DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 27 marzo 2025

Per il secondo giorno consecutivo, migliaia di civili palestinesi sono scesi in piazza in diverse città della Striscia – da Gaza City a Beit Lahiya, da Jabalyia a Khan Younis – invocando la fine della guerra e l’allontanamento di Hamas: «Fuori Hamas», «Vogliamo vivere», «Vogliamo mangiare», gridano i manifestanti, sfidando apertamente l’organizzazione terroristica al potere dal 2007. Il Corriere della Sera definisce storiche queste proteste in un contesto dove per 18 anni ogni dissenso è stato represso con la forza. In questo contesto, sottolinea il Foglio, il «muro della paura» imposto da Hamas comincia a incrinarsi, e una nuova narrativa – che chiede autodeterminazione per i gazawi ma senza i terroristi né i suoi alleati regionali – cerca spazio.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, scrive il Giornale, ha avvertito che, se Hamas continuerà a rifiutare il rilascio degli ostaggi, «la pressione militare aumenterà», e non esclude un’occupazione parziale della Striscia. Il ministro della Difesa Katz, citato da Libero e Repubblica, lancia un appello diretto ai gazawi: «Imitate chi protesta a Beit Lahiya, cacciate Hamas e chiedete la liberazione degli ostaggi. È l’unico modo per fermare la guerra».

Sul fronte militare, a Gaza continuano i combattimenti. La Jihad Islamica ha rivendicato nuovi lanci di razzi, e le forze di sicurezza israeliane hanno invitato i residenti di Gaza City a evacuare in vista di nuovi raid. Intanto, il ministro degli Esteri israeliano mantiene aperto uno spiraglio per la diplomazia: «Stiamo ancora lasciando spazio al dialogo», ma avverte, «non aspetteremo per sempre».

In Israele continua il dibattito politico interno. Il Giornale definisce «controverso» il disegno di legge discusso ieri alla Knesset che mira ad aumentare il controllo politico sulle nomine dei giudici. Netanyahu si difende dalle accuse di autoritarismo e attacca il «Deep State» e l’opposizione, accusata di seminare anarchia, prosegue il quotidiano. In segno di protesta, l’opposizione ha abbandonato l’aula e uno dei suoi leader, Benny Gantz, ha avvertito: «Israele è sull’orlo di una guerra civile».

È iniziata a Gerusalemme la discussa Conferenza sull’antisemitismo organizzata dal governo israeliano. Repubblica riporta i commenti di alcuni media locali che la definiscono un «fiasco» e motivo di «imbarazzo», citando le diverse defezioni di leader ebraici internazionali per la presenza di rappresentanti dell’estrema destra. Fiamma Nirenstein sul Giornale difende l’iniziativa del governo israeliano: Israele, scrive Nirenstein, cerca alleati ovunque, anche tra quei politici – come il presidente del francese Rassemblement National, Jordan Bardella, tra gli ospiti dell’evento – che hanno preso pubblicamente le distanze dal passato antisemita dei loro partiti. Per Davide Assael (Domani) la Conferenza rappresenta invece un esempio della «deriva illiberale» del governo Netanyahu, ma invita a non cadere «negli stereotipi antisionisti», ricordando che in Israele esiste una forte opposizione interna. Anche il Foglio critica le aperture di Gerusalemme all’estrema destra europea.

In occasione del conferimento della cittadinanza onoraria di Venaria Reale (Torino), la senatrice a vita Liliana Segre ha ribadito la sua preoccupazione sulle nuove generazioni: «I ragazzi non conoscono a sufficienza la storia».

Libero intervista Laura Canali, storica cartografa della rivista Limes, che sottolinea come i confini siano oggi più fluidi e soggetti a cambiamenti strategici. Tra le aree più sensibili Canali cita le Alture del Golan, dove Israele controlla da mesi tutto il Monte Hermon, cruciale per le risorse idriche, e la fascia di sicurezza al confine con il Libano, destinata forse a diventare un nuovo confine de facto. «Si tratta di piccoli spostamenti, alcuni meno di un chilometro, ma strategicamente molto rilevanti», spiega Canali.