TORINO – Tanti auguri ad Ha Keillah, mezzo secolo di pensiero e dibattito

Ha Keillah, la rivista ebraica fondata a Torino nel 1975 dal Gruppo di Studi Ebraici con l’intento di “dare voce a un ebraismo italiano aperto, critico e culturalmente consapevole”, festeggia questa domenica i suoi primi cinquant’anni. La pubblicazione ha rappresentato un punto di riferimento per chi, nella comunità ebraica torinese e italiana, desiderava un confronto libero sui temi religiosi, politici e identitari dell’ebraismo contemporaneo, mantenendo però un forte legame con la tradizione e la memoria. Un intreccio di analisi, contributi intellettuali e riflessioni personali in dialogo tra l’ebraismo italiano e la società, a partire dal nome stesso della rivista, “la comunità”, che racchiude il senso del suo progetto editoriale: essere uno spazio di partecipazione, discussione e crescita collettiva. Dalla politica israeliana al dialogo interreligioso, dalla cultura ebraica alla vita comunitaria locale, affrontando con rigore una costante tensione etica temi come la memoria della Shoah, il rapporto con lo Stato, le questioni di identità ebraica e le sfide dell’integrazione e della diversità.
La redazione è impostata come un vero e proprio collettivo, animato nel tempo da Giorgina Arian Levi, Guido Fubini, Giuseppe Tedesco, e diretto oggi da Sergio Terracina. Non solo palestra di pensiero, ma anche laboratorio democratico in cui si è esercitata una pluralità di voci spesso divergenti ma accomunate da un senso profondo di appartenenza. Nel celebrare i suoi cinquant’anni Ha Keillah si conferma come una delle esperienze più longeve e significative della stampa ebraica italiana, sopravvissuta allo scorrere del tempo senza mai cercare consensi facili: ha preferito porre domande, talvolta scomode, e sostenere battaglie minoritarie, mantenendo uno sguardo critico sulle trasformazioni sociali e politiche che hanno attraversato l’Italia e il mondo ebraico.
La difficoltà, oggi come allora, è rimanere fedeli alla propria missione accettando il cambiamento: continuare a essere punto di riferimento in un tempo in cui disorientamento, frammentazione e polarizzazione delle opinioni dominano il discorso pubblico. Coniugando memoria e attualità, pensiero critico e apertura, rigore intellettuale e passione civile in un’epoca in cui anche l’informazione spesso è troppo superficiale e polarizzata, la rivista torinese continua a distinguersi come spazio di approfondimento e riflessione autentica. La sua storia non è solo quella di un giornale, ma anche di una comunità che ha scelto di pensarsi e raccontarsi facendo dell’identità ebraica un punto di partenza per comprendere e interrogare la complessità del presente.
a.t.