SALONE DEL LIBRO – Il sistema periodico, 50 anni di un’opera coraggiosa

Un libro unico, che sfida le convenzioni letterarie, attraversa decenni cruciali del Novecento e tiene insieme chimica, etica e autobiografia. Il sistema periodico, opera fra le più celebri e complesse di Primo Levi, compie cinquant’anni. Ma più che un anniversario, quello celebrato al Salone del Libro di Torino è stato un ritorno al cuore di una visione del mondo. Un’opera, ha ricordato Roberta Mori, «che è al tempo stesso la storia personale di un chimico industriale, quella di una generazione formata tra gli anni Trenta e Settanta, e una profonda riflessione morale».
Un libro che non ha mai smesso di interrogarci, come hanno spiegato i protagonisti dell’incontro organizzato a Salone in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi Primo Levi e l’editore Einaudi. Sul palco, insieme a Mori – autrice del ritratto del partigiano Sandro Delmastro, Svegliarsi adulti – anche lo scrittore Davide Longo e Domenico Scarpa, consulente scientifico del Centro.
«È un libro di enorme coraggio, perfino un po’ folle», ha spiegato Longo, «che parte da una materia apparentemente fredda e costruisce invece una riflessione profondamente umana». Un’opera che, come ha sottolineato Scarpa, ha una struttura tanto solida quanto audace: «Non è una raccolta, ma un sistema. Ventuno racconti, ciascuno intitolato a un elemento chimico, legati da un disegno narrativo preciso». Una costruzione iniziata nel 1946 con Argon, quando Levi tentò per la prima volta di raccontare la propria eredità familiare.
Centrale anche la figura di Sandro Delmastro, amico fraterno di Levi e protagonista del racconto Ferro, evocato da Mori come «un ragazzo di ferro», forgiato nella cultura e nell’esperienza partigiana. È intorno a lui che prende forma uno dei temi più forti dell’incontro: la montagna, spazio concreto e simbolico, palestra morale per una generazione cresciuta ai margini del regime. «Andare in montagna significava imparare la fatica, la resistenza, la libertà. Lì si scrivevano le regole da soli», ha detto Mori.
Una montagna vissuta come zona franca dal controllo totalitario. «Il fascismo voleva occupare ogni spazio della vita. La montagna era uno degli ultimi luoghi non colonizzati», ha ricordato Longo. Ed è in montagna che Levi matura una parte decisiva della sua identità: «Mi è servito fare la palestra di roccia quando sono andato in Lager», scriverà più tardi.
Da quell’intreccio tra materia e pensiero, esperienza e scrittura, nasce Il sistema periodico. Un libro che, mezzo secolo dopo, continua a essere letto nelle scuole. «Perché ci pone ancora domande fondamentali», ha concluso Scarpa. «Domande sulla vita, sull’amicizia, sulla scelta».
d.r.