DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 15 maggio 2025
La visita di Donald Trump in Medio Oriente, iniziata a Riad, si profila come uno degli atti di politica estera più audaci e controversi della sua presidenza, scrivono Corriere della Sera e Sole 24 Ore. Secondo il Sole, il faccia a faccia con Ahmed al-Sharaa, nuovo leader siriano ed ex jihadista legato ad al Qaeda, è stato presentato dalla Casa Bianca come uno spartiacque: Trump ha revocato le sanzioni a Damasco e aperto alla normalizzazione dei rapporti, in cambio dell’espulsione dei terroristi stranieri e dell’adesione agli Accordi di Abramo. Il Corriere sottolinea la portata simbolica dell’incontro, il primo in 25 anni tra un presidente Usa e un leader siriano, notando il gelo di Israele: Netanyahu, tenuto fuori dalla trattativa, temeva che la nuova Siria potesse diventare una nuova minaccia alle porte. Ma Trump, definito dal quotidiano come insofferente verso l’alleato israeliano, ha ribadito: «È un bene per Israele che io parli con tutti i paesi della regione».
La chiave strategica della politica Usa, osserva Repubblica, sta in un nuovo paradigma: Trump punta a stabilizzare la regione isolando l’Iran, anche attraverso la «riabilitazione» di ex nemici come il Qatar e Damasco. Gli enormi accordi economici – oltre 1.800 miliardi tra Arabia, Qatar ed Emirati – fanno da sfondo a un disegno geopolitico che lascia Israele sempre più marginalizzato e i palestinesi ancora senza un progetto credibile. Un’operazione ambiziosa, pragmatica, ma pericolosamente fragile, sostiene Repubblica. Sul Corriere della Sera, Massimo Gaggi sottolinea come Trump abbia trasformato la diplomazia in business, usando la leva degli investimenti e delle commesse militari per costruire alleanze flessibili, ma sacrificando trasparenza e legalità. Critico Gian Micalessin sul Giornale: l’idea di «comprare» la pace nel Medio Oriente affidandosi a ex jihadisti come Ahmad al-Sharaa «è un pericoloso abbaglio», scrive l’analista, ricordando come già in passato fondi versati a Hamas o ai talebani si siano trasformati in armi contro l’Occidente.
Ahmad al-Sharaa, ex jihadista noto come Jolani e già leader di un gruppo legato ad al Qaeda, è oggi il nuovo volto della Siria post-Assad. Repubblica ne propone un ritratto: dopo anni nelle prigioni americane e una lunga militanza nelle file del salafismo armato, al-Sharaa ha rotto con al Qaeda nel 2016, fondato Hayat Tahrir al Sham (ancora nella lista Usa delle organizzazioni terroristiche) e progressivamente trasformato la sua immagine. Promette ora uno stato di diritto, pluralismo religioso e collaborazione economica con l’Occidente, spiega il quotidiano. Ma rimangono molte ombre sul suo passato e sulla reale capacità di controllo sulle milizie estremiste nel paese.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo alla Camera, ha definito la situazione a Gaza «drammatica e ingiustificabile» e ha ribadito la richiesta a Benjamin Netanyahu di rispettare il diritto internazionale (Sole 24 Ore). In aula Meloni si è scontrata con Giuseppe Conte e Angelo Bonelli: entrambi hanno chiesto la condanna di Israele e il ritiro dell’ambasciatore italiano, ma la presidente del Consiglio ha respinto l’ipotesi per mantenere un «dialogo critico», sottolinea il Corriere della Sera. Il Giornale parla di «posizione bilanciata della premier, che prende le distanze dalle scelte di Netanyahu senza rompere con Gerusalemme». Repubblica invece sottolinea la decisione di Meloni di rimanere seduta quando Conte, a sorpresa, ha chiesto in aula un momento di silenzio, in piedi, per le vittime di Gaza. Libero critica l’iniziativa di un gruppo di parlamentari di Pd, M5s e Avs, assieme a giornalisti e accademici, di recarsi al valico di Gaza per contestare l’operazione militare israeliana.
Negli ultimi giorni l’esercito israeliano ha intensificato i bombardamenti su Gaza, colpendo aree densamente popolate come Jabalia e Khan Younis. Israele afferma di mirare a bunker sotterranei dove si troverebbero leader di Hamas, come Mohammed Sinwar, la cui sorte resta incerta. Secondo il gruppo terroristico, negli attacchi sarebbero morte 80 persone, tra cui 22 bambini, scrivono Repubblica e Stampa. A Gaza, aggiunge il Sole 24 Ore, l’80% della popolazione non avrebbe accesso sicuro all’acqua. L’Oms ha evacuato alcuni feriti verso l’Italia. Intanto, a Doha, l’inviato Usa Steve Witkoff ha incontrato rappresentanti di Hamas per negoziare un cessate il fuoco. Netanyahu respinge le critiche internazionali e per il momento, sostiene il Sole 24 Ore, rimane contrario a un cessate il fuoco, nonostante la pressione di Washington, che insiste per una tregua e il rilascio degli ostaggi israeliani.
Il Corriere della Sera riporta le rivelazioni della politologa Aviva Guttmann, secondo cui l’Europa avrebbe segretamente aiutato Israele nella caccia ai responsabili della strage alle Olimpiadi di Monaco del 1972. Il Mossad, incaricato da Golda Meir, lanciò l’“Operazione Vendetta”, eliminando decine di terroristi palestinesi in tutta Europa. A facilitare l’azione fu la collaborazione con i servizi occidentali.
Iuri Maria Prado, sul Riformista, denuncia l’uso sistematico di ospedali e scuole da parte di Hamas per scopi militari e accusa la comunità internazionale di ignorare queste violazioni e di criminalizzare Israele, che colpisce strutture trasformate in basi terroristiche. Su Repubblica, Michele Serra punta invece il dito contro la politica israeliana, accusata di cinismo e impotenza morale rispetto alla situazione a Gaza.
Il Foglio osserva con tono critico come al Festival di Cannes, inaugurato ieri, il conflitto israelo-palestinese sia rappresentato quasi esclusivamente dal punto di vista di Gaza e «scarsa, se non nulla, attenzione» alla sorte degli ostaggi israeliani. Il quotidiano si interroga se Nadav Lapid, regista israeliano in concorso con un film ambientato dopo il 7 ottobre, possa colmare questa lacuna. Repubblica racconta invece il documentario della regista iraniana Sepideh Farsi Put Your Soul on Your Hand and Walk, dedicato alla giovane fotoreporter palestinese Fatma Hassouna, morta il 16 aprile nel corso di un bombardamento israeliano a Gaza.