ANTISEMITISMO – Roberto Jona: Perché da lecito divenne meritorio
L’antisemitismo è una piaga che colpisce senza che si riesca facilmente a capirne il motivo. Non mi azzardo a pensare di poterne chiarire in poche righe la natura, tuttavia penso che qualche semplice osservazione possa essere utile ad aiutare la comprensione di questo pernicioso fenomeno.
Innanzitutto mi viene in mente una causa semplice: quella religiosa. In Europa la popolazione è in maggioranza cristiana. A differenza dai tempi passati, quando la religione era una componente essenziale nella vita delle persone, dell’intera popolazione, oggi il legame religioso si è attenuato. Soprattutto per influenza del pensiero marxista. Tuttavia, anche se religiosamente poco osservante, o addirittura in polemica con il cristianesimo, la maggior parte della popolazione ha un’impronta spirituale e intellettuale derivata dalla religiosità cristiana. Gli ebrei hanno un pensiero e una spiritualità che si differenziano da quella cristiana. Marx contestava la (anzi le) religioni e quindi anche il cristianesimo nelle sue varie forme. Gli ebrei seguono la Torah e gli insegnamenti dei Maestri, ma non c’è una discussione tra le due dottrine. La discussione si deve essere chiusa con la morte di Gesù, e, per quel (poco) che ne so io, non è più ripresa esplicitamente. Anche perché il cattolicesimo, governato dal papa, attribuisce a se stesso e alla sua dottrina caratteri di “verità” che non possono e non devono essere posti in discussione. Questo fatto, pur garantendo una certa assenza, o quantomeno una ridotta esplicita polemica tra le due religioni, crea un divario da cui nasce una polemica che rimane sottintesa. Il cattolicesimo convinto di essere depositario della “verità” (perché certificata dal papa) subisce con fastidio l’esistenza di un gruppo religioso che malgrado i molti elementi comuni, si sottrae al confronto sul suo proselitismo. Il fatto che una parte del patrimonio culturale della tradizione cristiana sia comune con l’ebraismo, favorisce il contrasto. Partendo da eventi storici o tradizionali comuni, ognuna delle due religioni attribuisce a questi fatti conclusioni diverse, in armonia con il proprio credo religioso. Ma l’ebraismo rifiuta tutte o parte di queste interpretazioni, e da qui nasce un contrasto di cui viene attribuita (dalla parte cristiana) la responsabilità alla parte ebraica.
Esiste poi una serie di fatti, in parte tradizionali, in parte legislativi, che hanno favorito o addirittura imposto la differenziazione. Occorre ricordare che, nel corso dei secoli, il lavoro era sottoposto a regole che prevedevano il raggruppamento degli operatori in organizzazioni (diverse, ma tutte poste sotto la tutela di uno specifico Santo). Questo fatto, automaticamente, escludeva gli ebrei dalle organizzazioni dei lavoratori e quindi dalla possibilità di esercitare qualsiasi attività lavorativa. In aggiunta, già in passato (come oggi) il prestito di denaro era necessario, ma la richiesta di un interesse (a qualunque livello fosse fissato), a compenso del prestito, era considerato dalla Chiesa come un peccato di usura. Il cattolico quindi, di fatto, era escluso dall’esercizio dell’attività di prestatore di denaro (evolutasi nel tempo in attività bancaria), mentre gli ebrei, esclusi dalle attività lavorative manuali, in quanto poste sotto la protezione di uno specifico Santo, potevano esercitare liberamente soltanto questa attività. Questa situazione si protrasse per decenni e addirittura nei secoli, favorendo un atteggiamento ambivalente della società cristiana nei confronti degli ebrei. Da un lato il mantenimento di un gruppo ebraico in seno alle città cristiane favoriva lo sviluppo di attività finanziarie utili allo sviluppo della società, ma precluse ai cristiani dai divieti religiosi appena citati, dall’altro creava un atteggiamento sprezzante verso gli ebrei per un doppio ordine di motivi. In primo luogo perché si trattava di un gruppo etnico dedito ad attività peccaminose (nell’ottica cristiana) ed in secondo luogo perché la restituzione dei prestiti ricevuti era un momento inevitabile, ma sempre sgradevole. Questo fatto si trasformava, nei riguardi del prestatore, in ostilità che, dal livello contabile, trascendeva nel risentimento e odio personale che, senza difficoltà, dal singolo prestatore si estendeva all’intero gruppo etnico. Questa ostilità veniva rafforzata e “nobilitata” da “motivazioni” (pseudo)religiose. Gli ebrei, detti anche giudei, venivano frettolosamente associati non alla regione di provenienza, la Giudea, ma al Giuda della vicenda di Gesù. A questo punto l’antisemitismo diveniva non soltanto lecito, ma addirittura meritorio!
Roberto Jona