DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 21 marzo 2025

Per la prima volta nella storia d’Israele, un governo ha approvato la rimozione di un capo dello Shin Bet: Ronen Bar, oggetto di un durissimo scontro con il premier Benjamin Netanyahu, è stato rimosso ieri dall’incarico e, sulla carta, a partire dal 10 aprile non guiderà più il servizio di intelligence interna d’Israele (Corriere della Sera e Repubblica). Bar ha risposto, denunciando un «conflitto di interessi istituzionale» e contestando la legittimità del suo licenziamento. Il provvedimento potrebbe essere bloccato dalla Corte suprema israeliana, spiega la Stampa. Nelle strade di Tel Aviv e Gerusalemme, prosegue il quotidiano, migliaia di persone hanno protestato contro la mossa del governo. Anche il presidente israeliano, Isaac Herzog, sottolinea il Corriere, è intervenuto parlando di «mosse controverse che approfondiscono la divisione all’interno del popolo». L’ex presidente della Corte Suprema, Aharon Barak, ha lanciato l’allarme: «Stiamo andando verso una guerra civile».

Nel terzo giorno della nuova offensiva israeliana a Gaza, scrive La Stampa, l’esercito cambia strategia: sotto la guida del nuovo capo di Stato maggiore, Eyal Zamir, le operazioni si concentrano simultaneamente su tutta la Striscia di Gaza, da nord a sud, con attacchi a Beit Lahiya, Netzarim e Rafah. Mentre gli Huthi lanciano missili verso Israele e Hamas rivendica razzi su Tel Aviv, gli Stati Uniti hanno pienamente sostenuto l’azione militare israeliana e il blocco degli aiuti a Gaza. La pressione, secondo il ministro Katz, serve a riportare Hamas al tavolo dei negoziati, ma al momento non si intravedono spiragli diplomatici.

Alla diplomazia mondiale si è rivolto l’ex ostaggio Eli Sharabi, intervenuto ieri al Consiglio di sicurezza dell’Onu. «Per 491 giorni, ho implorato cibo, ho implorato di poter usare il bagno: elemosinare è diventata la mia esistenza». Sharabi ha poi ricordato che chi interrompe l’azione umanitaria a Gaza non è Israele, riporta Libero: «Ho visto i terroristi di Hamas che trasportavano scatole con gli emblemi delle Nazioni Unite e dell’Unrwa nei tunnel, dozzine e dozzine di scatole, pagate dai vostri governi», ha aggiunto. Il Giornale intervista Yosi Shnaider, cugino di Shiri Bibas, assassinata da Hamas assieme ai due figli. Per Shnaider «Hamas si è sentito forte, ora deve implorare una tregua». Il marito di Shiri, Yarden Bibas è invece tra chi chiede al governo israeliano di negoziare subito un cessate il fuoco.

Su La Stampa Elena Loewenthal spiega che la tregua è finita perché Hamas ha rifiutato di liberare gli ostaggi ancora prigionieri, rendendo inevitabile la ripresa della guerra. Netanyahu, sottolinea la scrittrice, appare allo stesso tempo rafforzato – «perché un paese in guerra non va al voto» – e sempre più isolato, mentre le piazze si riempiono di bandiere israeliane in segno di protesta bipartisan. Le manifestazioni chiedono pace, sicurezza e la liberazione degli ostaggi, «ma il governo, intrappolato nella sua confusione interna, non riesce a rispondere». Il Foglio lancia un appello a Netanyahu: prenda in mano il paese e metta fine alla spaccatura interna che paralizza Israele. Il quotidiano critica duramente il premier per il licenziamento del capo dello Shin Bet e per l’alleanza con l’estrema destra, accusata di disprezzare le famiglie degli ostaggi. Secondo Fiamma Nirenstein (Giornale), le critiche internazionali e interne sono mosse contro Netanyahu da pregiudizi ideologici e da un odio cieco verso il premier, che agisce in uno scenario estremamente difficile. «Quanto al numero dei palestinesi uccisi, a parte che la fonte è Hamas, non uno sarebbe morto o morirebbe se Hamas avesse consegnato,o consegnasse, i rapiti». Tra chi contesta invece i provvedimenti di Netanyahu c’è, da Tel Aviv, Manuela Dviri sul Fatto Quotidiano, che accusa il premier di comportarsi come il presidente turco Recep Erdogan. Su Repubblica Michele Serra accusa il governo di Israele di compiere una «caccia non ai terroristi» ma «alla popolazione palestinese di Gaza».

