ROMA – Serata su Maimonide. Giuliani: «Formidabile innovatore»

La dottrina di Mosè Maimonide, il grande rabbino, filosofo e medico d’epoca medievale, stimola da secoli il dibattito delle idee. Da Samuel Hirsch a Samuel David Luzzatto, da Elia Benamozegh a Leo Strauss, nel suo ultimo libro Attualità di Maimonide (ed. Giuntina) la docente di antropologia filosofica Irene Kajon propone un viaggio su alcune sue riletture nel corso dei secoli. Con la stessa casa editrice il docente di pensiero ebraico Massimo Giuliani ha curato la pubblicazione di quattro trattati del Libro della conoscenza: La giustizia seguirai, Norme di vita morale, Le corone della Torà, Norme contro l’idolatria. Stasera alle 19.30 saranno entrambi protagonisti di una “Serata Maimonide” al Centro Ebraico Il Pitigliani di Roma, insieme al rabbino capo della città Riccardo Di Segni. Moderato da Federico D’Agostino e con musiche di Evelina Meghnagi, l’evento inaugura un ciclo di incontri su alcuni innovatori nella cultura ebraica. Figura più appropriata per iniziare non poteva esserci, suggerisce Giuliani: «Maimonide è stato un formidabile innovatore. Nell’aver messo per scritto i 13 principi di fede, nel suo approccio razionale e poco incline al miracolismo. Oggi c’è un grande revival di studi sul suo conto, specie in Usa e Israele, ma non è sempre stato così. Quando nel 1998 uscì Maimonide: il pensiero filosofico, del rav Giuseppe Laras, erano ben pochi a interessarsi a lui. Quell’opera fu molto importante per tenere alta l’attenzione sulla sua figura». Figura affascinante e che, sottolinea Giuliani, «vale sempre la pena di essere studiata e analizzata». Come fecero tra gli altri Abraham Joshua Heschel e Joseph Soloveitchik, due tra i tanti nomi rappresentativi citati dallo studioso.
Maimonide fu un innovatore e, ricorda Giuliani, fu anche per questo oggetto di «obiezioni, contrasti, polemiche; non va dimenticato che nel tredicesimo secolo alcune sue opere vennero bruciate come segno di rifiuto, perché il suo pensiero sembrava tradire la tradizione». Il revival attuale ha varie motivazioni: «Una delle ragioni potrebbe essere il crescente interesse verso il mondo ebraico degli ultimi 30 anni, un altro la cifra dei suoi scritti come ancoraggio contro l’estremismo». Tra le peculiarità di Maimonide, prosegue Giuliani, «c’è la sua idea minimalistica del messianesimo; secondo Maimonide, l’era messianica non cambierà niente nel mondo, a parte l’autogoverno ebraico; si potrebbe dire che, per certi versi, il “suo” Messia è arrivato con la nascita del moderno Stato d’Israele». Come non parlare poi de La guida dei perplessi, la sua opera più celebre. «Maimonide fu un innovatore anche nella sua capacità di conciliare la filosofia greca con l’ebraismo, in maniera intelligente e rispettosa della tradizione. Maimonide citava spesso Aristotele, scontrandosi con l’ostilità di alcuni ambienti più chiusi secondo i quali citare un greco era come citare un eretico».
Adam Smulevich