DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 20 maggio 2025

Dopo settimane di pressioni crescenti da parte della comunità internazionale, Israele ha autorizzato l’ingresso di aiuti nella Striscia di Gaza. Secondo Il Giornale, Netanyahu ha ceduto per «pragmatismo» e per evitare la rottura con gli alleati occidentali, non per motivi umanitari. Trump avrebbe lanciato un ultimatum («niente carestia, o niente supporto»), mentre Francia, Canada e UK minacciano sanzioni se l’offensiva a Gaza non si fermerà. La Stampa legge nella mossa israeliana un tentativo di proteggere l’appoggio Usa per l’operazione militare “Carri di Gedeone”, in corso a Khan Yunis. Il Corriere segnala come l’apertura agli aiuti coincida con l’esodo forzato di migliaia di civili su disposizione dell’esercito israeliano e con proteste popolari contro Hamas, mentre il sistema di distribuzione previsto – affidato a una compagnia privata americana e sorvegliato militarmente – solleverebbe dubbi su trasparenza e accesso. Resta alta la pressione diplomatica: 22 paesi, tra cui l’Italia, chiedono un ripristino pieno degli aiuti e libertà di movimento per i rappresentanti Onu sul campo. Repubblica intervista a riguardo l’ex capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, che accusa l’Europa di ipocrisia sul conflitto a Gaza, denunciando un doppio standard rispetto alla situazione in Ucraina.

A Khan Younis, nella Striscia di Gaza, almeno 200 persone sono scese in strada per protestare apertamente contro Hamas, accusato di aver scatenato la guerra con Israele e di prolungarla per mantenere il potere, racconta Repubblica. I manifestanti, ripresi in video, chiedono un cessate il fuoco e un accordo nei negoziati di Doha, sostenendo anche l’appello alla resa lanciato dal presidente dell’Anp Mahmoud Abbas.

I rapporti tra il Vaticano e il mondo ebraico erano in crisi, soprattutto a partire dal 7 ottobre 2023 e a causa del conflitto a Gaza, sottolinea lo storico Massimo Faggioli in un’intervista con La Stampa. Leone XIV, spiega Faggioli, sembra intenzionato a ricucire gli strappi: «Un papa dagli Usa consente contatti di tipo diverso e più ampio della Santa Sede col mondo ebraico, e un pontefice più “istituzionale” come Leone potrà avere rapporti meno basati sulla conoscenza personale e più continui sul piano ufficiale». Al papa pensano gli Stati Uniti e l’Italia come possibile mediatore tra Russia e Ucraina. Ieri Trump e il presidente russo Vladimir Putin si sono parlati e il primo ha chiesto negoziati diretti subito. Putin, riportano i quotidiani, ha preso tempo e non ha fatto concessioni.

Secondo La Stampa, Bishara Bahbah, imprenditore palestinese-americano e presidente di Arab Americans for Peace, ha svolto un ruolo chiave nella liberazione dell’ostaggio israelo-americano Edan Alexander da parte di Hamas. Grazie ai contatti con Suha Arafat, vedova dell’ex leader dell’Anp Yasser Arafat, ha mediato tra Hamas e il team Usa guidato da Witkoff. Il rilascio, presentato come un gesto verso Trump, sarebbe in realtà legato a un’intesa tacita che punta a riattivare gli aiuti a Gaza. Bahbah auspica un cessate il fuoco permanente e veri negoziati di pace.

Il presidente dell’associazione Setteottobre, Stefano Parisi, intervistato dal Riformista nel nuovo approfondimento del quotidiano intitolato «Le ragioni d’Israele», denuncia un crescente antisemitismo in Europa, mascherato da antisionismo e tollerato dalle élite culturali. Accusa università, media e sinistra di complicità morale con Hamas e di odio verso l’identità ebraica. Sulle stesse pagine Iuri Maria Prado critica l’applicazione selettiva del diritto internazionale a Israele, accusato di crimini a prescindere dalle modalità della sua guerra a Gaza.

Mohammed Saleh, cantante libanese e parente di dirigenti Hezbollah, è stato arrestato con l’accusa di essere una spia del Mossad. Avrebbe fornito informazioni cruciali sugli spostamenti dei terroristi e su unità segrete, in cambio di denaro, permettendo a Israele di compiere omicidi mirati, riporta il Corriere della Sera. Alcuni, aggiunge il quotidiano, sostengono che si tratti solo di una vendetta economica o di una campagna di disinformazione.

Il commentatore ed ex calciatore Gary Lineker lascia la BBC dopo aver condiviso un post su Gaza contenente un’emoji di un topo, simbolo associato alla propaganda antisemita. Lineker si era scusato, spiegando: «Non condividerei mai consapevolmente materiale antisemita». Per la Stampa, la vicenda riflette le tensioni crescenti sul modo in cui i media trattano il conflitto israelo-palestinese.

«Mio padre era antifascista, sua madre era ebrea, alcune cugine di mia nonna sono state deportate. È ovvio che abbia chiesto al sindaco di togliere il nome di papà dal teatro di Gallarate dove si è svolto il raduno del Remigration Summit». Così Alessandro Gassmann, intervistato da Repubblica, sul suo appello a togliere il nome del padre dal teatro che ha ospitato un raduno dell’estrema destra europea.

A Cannes, Scarlett Johansson debutta alla regia con Eleanor the Great, storia di una donna sola che, per colmare il vuoto, si appropria dell’identità di una sopravvissuta alla Shoah. È June Squibb, 95 anni, a interpretare la protagonista. Nel film, spiega al Corriere Johansson, c’è un legame con la radici della regista: «Io sono ebrea, le mie origini familiari sono in Polonia e in Russia, il fratello del mio bisnonno fu ucciso durante la guerra nel ghetto di Varsavia con i suoi due figli».