DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 1 maggio 2025
Non sono ancora domati i grandi incendi divampati nelle scorse ore in Israele. Mentre l’Italia e altri paesi hanno inviato mezzi attrezzati per affrontare l’emergenza e spegnere i roghi, da Hamas è arrivato un appello ai palestinesi a «bruciare tutto ciò che possono: boschi, foreste e case dei coloni». Le autorità sono alla caccia dei responsabili, alcune persone sono in stato di fermo e non è esclusa l’ipotesi terroristica. “Il rogo apocalittico per rovinare la festa”, titola tra gli altri il Giornale, ricordando come oggi sia Yom HaAtzmaut. Nel Giorno del 77esimo anniversario dell’indipendenza nazionale, tutte le celebrazioni sono state cancellate. È con tutta probabilità il più grande incendio subito da Israele nella sua storia, scrive Repubblica, descrivendo le fiamme «che avvolgono le colline attorno a Gerusalemme» e hanno costretto migliaia di israeliani a lasciare le loro case. Tra le prime famiglie evacuate ci sono state le 70 di Neve Shalom / Wahat as-Salam (Oasi di Pace), «comunità ebraico-palestinese fondata sulla coesistenza» (La Stampa). Come spiega Libero, «gli israeliani sono fieri dei boschi e delle foreste piantate dal Keren Kayemet LeYisrael, il Fondo nazionale d’Israele fondato nel 1901». Gli oltre 240 milioni di alberi messi a dimora da allora hanno cambiato il panorama e l’economia dello Stato ebraico. Ma per scatenare un incendio, si legge, «basta poco». In merito agli appelli di Hamas ad appiccare il fuoco, il Foglio sottolinea come il gruppo terroristico cerchi da sempre di aizzare i palestinesi anche in Cisgiordania. E come questo ulteriore intervento sia la conferma di un fatto: «La pace con Hamas è impossibile, arriverà soltanto dopo la sua definitiva sconfitta».
“C’è un rettore”, titola il Foglio. Il rettore in questione è Alan Garber, a capo di Harvard da agosto. Garber è impegnato nella lotta contro l’antisemitismo nel campus e, anche in quanto ebreo, ha detto di «conoscere bene» il disagio di non sentirsi al sicuro per via della propria identità.
Nella rubrica Andrea’s Version, sempre sul Foglio, si formula l’auspicio di un nuovo pontefice «capace di predicare per una giusta pace, forse diversa da quella implorata dai corifei della pace odierna», perché «porgere l’altra guancia, dopo uno schiaffo, è stato verificato: non funziona». Soprattutto «non funziona presso i popoli che difendono la propria sopravvivenza, insieme alla dignità, come dimostrano i casi di Israele o dell’Ucraina».
Il 35enne Mohsen Langarneshin è stato impiccato in Iran perché accusato di essere una spia del Mossad. Avvenire segnala il commento di Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore di Iran Human Rights: «La Repubblica islamica sta togliendo la vita a un numero sempre maggiore di innocenti».