SHIRIM – Su questa collina normanna… (Marcel Proust)

Su questa collina normanna poni il tuo rifugio
tu, guerriero pazzo o povero innamorato decaduto,
tra i calmi pini vieni a stabilirti sulla vetta
da dove vedrai il mare fosco e il cielo impallidito.
Il vento di mare si mischia all’odore di foglie
e del latte. Vedrai tra due fini rami
una barca che dondola e durante le sere così belle
sognerai per molto tempo dei solchi di vele
lontano, in invisibili tristi acque,
e dei ritorni delusi ai porti malinconici,
il ritorno dei vascelli nelle sere magnifiche,
lusso e miseria e questo singhiozzo: il tuo canto
tra gli sfarzi del tramonto
o nell’arco trionfale di questi cieli gloriosi.
Non sei il vinto che segue il carro della gloria
e che deve morire e piange?
Ma il mare non tace il suo lamento in armonia con il tuo
e da questa armonia nascerà la pace.
In mezzo ai rami freschi come palme
nel porto malinconico raccogli le tue speranze.
Per Shirim di oggi una poesia di Marcel Proust (1871-1922) nella traduzione in italiano a cura di Roberto Bertoldo.
Capita d’incontrare, a volte, nell’andare, luoghi inattesi, scorci ove pare d’esser stati condotti magicamente, o che siano apparsi in maniera insperata quando ve n’era bisogno.
Luoghi che paiono trattenere la luce segreta del primo mattino, quando ogni cosa sulla terra non è ancora nata, e ciò che esiste è fuggevole visione.
La finestra d’una soffitta solitaria, l’erba umida all’ombra del gelso, il duro crinale dell’alba. Ovunque l’esser nostro giunga a sentirsi al riparo, lungi dallo spasmo del diuturno andare.
Ovunque possa abbandonarsi all’intimo sognare, al disperarsi, a dipingere con gli occhi desideri, malinconie.
Si scorgeranno allora draghi e vascelli, porti e ritorni. Parrà che la natura intera sospiri con noi e pianga, che speri e consoli.
Là, sull’azzurra collina normanna.
Shirim è a cura di Mariateresa Amabile, poetessa e docente di Diritti Antichi all’Università di Salerno