LA POLEMICA – Emanuele Calò: Censurare Greppi è censurare i fatti
Il volume di Nathan Greppi (La cultura dell’odio. Media, università e artisti contro Israele, Lindau 2025) si legge con angoscia, per la sensazione di accerchiamento che ne discende. Hanno fatto bene a boicottarlo, a osteggiarlo e a rendere impossibile la partecipazione alla presentazione al Salone del Libro, di personalità eminenti dell’ebraismo italiano. Il volume, abbastanza asettico, contiene una descrizione accurata di nomi e cognomi, di date e di fatti, di un’avventura non felicissima della nostra Italia. Ne viene fuori un delirio corale che scaturisce dalla demonizzazione di Israele; somiglia come una goccia d’acqua a quanto veniva fuori dalla storia millenaria degli ebrei in Italia. Israele viene tratteggiato come il male assoluto, e vi è una sorta di corsa pagana a chi è più feroce con lo Stato ebraico. Un odio comprensibile perché, senza scomodare la democratic peace theory, emerge uno spartiacque fra la pessima democrazia israeliana e le ottime dittature che la circondano.
Il libro di Greppi è ricchissimo, costituisce una banca dati coi nomi e le gesta di chi si è eroicamente battuto contro uno Stato che conta con sette milioni e mezzo di ebrei contro 50 Stati a maggioranza islamica, che rasentano i due miliardi di persone. Se fosse all’incontrario, gli israeliani e gli ebrei in generale, sarebbero popolarissimi.
Leggo spesso che gli ebrei che accusano Israele e, ormai, finanche le Comunità ebraiche, sarebbero “coraggiosi”, e penso che per passare dall’avversione dello Stato ebraico all’avversione delle Comunità ebraiche ‘reprobe’ non serve davvero una grande audacia.
Apprendo, nel libro, che secondo il movimento di riservisti IDSF (Israel Defense and Security Forum), nato per protestare contro la riforma giudiziaria del primo ministro Benjamin Netanyahu e che dopo il 7 ottobre svolge attività d’informazione sui temi della difesa e della sicurezza, dall’ottobre 2023 all’agosto 2024 le Idf risultavano aver lanciato oltre 9,3 milioni di volantini, inviato oltre 1,55 milioni di messaggi SMS, effettuato più di 17 milioni di chiamate automatizzate ed effettuato oltre 100.000 telefonate in tempo reale. Tutto questo per dare ai civili il tempo di mettersi in salvo. Esattamente quello che fa Hamas.
Greppi scrive che «In sintesi, è chiaro che all’interno del mondo del giornalismo vi è un serio problema di ostilità e di pregiudizi antisraeliani, spesso dettati dall’ideologia e talvolta anche da un certo opportunismo, che finiscono per inquinare il dibattito pubblico. In un’epoca in cui si parla molto delle fake news diffuse su internet, sarebbe anche il caso di chiedersi fino a che punto i media “mainstream” possano essere ritenuti affidabili». Qui siamo ad un punto di incontro fra le sue e le mie tesi, che è anche un punto di scontro con chi ritiene che l’antisemitismo sia appannaggio di sciocchi che imperversano sul web e negli stadi, come disse in modo ingenuo un personaggio dell’ebraismo italiano. L’autore non pratica sconti – e fa bene – laddove ricorda come «Negli ultimi dieci anni, Hamas ha ricevuto miliardi di dollari dal Qatar, con il permesso del primo ministro Bibi Netanyahu, che pensava così di comprare la tranquillità (con) Hamas».
Del pari, Greppi rammenta come «negli ultimi quarant’anni, i paesi arabi più ricchi e l’Iran hanno investito miliardi di dollari nelle più prestigiose accademie occidentali per cambiarne la percezione dell’islam, promuovere un approccio più benevolo verso i loro regimi e influenzare le relazioni politiche con Israele; «i paesi arabi, nel periodo dal 1986 al 2022, hanno finanziato le università americane per oltre 10 miliardi di dollari».
Dal libro – ricchissimo e indispensabile – emerge anche un possibile supplemento futuro, che riguarda i testi scolastici, che noi abbiamo visionato, dove quasi sempre emergono delle frasi ambigue ed erronee, che concorrono a negare la legittimità dello Stato d’Israele o comunque a far planare sulle pagine dei dubbi al riguardo, su basi pretestuose, infondate e corrive.
Possiamo stupirci che se ne voglia impedire la lettura, al netto di un panorama ricchissimo di pregiudizi, che conducono a vedere Israele come uno Stato reprobo, in un contesto virtuoso? Ruggero Zangrandi aveva scritto nel 1962 del “lungo viaggio attraverso il fascismo”, questo libro di Greppi potrebbe (per dire) essere ristampato nel 2050, forse con un titolo cambiato, tipo: Lungo viaggio attraverso l’antisionismo, laddove il sionismo, come dice Michael Walzer, consiste nella legittima credenza della legittimità dello Stato d’Israele.
Emanuele Calò