DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 9 giugno 2025
Hamas ha pubblicato una nuova foto dell’ostaggio Matan Zangauker, sopra un sacco nero: «Non ritornerà vivo», il messaggio del gruppo terroristico che la accompagna. Il Corriere della Sera racconta la reazione della madre, Einav Zangauker, che ha autorizzato la diffusione dell’immagine: «È l’unico modo per scuotere il governo». Diventata simbolo delle proteste contro Netanyahu, riporta il quotidiano, Einav accusa il primo ministro di mettere a rischio la vita degli ostaggi: «Se Matan non torna vivo, il suo sangue sarà sulle tue mani».
L’inviato di Repubblica Fabio Tonacci è entrato nella Striscia di Gaza con l’esercito israeliano per documentare la guerra. Gaza appare come «uno strato di macerie tra la polvere e il cielo», senza più ombre né rifugi, scrive Tonacci. Il reportage segue i soldati fino al tunnel sotto l’Ospedale Europeo di Khan Younis, dove, secondo l’esercito israeliano, è morto il comandante delle brigate Qassam Mohammed Sinwar, fratello di Yahya, ex leader di Hamas a sua volta eliminato da Israele.
Israele ha «pieno diritto» di difendersi da Hamas, anche se il numero di vittime civili è «oggettivamente troppo alto», afferma il viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, intervistato da Repubblica. Parla di «massacro» ma lo collega a una «guerra di difesa legittima» e invita Israele a «prendere atto del costo umanitario» del conflitto. Cirielli difende la scelta del governo di non riconoscere lo Stato di Palestina al di fuori degli accordi di Oslo e critica l’opposizione per aver «strumentalizzato» il conflitto, insinuando una corresponsabilità dell’Italia.
La guerra a Gaza sta accelerando una trasformazione profonda nell’esercito israeliano, scrive il Messaggero: oggi, una su cinque tra le unità di combattimento è una donna, e il numero è in costante crescita. Spinte dalla necessità, le forze armate hanno aperto sempre più ruoli operativi alle soldatesse: in prima linea a Gaza, nei reparti d’élite, nella Marina, nei cieli e nell’intelligence. È in corso una rivoluzione culturale e militare, spiega il quotidiano, ma non senza limiti. «Restano ostacoli logistici, fisici e religiosi, soprattutto per l’integrazione con le comunità ultraortodosse». Le soldatesse non sono più “una presenza simbolica” ma, sottolinea il quotidiano, «una componente decisiva».
Secondo gli organizzatori, erano 300mila le persone in piazza sabato a Roma per la manifestazione promossa da Pd, M5S e Avs su Gaza. Il Corriere della Sera osserva che la mobilitazione ha lasciato il segno: l’opposizione cerca di capitalizzare la spinta della piazza come segnale di unità e chiede «sanzioni contro Israele». Nel dibattito, si inserisce il giornalista Gad Lerner, intervistato dal Corriere, che dal palco a Roma si è definito «un sionista», rivendicando il diritto all’esistenza di Israele e criticando duramente Netanyahu: «Massacrando i palestinesi, Israele si autodistrugge». Lerner risponde al presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, – che in un’intervista al Corriere aveva criticato la manifestazione – e respinge l’accusa di antisemitismo rivolta alla piazza.
A Roma, nella notte tra sabato e domenica, il Tempio Beth Shmuel è stato imbrattato con scritte antisemite. Le telecamere hanno ripreso due individui a volto coperto e la Digos sta indagando. Le scritte sono state rimosse (Repubblica).
A proposito di antisemitismo, il Dubbio richiama l’indagine Eurispes da cui emerge come l’Italia sia attraversata da «un antisemitismo che sussurra», fatto di ignoranza, cliché e confusione tra ebrei, Israele e il conflitto in Medio Oriente. Solo il 40% sa che in Italia vivono circa 30mila ebrei, mentre stereotipi come «gli ebrei pensano solo ad accumulare denaro» o «sono una comunità chiusa» restano diffusi. Per il Dubbio, «la sfida è culturale prima che politica» e il rischio è che anche l’ignoranza diventi violenza.
La nave degli attivisti della flottiglia diretta a Gaza è stata fermata dalla marina militare israeliana ed è stata portata, senza incidenti, al porto di Ashdod. A bordo, tra gli altri, c’è l’attivista per il clima Greta Thunberg, definita dal ministro della Difesa israeliano Israel Katz una “antisemita”. Katz ha ordinato di far vedere agli attivisti il filmato delle atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre. Il ministero degli Esteri israeliano ha annunciato il rimpatrio dei partecipanti e aggiunto: «Gli aiuti veri non si consegnano con i selfie». Sul Giornale, Fiamma Nirenstein accusa Greta Thunberg di legittimare Hamas e di indossare con leggerezza la kefiah, definita «insanguinata», simbolo di un terrorismo che per decenni ha colpito civili israeliani.
Sul Foglio, Pierluigi Battista denuncia l’uso distorto del termine “genocidio” contro Israele, che trasforma le vittime della storia in carnefici e banalizza la Shoah. «Israele è diventato il nuovo Hitler, l’identificazione è totale», scrive, criticando «l’innocentizzazione di Hamas» e la rimozione del 7 ottobre. L’antisemitismo riemerge sotto nuove forme, nelle piazze e nei media occidentali. L’Occidente, abusando del linguaggio della memoria, «chiude con il senso di colpa nei confronti degli ebrei e li espone nuovamente al ludibrio universale come incarnazione del Male». Su La Stampa, Anna Momigliano descrive Israele come «un vicolo cieco della speranza», frutto di tre trasformazioni: rimozione della questione palestinese, assuefazione alla violenza e svolta demografica. Ma respinge l’idea che Israele sia «intrinsecamente sbagliato»