ISRAELE – Dall’Iran a Gaza, negoziati in bilico

La diplomazia mediorientale si muove oggi lungo due binari intrecciati ma distinti: da un lato i negoziati sul nucleare iraniano tra Teheran e Washington, dall’altro i colloqui indiretti tra Israele e Hamas per la liberazione degli ostaggi in cambio della tregua a Gaza.
Su entrambi i fronti, il governo israeliano è profondamente coinvolto. Il ministro degli Affari strategici Ron Dermer e il capo del Mossad David Barnea sono andati a Parigi per incontrare l’inviato statunitense Steve Witkoff. Al centro del colloquio, la strategia per contenere l’Iran e impedirgli di acquisire capacità nucleari, in vista della sessione dei colloqui previsti per il fine settimana a Roma. Secondo fonti israeliane, l’obiettivo è mantenere una pressione costante su Teheran, evitando concessioni che possano tradursi in un vantaggio strategico per il regime iraniano.
Sui negoziati per la liberazione degli ostaggi tutto rimane in stallo. Hamas ha respinto l’ultima proposta israeliana, che prevedeva il rilascio di dieci prigionieri in cambio di 45 giorni di cessate il fuoco. Il capo della delegazione del movimento terroristico, Khalil al-Hayya, ha definito l’offerta un’operazione di facciata. Da parte israeliana, un alto funzionario ha confermato al Jerusalem Post che le trattative continueranno, ma che saranno accompagnate dall’intensificarsi della pressione militare e diplomatica. «Il futuro di Gaza potrà essere deciso solo dopo l’eliminazione di Hamas, sia dal punto di vista militare che come entità civile e di governo».
L’impasse nei negoziati esaspera il clima interno in Israele. A Tel Aviv, le madri dei rapiti hanno organizzato una nuova manifestazione nella piazza degli ostaggi, chiedendo il ritorno immediato dei loro cari. Anche a Gerusalemme, davanti alla residenza del primo ministro, si sono riuniti i familiari nel giorno che segna un anno e mezzo dal massacro del 7 ottobre. «Vogliamo che tutti tornino a casa, senza fasi, senza distinzioni tra vivi e deceduti. Nessuna divisione, nessun ritardo», ha dichiarato il Forum delle famiglie degli ostaggi, il più critico in questi mesi verso il governo. Ma la frustrazione si sta allargando anche in altre organizzazioni, come il forum Tikva, considerato più vicino all’esecutivo. In una lettera indirizzata a Dermer, Tzvika Mor e Ditza Or, genitori degli ostaggi Eitan e Avinatan, hanno denunciato di sentirsi «umiliati, confusi ed esausti» dopo un incontro con il ministro a cui il capo del governo Netanyahu ha affidato i negoziati. «In due ore non abbiamo sentito nessuna proposta concreta, solo un lungo riassunto militare e vaghe promesse», scrivono i due genitori, parte del forum Tikva. «Non avete il diritto di discriminare. Non osate sacrificare alcuni ostaggi per salvare altri. Vogliamo che tutti tornino insieme».