DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 22 aprile 2025

La stampa italiana rende omaggio al pontificato di Jorge Bergoglio con molte pagine e approfondimenti. Vari articoli ricostruiscono in quest’ottica anche i suoi rapporti con il mondo ebraico e con lo Stato di Israele. «Mi dispiace moltissimo. Mi mancherà la sua amicizia. Mi mancheranno le sue telefonate, le sue visite», sottolinea Edith Bruck a Repubblica. La sopravvissuta alla Shoah, molto legata a papa Francesco, non esitò a contestarlo quando evocò il concetto di “genocidio” applicato a Gaza. Oggi ribadisce: «Bisogna capire che genocidio è un’altra cosa: significa mettersi a tavolino medici, scienziati, e dire: con i capelli riempiamo le federe, col grasso facciamo il sapone. Paragonare qualsiasi tragedia alla Shoah significa appiattire, diminuire, banalizzare una storia che non ha eguali». Di un’altra sopravvissuta, Liliana Segre, il Corriere della Sera anticipa alcune riflessioni tratte da un libro in uscita con l’editore Solferino dalle quali si apprende che, durante un incontro avvenuto negli scorsi mesi, il papa le aveva «manifestato il desiderio di venire a Milano a visitare il Memoriale della Shoah». Sulla questione genocidio, Segre la pensa come Bruck: «Sull’uso di questa parola la mia posizione è chiara». Bergoglio, aggiunge, è stato comunque «un uomo di pace». Chi non ritiene i riferimenti del papa argentino su Gaza inappropriati è la storica Anna Foa, che ne scrive sulla Stampa: «Perché il capo spirituale della Cristianità non avrebbe dovuto sollecitare un approfondimento su questo punto, che in quel momento stava fra l’altro alimentando accuse di antisemitismo e isolando Israele? E in che senso ritenere che la critica, anche forte, alla politica di Netanyahu dovesse comportare un arresto del dialogo fra ebrei e cristiani?».

“Credenti di ogni fede partecipano al dolore della Chiesa”, titola il quotidiano cattolico Avvenire, segnalando la vicinanza espressa tra gli altri dal rabbino Riccardo Di Segni. Fu lui ad accoglierlo nella sua visita al Tempio Maggiore di Roma del 2016, il terzo papa nella storia a varcarne la soglia. Del dialogo ebraico-cristiano negli anni di Francesco si parla su vari quotidiani. Alcune testate ne danno una lettura critica. Come il Giornale: «Dopo segnali promettenti, all’indomani del 7 ottobre ha fatto segnare un arretramento». E il Riformista, che accusa Bergoglio di «mancanza di empatia» e «pregiudizi antisemiti». Libero scrive che per la morte del papa «piovono condoglianze: da dittatori, terroristi, comunisti». Riguardo al mondo ebraico italiano, La Stampa segnala «Elogi per la lotta contro l’antisemitismo e commozione dalla comunità di Roma, Torino e Milano, ma il rabbino di Trieste Alexander Meloni ammette: “È stato un papa molto problematico per il mondo ebraico”».
«È stato antioccidentale, il Papa eccezionale, nel conflitto in Medio Oriente», sostiene Claudio Cerasa sul Foglio. «E la sua scarsa empatia per tutto ciò che è successo in Israele dopo il 7 ottobre è figlia di una precisa visione del mondo all’interno della quale Israele non può che essere colpevole fino a prova contraria di ogni nefandezza». In un altro articolo, il Foglio si sofferma su «quell’islam sordo agli appelli del Papa contro l’estremismo».

Tra i “papabili” alcuni giornali fanno il nome del cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme. Il Corriere della Sera, tra gli altri, lo definisce «una delle voci più ascoltate in Terra Santa, figura di mediazione ed equilibrio anche nelle fasi più acute del conflitto israelo-palestinese». Per il Sole 24 Ore, Pizzaballa «è molto stimato, anche nel complesso mondo del Medio Oriente, compresi gli israeliani».

Le vicende mediorientali sono oggi in secondo piano, ma restano comunque presenti sugli organi di informazione. Il Corriere dedica un articolo all’iniziativa di Ronen Bar, il capo dei servizi segreti cacciato dal primo ministro, che ha presentato alla Corte Suprema la sua deposizione scritta contro il licenziamento. Mentre il Foglio mostra di apprezzare l’apertura di un’inchiesta dell’esercito israeliano sui tragici fatti del 23 marzo, quando dei soldati hanno aperto il fuoco contro un’ambulanza e provocato varie vittime innocenti. «Tsahal deve dimostrare sempre più trasparenza», si legge al riguardo. «È il prezzo che si chiede solo alle democrazie, ma Israele può esserne all’altezza».

Nelle cronache si espone tra le altre una vicenda di cronaca nera: l’uccisione a Milano del domestico filippino Angelito Acob Manansala per il quale è stato fermato il presunto assassino Dawda Bandeh, un cittadino gambiano già noto alla polizia. Informa La Stampa: «Era ancora lì quando è arrivato il padrone dell’appartamento, un israeliano di 52 anni molto impegnato e noto nella comunità ebraica, di ritorno da una settimana di vacanza».