DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 13 maggio 2025
La foto di Edan Alexander, sequestrato da Hamas il 7 ottobre 2023 e liberato dopo 584 giorni di prigionia nei tunnel di Gaza, apre oggi diversi quotidiani italiani. Nell’immagine, Alexander, ventunenne con cittadinanza israeliana e americana, tiene in mano un cartello con scritto in ebraico «Am Israel Chai» e un grazie in inglese al presidente Donald Trump, che ha avuto un ruolo chiave nei negoziati per il suo rilascio. Diplomato alla Tenafly High School nel New Jersey, Alexander aveva scelto volontariamente di arruolarsi nell’esercito israeliano. In prigionia è stato torturato dagli aguzzini di Hamas mentre, sottolineano Repubblica, Corriere e Giornale, la sua liberazione è arrivata grazie a una trattativa diretta tra Washington e i terroristi palestinesi.
Nel negoziato per Alexander, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato scavalcato, scrivono i quotidiani, e a Gerusalemme cresce l’irritazione. La mossa di Trump, che vola oggi per una missione in Medio Oriente e vorrebbe organizzare un incontro in Arabia Saudita con Alexander, ha spinto il governo israeliano a tornare alle trattative con Hamas. A Doha si discuterà una proposta che prevede il rilascio di altri ostaggi, la smilitarizzazione di Hamas e il ritiro delle forze di difesa israeliane da Gaza. Netanyahu ha chiarito che i negoziati proseguiranno «ma sotto il fuoco».
La Stampa racconta le reazioni israeliane alla liberazione di Alexander, primo soldato israeliano rilasciato tra i sequestrati il 7 ottobre 2023. Le famiglie degli ostaggi ringraziano Trump e protestano contro Gerusalemme: «È stato salvato perché americano», accusano. Il premier israeliano rivendica un successo condiviso, ma l’opinione pubblica e l’opposizione, riporta La Stampa, parlano di «fallimento politico» e «assenza di leadership». A Tel Aviv, il Forum degli ostaggi chiede il rilascio degli altri 58 prigionieri, mentre cresce la pressione su Netanyahu, accusato anche da alcune madri di ostaggi di abbandono e tradimento. «La nostra speranza per gli altri ragazzi è l’arrivo di Trump in Medio Oriente: che questo viaggio diplomatico possa smuovere qualcosa. Per tutti. È ormai la nostra ultima possibilità», ha dichiarato la madre di Edan, Yael (Avvenire).
Tra le analisi dedicate alle strategia Usa in Medio Oriente, Danilo Taino sul Corriere nota come Trump sia stato costretto a tornare protagonista sulla scena globale, nonostante la sua retorica isolazionista, spiazzando Netanyahu e rilanciando un’agenda americana autonoma su Gaza. Giuseppe Sarcina, sulle stesse pagine, osserva come il presidente Usa stia conducendo negoziati paralleli con Hamas e l’Iran, aprendo dossier in solitaria e marginalizzando Gerusalemme, in linea con l’«America First» «trasformato in multilateralismo selettivo». Alessia Melcangi su La Stampa sottolinea la svolta transazionale: Trump punta al Golfo per affari miliardari e una tregua regionale, evitando al momento di trattare con Israele, «visto ora come destabilizzatore».
Durante il suo viaggio in Medio Oriente, iniziato ieri, Trump punta a rafforzare relazioni economiche e politiche con Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, promettendo accordi commerciali per circa mille miliardi di dollari. Il presidente americano ha definito il tour «storico», con l’obiettivo di ottenere sia ritorni economici che progressi geopolitici, come l’eventuale normalizzazione dei rapporti tra Israele e Riad (Corriere, Repubblica, Sole 24 Ore). Ma per arrivarci, sottolinea il Foglio, serve un’apertura di Gerusalemme con i palestinesi, al momento non sul tavolo. «Un viaggio d’interesse che arricchirà gli Usa ma non cambierà la situazione nella Striscia di Gaza», è la sintesi dell’analista americano Aaron David Miller, intervistato da La Stampa.
A margine del vertice intergovernativo a Roma tra Italia e Grecia, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito il sostegno all’Ucraina e sollecitato una risposta da Mosca alla proposta di tregua accettata da Kiev, sottolineando che «chi vuole la pace è evidente». Sul conflitto a Gaza, riporta Libero, Meloni ha elogiato gli sforzi dei paesi arabi e si è detta fiduciosa che la missione di Trump in Medio Oriente possa dare «un impulso decisivo» per la pace.
Durante la parata inaugurale dell’Eurovision 2025 a Basilea, la cantante israeliana Yuval Raphael, sopravvissuta all’attacco di Hamas del 7 ottobre, è stata contestata con insulti e gesti minacciosi. La sua partecipazione, scrivono Giornale e Corriere, ha riacceso le contestazione per la presenza di Israele in gara. L’artista israeliana ha replicato con un messaggio di pace: «L’amore vince sempre sull’odio», mentre la tv israeliana Kan ha presentato un reclamo ufficiale all’EBU.
Alla Sapienza di Roma si è tenuto un convegno intitolato “Scene dal genocidio: come Israele distrugge (anche) l’università”, organizzato da alcuni docenti italiani con la partecipazione in collegamento di accademici palestinesi. Il Foglio critica l’evento come un’espressione di propaganda ideologica priva di contraddittorio, in cui si è definito Israele «stato terrorista» senza che nessuno tra i relatori prendesse le distanze. Il quotidiano denuncia il clima militante che si respira nell’ateneo romano.
Intervistato dal Corriere della Sera, il leader dell’estrema sinistra francese Jean-Luc Mélenchon, guida de La France Insoumise, difende le sue posizioni su Gaza criticando Israele e accusandola di genocidio. Nell’intervista, Mélenchon attacca il governo Netanyahu, accusandolo di definire “antisemita” chiunque ne critichi le politiche. Sostiene che chi lo critica costruisce una narrazione tossica che associa automaticamente i quartieri popolari – e quindi i musulmani – all’antisemitismo. “Il vero problema oggi in Francia è il musulmano che viene ucciso nella moschea, o le donne che si vedono strappare il velo per strada”, sostiene Mélenchon, dimenticando di citare l’esplosione dell’odio contro gli ebrei in Francia e le molte vittime dell’antisemitismo.