Il Foglio riporta la pubblicazione nel Regno Unito del primo rapporto dettagliato sul massacro del 7 ottobre 2023, redatto da un gruppo di legislatori britannici. In 315 pagine, il documento ricostruisce con dati, testimonianze e immagini le atrocità commesse da Hamas e altri gruppi terroristici nel cosiddetto «Sabato nero». Il rapporto denuncia i tentativi di negazionismo già nelle ore successive all’attacco, soprattutto da ambienti occidentali, e paragona la brutalità di quel giorno al massacro di Nanchino del 1937. «L’obiettivo: impedire che l’orrore venga dimenticato o distorto», spiega il Foglio.

Molti quotidiani danno conto delle vittime a Gaza, parlando di oltre 500 vittime. La fonte è il ministero della Sanità di Hamas. «Gli ospedali sono di nuovo pieni di feriti», affermano a La Stampa i rappresentanti di Medici senza frontiere. Il Sole 24 Ore intervista un’ostetrica che lavora nella clinica di Emergency a Khan Yunis e parla di una situazione «molto difficile». «A peggiorare il quadro poi ci sono anche le condizioni meteo, da mercoledì sera sta di nuovo piovendo e le tende di molte persone sulla spiaggia sono distrutte».

La società di calcio Lazio ha avviato una collaborazione con il Maccabi Tel Aviv e il Maccabi Haifa, con l’obiettivo di «sviluppare sinergie nel calcio, ma anche a promuovere valori di integrazione e inclusione sociale concentrandosi su progetti di sensibilizzazione e sulla lotta contro ogni forma di discriminazione», segnala il Corriere dello Sport.

Ospite della manifestazione milanese Soul, lo scrittore israeliano David Grossman ha denunciato l’incapacità di israeliani e palestinesi di uscire dal conflitto e vedere l’altro con umanità. «In un discorso intenso e lontano da ogni retorica, ha chiesto al pubblico di pensare ogni giorno agli ostaggi: un gesto minimo per restare umani in tempi disumani», scrive il Foglio.

Dopo la revoca della sospensiva da parte del Tar del Lazio, possono ripartire i lavori preliminari per il Museo della Shoah di Roma a Villa Torlonia, limitati al taglio di alberi, bonifica di ordigni e rinterro dell’area. Lo racconta il Tempo, che da giorni segue la vicenda. Resta irrisolto, spiega il quotidiano, il nodo dell’approvazione della variante di progetto.

Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera critica le parole di Giorgia Meloni sul Manifesto di Ventotene, definendole storicamente inesatte e parte della «strategia dell’anti-antifascismo». Ricorda che gli autori del Manifesto non erano comunisti, ma oppositori del fascismo e fautori di un’Europa unita e democratica: «uno dei quali, Eugenio Colorni, medaglia d’oro al valor militare, assassinato dai criminali fascisti della banda Koch», ricorda Cazzullo.

Libero intervista la studiosa e traduttrice Cinzia Bigliosi, autrice del saggio Irène Némirovsky. La scrittrice che visse due volte (Ares). «Alle accuse di antisemitismo per come dipingeva il mondo degli affaristi che pullulano nei suoi romanzi e racconti, la scrittrice si difendeva affermando che lei gli ebrei li aveva visti esattamente così, nella sua stessa famiglia», afferma Bigliosi in un passaggio dell’intervista.