LA POLEMICA – Emanuele Calò: Disarmati contro la stupidità

In questi giorni abbiamo assistito alle solite livorate (non cercate il termine nel dizionario) il cui esito ultimo è che gli ebrei non parteciperebbero al cordoglio per la scomparsa del Pontefice Francesco. È un atteggiamento contrario al cattolicesimo, perché l’infallibilità papale – me lo fa notare un perspicuo intellettuale cattolico – riguarda la fede, non la politica.
L’ebraismo non potrebbe vivere senza il dibattito, e Gesù, definito Rabbino ben tredici volte nelle Scritture cristiane, non mi pare sia stato alieno da siffatta via. Si può amare una persona senza essere d’accordo, in tutto o in parte, anche sugli aspetti temporali. La scomparsa di Papa Bergoglio ci addolora, se volete à la John Donne, oppure perché la familiarità con la Sua figura non poteva essere priva di affettività. In famiglia si discute e nessuno potrebbe trarne argomento per costruirne freddezza o indifferenza. Anch’Egli discuteva, come è proprio di chi vive nel mondo e partecipa ai suoi dolori. La discussione si trova nei Vangeli, eppure nessuno potrebbe trovarvi alcunché di malevolo.
Se andassimo a cercare nei testi sacri delle diverse religioni, ma soprattutto in quelli cristiani, troveremo diversi miracoli, fuorché quello di trasformare uno stolto in una persona saggia, e questo ragionamento lo rivolgiamo esclusivamente a chi considera che l’ebraismo, nel suo versante religioso, sia estraneo al lutto per il Papa.
Vi è nel male una forza carsica che rischia di renderlo superiore. Il pastore Dietrich Bonhoeffer scrisse: «La stupidità è un nemico del bene più pericoloso che la malvagità. Contro il male si può protestare, si può smascherarlo, se necessario ci si può opporre con la forza; il male porta sempre con sé il germe dell’autodissoluzione, mentre lascia perlomeno un senso di malessere nell’uomo. Ma contro la stupidità siamo disarmati. Qui non c’è nulla da fare, né con proteste né con la forza; le ragioni non contano nulla; ai fatti che contraddicono il proprio pregiudizio basta non credere (in casi come questi lo stupido diventa perfino un essere critico), e se i fatti sono ineliminabili, basta semplicemente metterli da parte come episodi isolati privi di significato. In questo, lo stupido, a differenza del malvagio, è completamente in pace con sé stesso; anzi, diventa perfino pericoloso nella misura in cui, appena provocato, passa all’attacco. Perciò va usata maggior prudenza verso lo stupido che verso il malvagio. Non tenteremo mai più di convincere lo stupido con argomenti motivati; è assurdo e pericoloso» (Resistenza e resa – Lettere e scritti dal carcere, p. 45). Di lui, impiccato dai nazisti, dirà Don Milani: «Se non fosse stato per la Chiesa confessante noi cristiani non avremmo più il diritto di guardare in faccia un ebreo» (Sergio Bologna, La Chiesa confessante sotto il nazismo).
Dobbiamo, però, ammettere l’esistenza del male, nel mentre lo avversiamo con tutte le nostre forze, anche laddove non vuole che noi si partecipi al lutto per la scomparsa fisica del Pontefice, perché nessuno potrebbe perdonarci se decidessimo di farci condizionare da intelligenze non necessariamente eccelse, cercando improprio rifugio in uno sdegnato ma pavido silenzio.

Emanuele Calò