SHIRIM – Frutto spontaneo

Non ho arato e nemmeno ho seminato,
né ho pregato per la pioggia.
E d’un tratto, guarda! Invece dei cardi spinosi
nei miei campi è spuntato grano benedetto dal sole.
È il frutto spontaneo di raccolti antichi,
chicchi gioiosi, da allora mietuti?
Che mi hanno fatto visita in giorni afflitti,
germogliando, crescendo in me per vie misteriose.
Fiorite, prosperate, o campi prodigiosi!
Fiorite, prosperate e maturate in fretta!
Ricordo le parole di conforto:
mangiate il frutto spontaneo e ciò che verrà.
Per Shirim di oggi degli splendidi versi di Rachel Bluwstein-Sela (1890-1931) nella traduzione in italiano a cura di Sara Ferrari.
Si crede talvolta che tutto quanto esiste in noi vi alberghi vivamente; che speranze, timori, illusioni, siano rinvenibili in modo chiaro grazie a una semplice opera del pensiero.
Cosa tememmo e sperammo a quindici anni, dove ci avrebbero condotto quei lontani aneliti perduti.
Ma nei solchi dell’esistenza molte cose ristanno silenziose, gravano nel profondo ricoperte dai muschi. Le impressioni che lasciò in noi la natura misteriosa, una musica che ci ha abitato segretamente per tutta la vita. Voci di un’antica favola colmarono il sogno là dove il tempo si faceva gramo.
E nelle vie riarse, là dove la terra tra le mani era polvere sottile, tutto quanto ci appartenne permane in letargo, in attesa del giusto tempo lunare.
Sarà la luna nuova a smuovere i sassi, a richiamare i bulbi dimenticati e urgenti.
La luna piena li farà fiorire e colmerà con essi lo spirito nostro. Da semi dormienti, mille splendidi fiori, dai prati riarsi, dolci, dolci frutti.
Ogni buona cosa troverà la strada, per i nembi rosati dell’alba.
Shirim è a cura di Mariateresa Amabile, poetessa e docente di Diritti Antichi all’Università di Salerno