DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 9 maggio 2025

L’elezione del cardinale statunitense Robert Francis Prevost come papa Leone XIV rappresenta un evento storico, segnando la prima volta che un americano assume il pontificato. Il nuovo papa, agostiniano con cittadinanza statunitense e peruviana, si è presentato al mondo con un ripetuto appello alla pace. Messaggio elogiato, riporta il Corriere della Sera, da diversi leader internazionali.
Tra chi ha salutato il nuovo papa, il quotidiano sottolinea i messaggi da Israele del primo ministro Benjamin Netanyahu e del presidente Isaac Herzog. Il primo ha augurato al papa «successo nel promuovere la speranza e la riconciliazione tra tutte le fedi». Il secondo che «si possa assistere all’immediato ritorno degli ostaggi ancora detenuti a Gaza e a una nuova era di pace».

Anche il mondo ebraico italiano ha salutato l’elezione del nuovo papa inviando messaggi di congratulazioni. Avvenire, tra gli altri, riporta gli auguri, a nome degli ebrei italiani, della presidente Ucei Noemi Di Segni. Messaggio in cui Di Segni ha sottolineato le sfide globali che richiedono «altissime responsabilità verso ogni essere vivente» e ribadito l’importanza di proseguire «la lotta all’antisemitismo» e l’impegno per «le relazioni diplomatiche con lo Stato di Israele», nel solco del dialogo tra ebrei e cattolici sviluppatosi «nei sessant’anni dalla Nostra Aetate». Il rabbino capo di Roma, rav Riccardo Di Segni, ha rivolto a Leone XIV «i migliori auguri di successo nell’impegnativa missione», esprimendo fiducia «nel suo impegno a mantenere e promuovere i rapporti di collaborazione, rispetto e amicizia tra le nostre comunità».

La scelta di Prevost come nuovo papa rappresenta una risposta strategica e spirituale a un contesto geopolitico e religioso sempre più instabile, spiegano Stampa e Giornale. Il nuovo pontefice si presenta in continuità con Francesco per l’attenzione ai poveri e alla pace (parola ripetuta otto volte nel suo primo discorso), ma con aperture anche verso l’ala conservatrice. Negli Stati Uniti il presidente Donald Trump ha definito l’elezione di Prevost un «grande onore», ma Sole 24 Ore e Corriere sottolineano alcune critiche mosse nei mesi scorsi dall’allora cardinale alle politiche dell’amministrazione Usa.

Nonostante mesi di operazioni militari e oltre 40.000 raid aerei israeliani, Hamas mantiene capacità belliche grazie a circa 3.000 bombe israeliane inesplose riutilizzate per attacchi, scrive Libero, citando il quotidiano israeliano Haaretz come fonte. Le Idf hanno suddiviso Gaza in settori e occupato punti strategici come la Philadelphi Road, ma la minaccia persiste. Secondo La Stampa, l’enclave palestinese è sull’orlo di una carestia: «oltre due mesi di blocco degli aiuti hanno lasciato la popolazione senza cibo, acqua potabile e cure mediche». L’Espresso, con uno speciale dedicato a Gaza, accusa Israele di «celare dietro l’alibi del contrasto a Hamas» una guerra «di conquista per occupare anche l’ultimo lembo di Palestina». Il Sole 24 Ore riprende invece un editoriale del Financial Times che accusa l’Occidente di un «silenzio vergognoso» sulla situazione umanitaria a Gaza. In un editoriale durissimo, il quotidiano britannico denuncia l’intenzione del governo Netanyahu di lanciare una nuova offensiva dopo 19 mesi di guerra.

72 ex concorrenti dell’Eurovision hanno firmato un appello contro la partecipazione della cantante israeliana Yuval Raphael, accusando Israele di usare la musica per «insabbiare crimini contro l’umanità». Su Il Giornale, Paolo Giordano definisce l’appello un esempio di indignazione a senso unico e politicizzazione fuori luogo. Ricorda che Raphael è una sopravvissuta all’attacco di Hamas al festival Supernova il 7 ottobre 2023.

Il Foglio riporta la dura lettera aperta di Emily Damari, ex ostaggio israeliana tenuta prigioniera da Hamas per 500 giorni, al comitato del Premio Pulitzer per protestare contro l’assegnazione del premio al poeta palestinese Mosab Abu Toha. Damari accusa Abu Toha di aver pubblicamente negato la sua prigionia e quella di altri ostaggi, definendoli «soldati» e non vittime. Il Pulitzer è stato conferito per articoli su The New Yorker che descrivono la guerra a Gaza, ma secondo Damari e la ong HonestReporting, il premio legittima posizioni negazioniste e disumanizzanti. «Avete fallito. Questa non è una questione politica. È una questione di umanità», scrive Damari. L’articolo sottolinea anche la connessione con la Columbia University, accusata di simpatie filo-Hamas.