ECONOMIA – Kesselman, il haredi alla guida di Microsoft

«Al mattino studiavo calcolo differenziale e strutture dati nel programma accademico di Tsahal, e la sera studiavo il trattato talmudico Berakhot e gli insegnamenti di Chabad nella yeshiva». Lo studio delle materie religiose ha portato Yitzhak Kesselman, 40 anni, a diventare rabbino del movimento Chabad-Lubavitch. La sua formazione laica lo ha portato da Tel Aviv a New York e a scalare posizioni all’interno di Microsoft. Fino ad assumere di recente un ruolo chiave all’interno del colosso americano dell’informatica: vicepresidente della divisione di Messaggistica e Analisi dei dati in tempo reale.
«Non ho mai visto una dissonanza tra il mio lavoro e la mia fede», ha spiegato Kesselman al sito economico israeliano Globes. «Abbiamo un obiettivo: fare del bene nel mondo. Ogni volta che creiamo tecnologie che aiutano veramente le persone, provo una profonda soddisfazione. È anche il motivo per cui ho scelto di proseguire un percorso manageriale dopo tanti anni da sviluppatore: come manager puoi avere un impatto enorme sull’esperienza dei dipendenti che lavorano con te, ascoltarli e dare loro lo spazio per crescere».
Nato a Riga, in Lettonia, Kesselman si è trasferito in Israele all’età di sei anni con la sua famiglia, crescendo nella città mista arabo-israeliana di Ramle. «Nel mio quartiere vivevano ebrei e arabi, religiosi e laici, e al mio matrimonio hanno ballato insieme amici della yeshiva, dell’esercito, del mio quartiere e dell’università. Questi amici mi accompagnano ancora oggi», ha sottolineato a Globes il manager di Microsoft. La sua formazione nell’informatica è iniziata con il servizio militare, servendo nell’intelligence dell’esercito, ed è proseguita all’Università di Tel Aviv. I primi impieghi sono stati in aziende israeliane, poi nel 2013 è arrivata l’assunzione a Microsoft Israele. All’epoca Kesselman fu tra i primi haredi – dall’ebraico «timorati di Dio», impropriamente definiti in italiano ultraortodossi – a lavorare per il colosso americano dell’informatica. Da allora, sottolinea ynet, si è impegnato per allargare il numero di haredi in azienda. «Non abbiamo abbassato il livello» ha spiegato il manager. «Abbiamo solo rimosso alcune delle barriere che ostacolavano l’ingresso. Ovviamente ci sono state difficoltà e stigmi lungo il cammino. Ho lavorato in diverse aziende nel corso degli anni, sia in Israele che all’estero, e ho sentito innumerevoli volte la frase: ‘Se solo tutti i religiosi fossero come te’… Ma più ci conosciamo e siamo esposti a chi è diverso da noi, più ci rendiamo conto che siamo tutti simili». 

(Foto di Microsoft)