DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 28 maggio 2025

L’assalto dei gazawi alle postazioni dove erano distribuiti gli aiuti umanitari, gli spari per disperdere la folla e lo scambio di accuse tra Israele e Onu sono il tema oggi di molte prime pagine. «Cosa poteva succedere se non questo? Undici settimane di blocco degli aiuti umanitari, due milioni di palestinesi che hanno fame, i forni chiusi, le pance vuote. Come poteva andare diversamente il giorno uno del nuovo sistema, se prima a Gaza c’erano quattrocento punti dove prendere il pane e ora soltanto due?», si chiede tra gli altri Repubblica. «Mentre la popolazione di Gaza sprofonda in una delle crisi umanitarie più gravi degli ultimi decenni, si fa sempre più chiaro chi abbia davvero interesse a mantenere questa emergenza in stato permanente», scrive il Riformista, puntando il dito contro Hamas che «non solo continua a ostacolare sistematicamente ogni tentativo di distribuzione autonoma degli aiuti, ma impone alla popolazione palestinese una scelta crudele: la fame o la fedeltà».

Durante una telefonata con il re Abdallah II di Giordania, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha definito “abominevoli” le operazioni militari israeliane a Gaza. «Un aggettivo pesante che indica tutto l’orrore che stanno suscitando anche tra chi è sempre stato dalla parte di Israele», sottolinea il Corriere della Sera, che cita nel merito anche lo “sconvolgimento” del cancelliere tedesco Friedrich Merz.

Resta in stallo la situazione degli ostaggi. «Hamas ha respinto il piano dell’inviato Usa per il Medio Oriente Witkoff che prevedeva una tregua solo parziale per consentire la liberazione di una parte dei rapiti e la permanenza dell’esercito israeliano nella Striscia», informa Repubblica. Dal loro canto «Witkoff e il responsabile Usa per gli ostaggi Adam Buehler hanno promesso sviluppi in breve tempo, ma ancora nulla si è mosso». Al riguardo il Corriere racconta che «le famiglie degli ostaggi sono sfinite e arrabbiate», perché «è troppo grande la partita internazionale che si sta giocando nel nome dei loro padri, figli, fratelli ancora prigionieri».

Emanuele Fiano, il presidente di Sinistra per Israele, esplicita al Corriere della Sera alcune richieste per la manifestazione del centrosinistra per Gaza di sabato 7 giugno. Tra le altre c’è «la richiesta della liberazione immediata di tutti i rapiti israeliani», perché «troppe volte nelle manifestazioni non vengono ricordati». Fiano chiede inoltre che venga espressa solidarietà attiva «verso gli israeliani che si oppongono al governo e verso i palestinesi che si oppongono ad Hamas». Mattia Feltri, sulla Stampa, parla della proposta di Edith Bruck di scendere in piazza con bandiere israeliane e palestinesi insieme. «Non succederà, purtroppo. Nulla mi pare tanto inverosimile quanto l’idea di vedere sventolare nella stessa piazza, con medesimo diritto all’esistenza, due bandiere così contrapposte», sostiene Feltri. «E davvero fa ridere la pigra cantilena dei due popoli e due Stati, rivolta a quella terra del finimondo, se qui nemmeno accettiamo due popoli e due bandiere». “La sinistra usa Gaza per il referendum”, accusa Libero, definendo la scelta della data del 7 giugno «un trucco per aggirare il silenzio elettorale».

«Un conto è cercare un modo per fermare la guerra a Gaza», scrive Claudio Cerasa sul Foglio. «Un altro è trasformare la difesa degli innocenti a Gaza in un’occasione per disarmare Israele senza preoccuparsi del modo in cui anche nel futuro si armeranno i suoi nemici, che sono anche i nostri».  Secondo il filosofo e teorico dell’umanesimo digitale Pierre Lévy, intervistato dal Riformista, «le propagande islamista ma anche russa, cinese, turca e delle Nazioni Unite, per non parlare di quella dei partiti di estrema sinistra, si sono coordinate perfettamente perché condividono sinceramente gli stessi affetti: risentimento e proiezione nevrotica contro gli ebrei e l’Occidente». Sul Foglio, Andrea Marcenaro ricorda le parole di Bruno Zevi dopo l’attentato palestinese alla sinagoga di Roma del 9 ottobre 1982: «L’antisemitismo non nasce nel 1948, con la nascita d’Israele, né crediamo all’antisionismo filosemita perché si tratta di una contraddizione in termini».

Il Giorno tra gli altri segnala la protesta della Comunità ebraica di Milano per la decisione del Comune di illuminare la facciata di Palazzo Marino con la scritta “All eyes on Gaza”. Secondo il suo presidente Walker Meghnagi, intervenuto con una nota, «si tratta di una scelta che, lungi dal rappresentare le legittime aspirazioni alla pace che tutti condividiamo, ancora una volta rappresenta il conflitto in corso a Gaza addossando ogni colpa a Israele». “Parma espone il sudario: minacce e offese al sindaco”, titola Repubblica, segnalando una lettera di protesta della locale associazione Italia-Israele con parole ritenute «minatorie» dal Comune.