DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 20 marzo 2025
Il Medio Oriente resta in primo piano e sui giornali italiani molto spazio, nel racconto di quell’area, è dedicato alle proteste anti-governative in Israele. «Un fiume di cittadini con bandiere gialle simbolo della lotta per la liberazione degli ostaggi e vessilli con la stella di Davide hanno marciato verso la residenza del premier Netanyahu a Gerusalemme», riferisce tra gli altri Repubblica. Il parlamentare Boaz Bismuth del Likud difende sul Giornale l’operato del governo: «Stiamo combattendo e vogliamo vincere. Non ci fermeremo finché non arriveremo al risultato della deterrenza. Per avere la pace, o più realisticamente stabilità e sicurezza, dobbiamo vincere la guerra». La Stampa intervista lo scrittore Eshkol Nevo, di passaggio in Italia. «Siamo cresciuti sapendo che la guerra era una possibilità, ma i conflitti del passato non sono mai durati così a lungo», sottolinea Nevo. «Oggi le mie figlie vivono una situazione di guerra costante, e questo significa che la loro vita esteriore e interiore si è trasformata per sempre» e per questo «subiranno traumi che noi non abbiamo avuto».
Scrive il Foglio: «Il 17 ottobre 2023 un’esplosione nel parcheggio dell’ospedale al Ahli di Gaza provocò molte vittime. Hamas capì subito come sfruttare l’incidente nella guerra mediatica. Il risultato fu una comunicazione micidiale: “Israele bombarda ospedale di Gaza, 500 morti”. Poi si scoprì che i morti erano 50 e la colpa era di un missile palestinese». Per il Foglio, «quando i media pubblicano la versione e le cifre di Hamas come fatti consegnano ai terroristi una vittoria immediata nella guerra narrativa» e ciò sarebbe avvenuto una nuova volta in questi giorni.
«Il cessate il fuoco non è pace, non lo è mai stato. Può essere la sospensione almeno temporanea delle ostilità, ma non costruisce prospettive», dice al Corriere Pierbattista Pizzaballa, il patriarca di Gerusalemme. A suo dire «non si è visto da nessuna parte il desiderio di costruire un dopo».
«Molta gente ha guardato il film perché prodotto da un collettivo israelo-palestinese, è una cosa che ha attirato l’attenzione, soprattutto in Occidente», sostiene Basel Adra, il regista del documentario No Other Land fresco vincitore dell’Oscar, raggiunto da Repubblica nel villaggio di Masafer Yatta in Cisgiordania. Adra accusa: «La destra israeliana, anzi diciamo pure gli israeliani, ci attaccano, dicono che il film è propaganda». Recensendo il saggio Palestina. Cento anni di colonialismo, guerra e resistenza di Rashid Khalidi per La Stampa, Anna Foa sostiene che quello del colonialismo «resta un tema su cui nessuno studioso serio può fare a meno di soffermarsi».
“Il fronte pro-terroristi inizia a sgretolarsi?”. Se lo chiede il Riformista, segnalando alcune dichiarazioni anti-Hamas del portavoce di Abu Mazen. Negli Usa il giudice federale Jesse Furman ha bloccato l’espulsione dell’attivista propal Mahmoud Khalil. Il caso, informa Avvenire, verrà ora dibattuto «non nello Stato conservatore di Louisiana, dove l’uomo è al momento detenuto, ma in quello democratico di New Jersey dove è stato confinato appena dopo l’arresto».
Al via oggi a New York il Change the World Model United Nations, con la partecipazione di 4mila studenti provenienti da oltre 140 Paesi. Il forum, riporta il Corriere, sarà aperto da «una testimonial d’eccezione, la senatrice Liliana Segre».
In Italia il tema del giorno sono le parole della premier Giorgia Meloni sul Manifesto di Ventotene («Non è la mia Europa») e le contestazioni innescate da questo suo pensiero. «Sicuramente circola troppa retorica sul Manifesto di Ventotene. Ed è legittimo criticarlo in nome di una visione sovranista o liberista», si legge sul Corriere. «Ma tramutarlo in un fantoccio polemico da bersagliare a 84 anni di distanza lascia il tempo che trova». Quella del Manifesto fu una storia anche ebraica, come attesta tra gli altri Libero ricordando il contributo di Eugenio Colorni e della moglie tedesca Ursula Hirschmann, poi sposatasi in seconde nozze con Altiero Spinelli. Per Libero, il Manifesto di Ventotene «ha un importante valore storico e documentario», ma le sue idee «sostanzialmente antidemocratiche e illiberali appartengono a un mondo che può essere assolutamente più il nostro».
I lavori per il Museo Nazionale della Shoah di Villa Torlonia potranno ufficialmente proseguire da oggi. Il Tar del Lazio, scrive il Tempo, «avrebbe accolto i chiarimenti contenuti nella relazione tecnica vergata dal Dipartimento Infrastrutture e Lavori Pubblici di Roma Capitale, annullando di fatto la precedente sospensiva e consentendo quindi il riavvio del cantiere». Il ricorso di una cittadina è stato respinto, ma ci sarebbe comunque altri residenti «pronti a continuare la battaglia».