’intesa. In questo modo Gerusalemme continuerebbe a presidiare il confine fra Gaza e l’Egitto senza escludere di riprendere le armi contro Hamas. L’obiettivo dichiarato da Netanyahu è l’eliminazione del gruppo terroristico. Anche per questo il premier, in linea con la Casa Bianca, ha rifiutato il piano proposto dalla Lega araba per Gaza. Nella sessantina di pagine in cui si parla della ricostruzione dell’enclave palestinese non viene esplicitata la rimozione di Hamas. Un punto su cui Washington e Gerusalemme non transigono.
Nel frattempo, Israele e Stati Uniti hanno condotto la loro prima esercitazione aerea congiunta in due anni. Gli F-35i e F-15i israeliani hanno volato fianco a fianco diun bombardiere strategico americano B-52, testando attacchi congiunti. L’operazione rappresenta un possibile segnale al nemico iraniano, nel pieno delle tensioni sulla sua corsa al nucleare. «L’esercitazione mira a migliorare le capacità operative contro le minacce regionali», ha commentato Tsahal.