DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 4 giugno 2025
Titoli simili sui quotidiani di orientamento diverso per quanto accaduto al Centro di distribuzione dei pacchi alimentari della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), a Rafah: «Nuova strage per il cibo» (Corriere della Sera), «Un’altra strage per il cibo» (Repubblica), «Nuova strage della fame» (Giornale). Si tratta di un nuovo incidente nella distribuzione degli aiuti a Gaza. Secondo la Croce Rossa, l’esercito israeliano avrebbe aperto il fuoco nei pressi del centro di distribuzione, provocando la morte di 27 persone. Israele ha confermato di aver sparato per «allontanare sospetti armati», mentre il portavoce militare Effie Defrin, citato dal Corriere della Sera, ha dichiarato che «l’incidente è oggetto di indagine» e che «i numeri forniti da Hamas sono esagerati. Non abbiamo colpito così tante persone, per quanto ne sappiamo». «Esamineremo i rapporti prima di confermarli o prendere provvedimenti», ha affermato la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt.
Il Giornale e la Stampa scrivono di un sistema di distribuzione degli aiuti, sostenuto da Israele e Stati Uniti, sotto accusa per inefficienze logistiche e insicurezza. Intanto il conflitto prosegue: i negoziati sono in stallo, a causa del rifiuto di Hamas del piano Usa. Il gruppo terroristico ha chiesto un nuovo round di colloqui. Secondo La Stampa, «la catena di comando di Hamas potrebbe decidere di disperdersi con gli ostaggi, complicando ulteriormente i negoziati. Un accordo, insomma, appare più urgente che mai».
La frattura tra Europa e Israele continua ad acuirsi. Il ministero della Difesa spagnolo ha revocato un contratto da 285 milioni di euro per la produzione in Spagna di missili anticarro Spike LR2, sviluppati con tecnologia israeliana. La misura colpisce l’azienda Pap-Tecnos, filiale della Rafael, riporta Repubblica. Intanto, nelle sedi Ue continua la discussione sulla revisione dell’accordo di associazione con Israele. La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha dichiarato che Bruxelles non resterà in silenzio di fronte ai bombardamenti su civili innocenti, riporta La Stampa. Domani cita invece sondaggi che mostrano un crollo del sostegno a Israele in Europa e Stati Uniti, e avverte: l’opinione pubblica si sta ribellando, mentre Netanyahu rischia l’isolamento globale.
In un’intervista a La Stampa, il ministro della Difesa Guido Crosetto ribadisce la linea del governo su Gaza: condanna le azioni di Netanyahu ma si oppone alla sospensione dell’accordo UE-Israele, affermando che «non si fanno pagare gli errori di un governo a un intero popolo». Boccia anche il riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese, definendolo «una proposta simbolica da comizio». Avverte infine che l’eventuale occupazione di Gaza da parte di Israele rischia di destabilizzare l’intera area mediterranea.
Sempre La Stampa intervista il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, condanna la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti e chiede la fine del blocco umanitario a Gaza: «È inaccettabile nel 2025 assistere a una simile tragedia». La Santa Sede auspica il ritorno al negoziato, definito «efficace», per costruire una soluzione politica stabile. Parolin sottolinea anche la volontà del Vaticano di mantenere e sviluppare il dialogo con Israele e il mondo ebraico, richiamando l’apertura al confronto diplomatico con il presidente israeliano Isaac Herzog.
Torture, fame, amputazioni, umiliazioni e abusi sono parte del drammatico resoconto di chi è stato prigioniero per mesi nei tunnel di Gaza. Ne parla il Foglio, dando voce ad alcune testimonianze di ostaggi israeliani, tra cui Eli Sharabi ed Emily Damari.
L’appello del Riformista a sostegno di Israele ha superato le 2.000 adesioni. L’iniziativa esprime solidarietà allo stato ebraico, denunciando la «narrazione perversa» che tende a colpevolizzarlo dopo l’attacco del 7 ottobre. Molti gli approfondimenti sul tema, tra cui un’intervista allo psicanalista David Meghnagi che rileva come il nuovo antisemitismo «cannibalizza la memoria della Shoah, trasformando le vittime di ieri in carnefici di oggi» e pareggiando così i conti «ci si libera di un fardello di colpa incolmabile».
Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano, non parteciperà alla manifestazione “Due popoli, due Stati” organizzata in città da Azione e Italia Viva, pur rispettandone gli intenti. A Libero chiarisce: «Capisco le ragioni dell’evento, ma non si può chiedermi di condividerle». Poi invita gli organizzatori a incontrarsi prima dell’evento che si terrà il 6 giugno alle 18 al Teatro Parenti dove interverranno l’ex ostaggio Aviva Siegel e il dissidente palestinese Hamza Howidy.
La manifestazione del Parenti è in contrapposizione con quella del 7 giugno a Roma organizzata per Gaza dai Pd, Cinque Stelle, Avs e Cgil. Il Corriere parla di una crescente preoccupazione per possibili disordini. In particolare si temono infiltrazioni di frange estreme, episodi di antisemitismo e gesti provocatori come il rogo di bandiere israeliane o slogan a favore di Hamas. «Ho un sogno: immagino una enorme manifestazione per Gaza. Con due bandiere accostate, come proposto da Edith Bruck, quella israeliana e quella palestinese, a segnalare che la bandiera palestinese non è quella di Hamas, che quella israeliana non è quella di Netanyahu», scrive su La Stampa la storica Anna Foa. Libero critica la presenza tra gli oratori previsti alla manifestazione della giornalista Rula Jebreal, autrice di un libro contro Israele. «Siamo per la libertà di parola, però dopo che avrà urlato con toni violenti cosa diranno gli altri?», scrive il quotidiano.
La guerra a Gaza è diventata una «licenza» per un antisemitismo profondo e storico, che «dei palestinesi se ne infischia», sottolinea Guido Vitiello nella sua rubrica sul Foglio. Goffredo Buccini sul Corriere denuncia come Hamas abbia intrappolato Israele in un cortocircuito esistenziale, spingendolo a una reazione che «ha oltrepassato ogni criterio di umanità». La guerra ha trasformato Israele in uno “Stato paria”, sostiene Buccini. La soluzione richiede fermare l’odio tra i due popoli prima ancora del sangue: «Devono ricominciare a parlarsi. È il primo passo, che noi europei facemmo dopo la Seconda guerra mondiale».
Rod Dreher, noto scrittore conservatore americano, denuncia l’ascesa di un nuovo «totalitarismo di destra» negli Stati Uniti, segnato da un crescente antisemitismo tra giovani bianchi, racconta il Foglio. Il fenomeno, secondo Dreher, è alimentato da influencer online e docenti radicali, e rappresenta un pericolo tanto quanto il wokismo di sinistra. «Il woke non è finito, si è solo spostato a destra».