MOKED – In chiusura si parla di debunking con Klaus Davi

Si è concluso nelle scorse ore il Moked, tradizionale appuntamento primaverile dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che si è svolto quest’anno a Diamante in Calabria, terra dei cedri e terra di riscoperta delle radici ebraiche presenti lungo tutta la Regione. Ha chiuso la convention l’esperto di comunicazione, giornalista e sondaggista Klaus Davi con un workshop dal titolo «Debunking: la demolizione delle bugie».
Partendo dal significato letterale della parola debunking, smentire, Davi ha spiegato al pubblico come Israele sia perdente sotto il profilo mediatico.
«Il 7 ottobre è stata una data dirimente e ha generato una crisi globale che ha investito il mondo ebraico a livello internazionale» ha sottolineato Davi.
Israele ha convocato l’élite dei giornalisti e ha fatto vedere le cose più crude però questo ha avuto l’effetto che i giornalisti ne hanno scritto, ma solo in quel momento. «Questa è una comunicazione fredda», ha proseguito il massmediologo sottolineando l’errore.
Dopo il 7 ottobre il mondo ebraico si è trovato accerchiato dalla guerra in Medioriente, dall’antisemitismo, da fake news diffuse attraverso il web, attacchi e minacce dal mondo palestinese, disinformazione nel mondo universitario.
Cosa è mancato mentre la parte avversaria finanziava una campagna antisemita lunga 20 anni? Il coordinamento, la capacità di fare rete e dare una risposta unica, il controllo dei social network. L’antisemitismo strisciante è stato sdoganato nell’ambiente giornalistico, ma non solo: segnali importanti provengono anche dalla Giustizia e dal mondo politico dove calcoli elettorali rivelano l’opportunità di schierarsi con i musulmani perché più numerosi.
E Hamas cosa ha fatto? «Hamas ha finanziato la propaganda, ha saputo dialogare, si è infiltrata nelle Università, di fatto tutto ruota intorno al consenso» ribadisce Davi.
Ma a questo punto è necessario porsi una domanda: È possibile un’inversione di tendenza?
Le notizie inerenti al dissenso interno maturato a Gaza fanno pensare a una piccola inversione di tendenza non solo a Gaza, ma in diversi paesi del Medio Oriente, insufficiente però a cambiare davvero le cose.
Bisogna stabilire una politica di contrasto, fare rete, pensare globalmente ma agire localmente, capillarmente. Dialogare con le Istituzioni. Gli ebrei italiani, osserva Davi, sono parte costitutiva dell’Italia ma lo danno troppo per scontato.
Partendo proprio dalla sfida del fare rete, Davide Jona Falco, assessore alla Comunicazione UCEI, ha concluso l’incontro osservando: «L’antisemitismo oggi è stato sdoganato. Di episodi ne abbiamo a bizzeffe. L’antisemitismo ci ha travolto. Possiamo parlare di errore planetario, di sottovalutazione mondiale, ma questo non ci consola. Si conferma un dato imprescindibile da cui partire: fare rete, ad ogni livello».
E sulle sue parole si è aperto il dibattito con il pubblico.
Lucilla Efrati