EBRAISMO – Tra testo e tradizione: il seminario su Umberto Cassuto

“Da Firenze a Gerusalemme: la figura e l’opera di Umberto Moshè David Cassuto” è il titolo del recente seminario che ha riunito studiosi e studenti per riflettere sull’eredità intellettuale di uno dei maggiori esponenti dell’ebraismo italiano del Novecento. L’incontro è stato promosso dal Diploma universitario triennale in Studi ebraici e dal Dottorato in Studi ebraici, con la partecipazione del Collegio Rabbinico Italiano.
Al seminario è rimasta collegata una cinquantina di partecipanti per tutta la giornata, «un numero significativo per un incontro così specialistico», ha spiegato Myriam Silvera, coordinatrice del Diploma in Studi ebraici. «L’iniziativa ha offerto agli studenti un’occasione concreta per approfondire una figura centrale nello studio della Bibbia e della cultura ebraica, con uno sguardo che ha unito storia, filologia e tradizione rabbinica», ha aggiunto.
La storia di Cassuto
L’apertura è stata affidata all’architetto David Cassuto, nipote dello studioso, che ha condiviso un ricordo personale del nonno. Rimasto orfano durante la guerra, fu accolto a Gerusalemme da Umberto Cassuto, che si prese cura di lui e degli altri nipoti. Lo ha descritto mentre li portava nei campi per insegnare a riconoscere le erbe, o mentre sfogliava con loro libri illustrati, non avendo volumi pensati per bambini. «Ogni traguardo che ho raggiunto nella vita, l’ho condiviso idealmente con lui», ha spiegato Cassuto.
Lo scambio con Pacifici
Rav Riccardo Di Segni, direttore del Collegio Rabbinico di Roma e rabbino capo della città, ha ricostruito il percorso di formazione di Cassuto, dagli studi a Firenze all’insegnamento in Israele. Ha spiegato come Cassuto cercasse di tenere insieme lo studio critico e la tradizione rabbinica, e ha ricordato in particolare il confronto acceso con Alfonso Pacifici, figura di spicco del pensiero ebraico italiano. I due si scontrarono sulla questione della Torah min haShamayim, ovvero sull’origine divina del testo biblico. Cassuto, pur mantenendo un forte legame con la tradizione, adottò un approccio storico-critico con interpretazioni che provocarono la dura reazione di Pacifici. Il loro scambio epistolare, ha sottolineato rav Di Segni, riflette le tensioni culturali e teologiche che attraversavano l’ebraismo italiano nella prima metà del Novecento.
Tra i numerosi interventi, Angelo Piattelli ha esaminato il lavoro di Cassuto sul Codice di Aleppo, mettendo in luce il suo approccio filologico e la sua attenzione ai testi antichi. Giancarlo Lacerenza, dell’Università di Napoli L’Orientale, ha approfondito gli studi di Cassuto sull’epigrafia ebraica dell’Italia meridionale, evidenziando il suo contributo pionieristico in un campo allora poco esplorato. Steven Fassberg, dell’Università Ebraica di Gerusalemme, ha analizzato l’approccio di Cassuto alla lingua ebraica biblica, sottolineando la sua capacità di coniugare rigore scientifico e sensibilità linguistica.
Corrado Martone, ordinario di Ebraico all’Università di Torino, ha presentato un breve studio di Cassuto dedicato alla figura di Lilith e pubblicato negli anni Trenta. Nella sua analisi, Martone ha messo in evidenza il metodo accurato con cui Cassuto lavorava sulle fonti e sulle varianti testuali, con un’attenzione filologica che anticipava approcci oggi diffusi.
Il seminario ha offerto così uno sguardo ampio e articolato su una figura che ha lasciato un segno profondo nello studio dell’ebraismo. «Non è stato solo un tributo ma un’occasione per incontrare, attraverso voci diverse, un autore che continua a parlare a chi studia oggi», ha sottolineato Silvera.
Daniel Reichel