DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 7 marzo 2025
Scritte propal, volantini per Gaza, una testa di maiale, lucchetti imbrattati con escrementi. È la scena che si presentava ieri al cantiere allestito a Roma per la costruzione del Museo della Shoah nell’area di Villa Torlonia. L’allarme è stato dato dal direttore dei lavori. A seguire, riporta il Corriere della Sera, «la Digos ha effettuato un sopralluogo con la Scientifica e adesso è caccia agli autori del raid». Al riguardo, si legge, non è escluso «che possano essere stati ripresi dalle telecamere di vigilanza». Vari giornali trattano la notizia. Tra gli altri Messaggero (“Sfregio al nuovo Museo della Shoah. Sdegno bipartisan”), Repubblica (Museo della Shoah. Oltraggio nel cantiere imbrattato con le feci”) e Stampa (“Escrementi e scritte anti Israele nel cantiere del Museo della Shoah”). Molte le reazioni, anche a livello politico. Così Noemi Di Segni, la presidente Ucei: «Abbiamo affrontato l’apologia del nazifascismo, affronteremo anche l’apologia del terrorismo e ogni atto di odio».
Sharon Sharabi, sorella dell’ex ostaggio Eli Sharabi, racconta a Repubblica i traumi del fratello innescati dalla prigionia a Gaza. Dal suo ritorno in Israele dormono insieme, come quando erano bambini. «Mio fratello spalanca gli occhi e vede me, sente la mia voce, si tranquillizza, dormo con lui nella stanza dell’ospedale, gli stringo la mano, non lo lascio più…», spiega la donna. La presenza di Sharon è parte di «una terapia psicologica per adulti smarriti, un patto di sangue tra fratelli, la via di fuga dalla realtà più penosa», scrive Repubblica. Sharabi è stato tragicamente segnato dal 7 ottobre: i terroristi hanno assassinato la moglie e le due figlie, mentre suo fratello è rimasto ucciso a Gaza.
Hamas ha respinto l’ultimatum Usa per il rilascio degli ostaggi. Per il Corriere della Sera, «che la si guardi dal lato palestinese o da quello israeliano una sola parola torna a incombere sulla pace in Medio Oriente: stallo». Per il Giornale, «Israele vorrebbe prolungare la tregua per riportare a casa gli ostaggi, ma la distanza con Hamas appare ancora siderale, nonostante i colloqui diretti tra gli estremisti e gli Stati Uniti».
Il Sole 24 Ore riferisce di un sondaggio effettuato dall’emittente israeliana Channel 12. Secondo la rilevazione, per il 60% degli israeliani Benjamin Netanyahu dovrebbe dimettersi da primo ministro, contro un 31% convinto che debba «rimanere al suo posto» e un 9% che dichiara di non essere «sicuro» sull’argomento.
«Un marziano all’Onu». Così il Foglio presenta l’intervento in quella sede dell’attivista yemenita Luai Ahmed, «un arabo gay che difende Israele e sferza l’ipocrisia dell’Onu e dell’Islam». Parlando al Consiglio per i diritti umani, Ahmed ha accusato l’assise di essere ossessionata da Israele, citata 188 volte in un rapporto, e di chiudere un occhio davanti alla minaccia esistenziale posta contro lo Stato ebraico dal terrorismo islamico.