DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 6 maggio 2025
I nuovi piani per Gaza annunciati dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, la difficile situazione umanitaria nella Striscia e il bombardamento delle postazioni di terroristi Houthi in Yemen in risposta all’attacco missilistico di domenica che ha colpito l’aeroporto Ben Gurion riportano il Medio Oriente su molte prime pagine. “Israele pronto a occupare a Gaza”, titola tra gli altri il Corriere della Sera. “È bufera su Israele”, sottolinea Repubblica, facendo riferimento alle voci contrarie levatesi nella comunità internazionale. La Stampa si sofferma anche sulla “rabbia delle famiglie” degli ostaggi, preoccupate che l’iniziativa possa nuocere alla loro incolumità. «Dopo 577 giorni il governo israeliano si prende 7 ore in più per decidere che la guerra deve andare avanti, espandersi, cambiare, adottare un nuovo nome biblico: Carri di Gedeone», racconta il Corriere. Carri che comunque «non si muoveranno» fino a quando Donald Trump «non terminerà la sua visita nei Paesi del Golfo».
Ruby Chen, padre di Itay, assassinato da Hamas, che ancora trattiene il suo cadavere, dice a Repubblica di sentirsi come «un danno collaterale» e come lui gli altri familiari. «Non importiamo noi, né i 59 ostaggi ancora lì», accusa l’uomo, secondo il quale il governo israeliano sarebbe pronto a sacrificare le persone «per un obiettivo sconosciuto, o per lo meno non comprensibile». Per Fiamma Nirenstein (Il Giornale) non è così e Israele punterebbe in particolare a «ottenere una resa di Hamas stretto in spazi ristretti, diviso dalla sua popolazione-scudo umano, che ha sempre sfruttato col più bieco cinismo per nascondere i suoi uomini e le sue armi». Nella nuova fase dell’invasione, riferisce Libero, Israele «aumenterebbe in modo significativo il proprio controllo sul territorio gazawi, arrivando fino al 40% della Striscia». «Un piano per prevedere un’operazione militare tanto massiccia non era mai stato dibattuto in modo così vistoso sui media», si legge sul Foglio. Per il quotidiano diretto da Claudio Cerasa, «la confusione interna è un rischio enorme per Israele» e «va curata prima che i suoi nemici ne approfittino». Per Davide Assael (Domani), tentare di «piegare Hamas attraverso la sofferenza del suo popolo» è «un atto spietato senza precedenti nella storia militare israeliana», ma anche un’assurdità «nel momento in cui hai di fronte un nemico che chiama al martirio e usa la stessa arma come mezzo di acquisizione del consenso».
«Il cessate il fuoco è più che urgente perché Gaza è un inferno. Non ci sono altre parole per dirlo», dichiara Mirjana Spoljaric Egger, presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa, in una intervista con il Corriere. «La situazione umanitaria, sia per la popolazione civile, sia per gli ostaggi, è estremamente critica. Quindi non abbiamo tempo da dedicare alla contemplazione e alle parole». Sulla stessa lunghezza d’onda si pone Juliette Touma, portavoce dell’Unrwa, organizzazione più volte accusata da Israele di collusione con Hamas. La donna, interpellata dalla Stampa, afferma: «Il governo israeliano può affermare che gli aiuti vengano dirottati, ma non è presente a Gaza per verificarlo».
L’anticipazione di un brano dal nuovo libro di Liliana Segre sulla guerra a Gaza, pubblicata ieri dal Corriere della Sera, è ripresa e commentata su alcuni giornali. Sulla Stampa, Anna Foa scrive: «Personalmente, credo che la questione del genocidio possa essere discussa, analizzata. E man mano che la guerra contro Gaza diventa più pesante e sanguinosa sono sempre più incline ad accettarlo, con grande infinito dolore. Ma credo che focalizzare il discorso su questo termine e sul suo uso sia oggi anche un modo per evitare di approfondire l’analisi di quanto succede».
Ristoranti, hotel, università, cinema: il Foglio racconta, citando vari episodi, l’Italia «dove gli israeliani non sono benvenuti». All’ultima vicenda di cronaca, avvenuta a Napoli, dove due turisti israeliani hanno denunciato di essere stati cacciati dal locale in cui stavano pranzando, Libero dedica la massima evidenza in prima pagina. “Tornano i negozi vietati agli ebrei”, accusa il quotidiano, definendo l’episodio napoletano una «vergogna».
Continua a far discutere il caso dei bambini di una scuola materna del Trevigiano che, in visita a una moschea, sono stati fatti inginocchiare in direzione della Mecca. In passato, scrive Libero, il centro «è stato frequentato da estremisti accusati di essere reclutatori dell’Isis».