ISRAELE – Netanyahu valuta se richiamare negoziatori da Doha

Il primo ministro Benjamin Netanyahu starebbe valutando il richiamo della delegazione israeliana da Doha, dove da giorni si tengono colloqui indiretti con Hamas per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Secondo i media israeliani, Netanyahu ha ordinato ai negoziatori di restare in Qatar per un altro giorno, ma lo stallo nei colloqui e l’assenza di progressi concreti starebbero spingendo il premier a riconsiderare la partecipazione dei rappresentanti di Gerusalemme.
La notizia ha scatenato forti reazioni in Israele. Il Forum delle famiglie degli ostaggi ha lanciato un appello al primo ministro: «Israele non ha il privilegio di abbandonare i negoziati. Se decidesse di farlo, il paese ne uscirebbe perdente sotto ogni punto di vista: gli ostaggi rimarrebbero in grave pericolo, i nostri soldati pagherebbero un prezzo molto alto e sprofonderemmo nel pantano di Gaza».
Nel frattempo, prosegue la polemica interna all’esecutivo israeliano. Il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir ha attaccato duramente la ripresa degli aiuti umanitari a Gaza, dopo che le Nazioni Unite hanno confermato l’ingresso oggi di circa 100 camion attraverso il valico di Kerem Shalom. «Un grave errore che ritarda la nostra vittoria», ha dichiarato il ministro. «I nostri ostaggi vengono trascinati nei tunnel mentre gli assassini di Hamas ricevono rifornimenti». Ben Gvir ha invitato Netanyahu a «spiegare alla Casa Bianca che questi aiuti non fanno che prolungare la guerra». Ma dagli Stati Uniti la pressione è forte per mantenere aperto il canale degli aiuti verso l’enclave palestinese.
Sul piano internazionale, crescono le frizioni con Francia, Regno Unito e Canada, che hanno chiesto a Israele di cessare immediatamente l’operazione militare e rimuovere le restrizioni sull’ingresso di camion a Gaza. Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha risposto accusando Parigi di usare il conflitto per promuovere il riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese, definendo l’intera iniziativa «un diktat coloniale mascherato da diplomazia». Sa’ar ha criticato anche le minacce europee di sospendere l’accordo di associazione UE-Israele, giudicandole «sanzioni inaccettabili contro una nazione che lotta per la sua esistenza».