DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 19 maggio 2025

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato la ripresa degli aiuti umanitari a Gaza, con effetto immediato. «La pressione pro-Gaza degli Stati Uniti su Israele incassa un primo successo», scrive il Corriere della Sera. A Doha in Qatar sono intanto in corso i negoziati con Hamas e «se è vero che il premier israeliano ha rivisto la sua posizione sedendosi di nuovo al tavolo», «è anche vero che Hamas ha fatto una marcia indietro ancora più clamorosa annunciando per la prima volta di accettare una discussione sulla trattativa senza condizioni preliminari». Intenzione che comunque già ieri sera «si è rivelata non vera, a giudicare da un nuovo annuncio: si firma soltanto se l’accordo prevede la fine della guerra». Nel gabinetto politico e di sicurezza delle scorse ore, Netanyahu ha detto che, «su raccomandazione di Tsahal» e per il bene dell’operazione militare, il tempo del blocco umanitario è scaduto. Per La Stampa, dopo questo annuncio, forse, «a scadere sarà anche il tempo della coalizione di governo». Per il ministro della Difesa israeliano Israel Katz tutto lascia intendere che nell’attacco di martedì sia stato ucciso Muhammed Sinwar. Dallo scorso ottobre «aveva sostituito il fratello Yahya alla guida del movimento fondamentalista, imponendo una linea ancora più dura» (Repubblica).

«La soluzione a questo conflitto è il negoziato politico, bisogna rispondere alle cause profonde. Servirebbe innanzitutto un cessate il fuoco per iniziare a rilanciare i negoziati e ottenere la liberazione degli ostaggi», dice alla Stampa Hadja Lahbib, commissaria europea alla gestione delle crisi. A detta di Lahbib, «ciò che succede a Gaza è veramente un caso di coscienza perché la soluzione è lì, sotto gli occhi di tutti: ci sono camion pieni di cibo, con il cibo che sta marcendo, da un lato della frontiera, mentre dall’altro ci sono bambini, donne, esseri umani che muoiono di fame».

«Io credo che il papa prima o poi verrà in Israele», dichiara il patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa al Messaggero. Tuttavia, «dobbiamo preparare bene la visita, creare le condizioni». Per Pizzaballa, la presenza del presidente israeliano Isaac Herzog in piazza San Pietro «è un modo di ammettere che ci sono state tensioni nel passato, ma che ora si sta cercando di ricomporre queste tensioni». Nell’occasione, scrive Repubblica, Herzog «ha indossato sulla giacca un’etichetta con il numero 590, come i giorni dall’inizio della guerra in Medio Oriente».

Israele ha reso noto di aver recuperato circa 2.500 documenti e oggetti personali appartenenti a Eli Cohen, leggendario agente del Mossad impiccato esattamente 60 anni fa a Damasco. Tra gli oggetti recuperati in Siria, riferisce il Giornale, «ci sono lettere scritte a mano da Cohen alla sua famiglia, prove di comunicazioni tra la spia israeliana e alti funzionari siriani e foto scattate durante gli anni trascorsi sotto copertura».

Racconta il Corriere della Sera che il secondo posto dell’israeliana Yuval Raphael all’Eurovision, oltre che inaspettato, «inevitabilmente va oltre la musica, oltre il divertimento, la leggerezza e il kitsch della manifestazione che si è chiusa sabato notte a Basilea e si porta dietro le polemiche, i fischi e le contestazioni che hanno circondato la sua partecipazione, nel mezzo di un conflitto incandescente come quello in Medio Oriente». Alcuni quotidiani riportano il pensiero sulla competizione di Walker Meghnagi, il presidente della Comunità ebraica di Milano, a detta del quale le persone che hanno votato all’Eurovision «con la loro scelta si sono dimostrate autonome, scevre da razzismo, pregiudizi e odio antisemita».

Il Foglio riprende un articolo da Foreign Policy la cui tesi è che se l’occidente «vuole sopravvivere al suicidio demografico» deve imparare da Israele.