DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 26 maggio 2025
I funerali del diplomatico israeliano Yaron Lischinsky, ucciso a Washington in un attacco definito “terrorismo antisemita” dall’FBI, hanno portato in Israele la segretaria USA alla Sicurezza Interna Kristi Noem. La visita, che include incontri con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar, risalta dopo le mancate tappe israeliane di Trump e del suo vice Vance nei giorni scorsi, scrive La Stampa. Secondo il Corriere, gli Stati Uniti stanno facendo pressione su Israele per rallentare l’offensiva militare a Gaza e favorire i negoziati per il rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco. Washington propone una tregua temporanea con operazioni militari limitate. Il governo di Netanyahu sembra deciso ad andare avanti, sostiene La Stampa. L’esercito israeliano, secondo fonti locali, punterebbe a controllare il 75% della Striscia di Gaza entro due mesi (ora ne controlla il 40%), spingendo circa due milioni di palestinesi in piccole aree nel sud, come Mawasi, Deir al-Balah e Nuseirat. Decine di migliaia di soldati sono già pronti per l’ultima offensiva
Intanto, si intensificano le pressioni diplomatiche. Il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares, durante il vertice di Madrid con 20 Paesi europei e arabi, ha proposto sanzioni contro Israele, chiedendo la sospensione dell’accordo di cooperazione UE-Israele e un embargo sulla vendita di armi, riporta il Giornale.
Mentre prosegue l’offensiva israeliana, nella Striscia sono entrati 107 camion di aiuti, tra cui i primi 9 finanziati dall’Italia con il progetto Food for Gaza. Da Città del Messico, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha rivendicato l’impegno del governo e replicato alle critiche delle opposizioni che accusano l’esecutivo di silenzio sulle azioni israeliane: «È facile mettersi una kefiah, ma servono risultati concreti», ha affermato Tajani. In merito alla distribuzione, crescono le polemiche per l’affidamento della gestione degli aiuti a società private statunitensi senza esperienza in contesti di guerra. Le due aziende, selezionate da Gerusalemme, sono accusate di operare senza coordinamento con le agenzie ufficiali e i servizi di sicurezza israeliani, scrive il Corriere riprendendo un’inchiesta del New York Times.
La nomina del generale David Zini a capo dello Shin Bet da parte di Netanyahu ha aperto una crisi istituzionale in Israele, scrive Repubblica. Accusato di essere vicino all’estrema destra e contrario a ogni accordo sugli ostaggi, Zini è contestato da parte dell’esercito e dalle famiglie dei rapiti.
«Ribellarsi e disobbedire al governo Netanyahu»: così la scrittrice Edith Bruck, 94 anni, sopravvissuta alla Shoah, in un’intervista al Quotidiano nazionale. Il politologo Ahron Bregman (La Stampa) accusa Israele di mettere a rischio le comunità ebraiche globali con «un’offensiva sproporzionata a Gaza». Diversi quotidiani italiani riportano anche il post del regista Nanni Moretti contro Netanyahu. Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera denuncia l’ipocrisia e l’inazione dell’Occidente dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, sottolineando come Israele sia stato lasciato solo a gestire la crisi: nessuno ha esercitato reali pressioni per la liberazione degli ostaggi, né tantomeno ha agito per isolare Hamas. Su Domani, Mario Giro lega la crescita dell’antisemitismo a un vuoto culturale, chiedendo di distinguere la critica al governo dalla delegittimazione dello Stato ebraico.
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, intervenendo al Festival dell’Economia di Trento, ha lanciato un allarme sull’antisemitismo in Italia, temendo un possibile “effetto emulazione” dopo l’attentato antisemita di Washington. Rafforzate le misure di sicurezza, in particolare nel quartiere ebraico di Roma, spiega il Messaggero. Piantedosi ha sottolineato l’efficacia del sistema di prevenzione italiano, con 197 espulsioni per motivi di sicurezza e il lavoro del Comitato di analisi strategica sul terrorismo.
L’intellettuale Marek Halter (La Stampa) riflette sull’odio come radice della violenza nel conflitto israelo-palestinese, alimentato dagli estremismi e dalla memoria storica di occupazioni e divisioni. «Io odio l’odio. Prima di tutto perché appartengo a una generazione che lo ha visto all’opera», scrive Halter, invitando a seguire l’esempio dei giovani israeliani che manifestano per la pace e concludendo con un monito tratto da Isaia: «Se rifiutate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada».
Sulla base di recenti sondaggi, Ilvo Diamanti riassume il grado di popolarità in Italia di alcuni leader globali: Volodymyr Zelensky è il più apprezzato, soprattutto dal centro e dal centrosinistra. Donald Trump raccoglie consensi nel centrodestra, mentre Benjamin. Netanyahu è il meno gradito, con critiche diffuse e bipartisan. Sulle stesse pagine, il quotidiano segnala l’iniziativa a sinistra di organizzare una grande manifestazione nazionale per chiedere la fine dei bombardamenti e il cessate il fuoco a Gaza. È stata la stessa Repubblica a proporre questa iniziativa, sottolinea Il Giornale. Ma, osserva Alessandro De Angelis su La Stampa, «la mobilitazione arriva tardi e non per impulso politico diretto».