DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 10 giugno 2025
Il presidente Usa Donald Trump e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu hanno avuto un lungo colloquio telefonico su Iran, Gaza e ostaggi. Trump punta a evitare un’escalation militare con l’Iran per «scongiurare morte e distruzione» e perché i negoziati con Teheran «stanno andando bene». Il regime iraniano ha minacciato di colpire impianti nucleari israeliani in caso di attacco, mentre il governo Netanyahu valuta la linea dura. Se i negoziati falliranno, Israele potrebbe lanciare un attacco, nonostante le pressioni americane per evitarlo, sottolinea il Giornale. Ma il confronto in corso è parte di uno scontro ben più ampio, aggiunge su Avvenire l’analista israeliano Yigal Carmon, presidente del Memri. Secondo Carmon, Iran, Qatar e Turchia puntano a costruire un blocco islamista contro l’Occidente. Doha, afferma l’analista, finanzia i principali movimenti jihadisti, pur restando partner degli Stati Uniti
La missione ONU Unifil al confine tra Israele e Libano potrebbe essere a rischio chiusura, riporta il Corriere. Secondo indiscrezioni rilanciate anche dal Jerusalem Post, Washington sta valutando di tagliare i fondi alla missione, accusata di aver fallito nel contenere Hezbollah. Il portavoce di Unifil, Andrea Tenenti, precisa che il mandato non prevede il disarmo del movimento terroristico, ma il supporto all’esercito libanese e al dialogo tra le parti. Una chiusura sarebbe «un errore», soprattutto ora che in Libano esiste un governo disposto a ridimensionare Hezbollah.
In politica interna, il governo di Netanyahu continua a traballare: il partito haredi Shas minaccia di votare per la dissoluzione della Knesset, in protesta contro il mancato rinnovo dell’esenzione dal servizio militare per gli haredim, riporta il Sole 24 Ore. La storica esenzione è scaduta nel 2024 e l’esercito fatica a colmare i vuoti di organico, aggravati dal conflitto a Gaza. Domani si terrà la prima lettura del testo per sciogliere il parlamento israeliano, e il clima è teso, spiega il quotidiano, a causa delle pressioni interne alla coalizione e delle proteste dei parenti degli ostaggi.
Lo scontro tra il governo italiano e la società israeliana Paragon sull’uso del software spia Graphite, impiegato da Aise e Aisi, continua. Secondo Domani, l’azienda accusa le autorità italiane di non aver voluto verificare se il suo spyware fosse stato utilizzato contro il giornalista Francesco Cancellato, sostenendo di aver offerto un metodo per farlo. Il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) ha risposto che tale verifica, affidata a un soggetto privato e straniero, avrebbe compromesso la sicurezza dei sistemi. Il Giornale ricorda che, secondo il Copasir, non ci sono prove che i servizi italiani abbiano utilizzato Graphite per intercettazioni non autorizzate.
La nave “Madleen” della Freedom Flotilla è stata intercettata dalle forze israeliane mentre cercava di raggiungere Gaza, nonostante i ripetuti avvertimenti di Gerusalemme. A bordo c’erano attivisti e figure note come Greta Thunberg, che ha denunciato di essere stata «rapita». Israele ha replicato definendo l’imbarcazione «lo yacht dei selfie», sottolineando come trasportasse meno di un camion di aiuti, contro i 1.200 entrati legalmente nelle ultime due settimane a Gaza, riporta il Giornale. I passeggeri saranno rimpatriati in giornata. Per Domani, l’episodio riapre la questione della legalità delle operazioni israeliane in acque internazionali dove è stata intercettata la “Madleen”. Secondo la Stampa il blocco degli attivisti «è un gesto di forza sproporzionato, destinato a danneggiare ulteriormente l’immagine internazionale dello stato ebraico». Il quotidiano torinese titola «Il sequestro di Greta» mentre Repubblica accusa «L’Idf assalta la Flotilla verso Gaza» e propone un ritratto a sostegno di Thunberg.
L’Associazione dei Palestinesi in Italia, spiegando la propria assenza dalle manifestazioni del 6 e 7 giugno, ha pubblicato una nota in cui nega le atrocità di Hamas. Parole «vergognose», scrive Davide Assael su Domani, che rivelano l’eredità di un antigiudaismo islamico mai affrontato, oggi rafforzato dall’antisionismo di una parte della sinistra europea. Israele resta un alleato strategico dell’Occidente, al di là della leadership di Netanyahu, sottolinea Assael, invitando a non confondere la critica alla guerra con la delegittimazione dello Stato ebraico e rilanciando il dialogo con le voci musulmane che rifiutano l’estremismo.
In un’intervista al Riformista, Maurizio Molinari analizza la frattura interna alla sinistra italiana sul rapporto con Israele ed ebrei: la manifestazione di Roma ha «voltato le spalle» a Israele parlando di «genocidio», mentre quella di Milano ha rilanciato il sostegno agli Accordi di Oslo. Per Molinari, questo riapre la ferita nata con la svolta antisionista del Pci nel 1967. L’uso del termine “genocidio” è, afferma il giornalista, una «bugia che genera odio». Molinari denuncia il leader Cinque Stelle Giuseppe Conte per aver chiesto agli ebrei italiani di “discolparsi”, violando lo spirito dell’art. 3 della Costituzione. In merito alla manifestazione di Roma per Gaza, sul Foglio, Giuliano Ferrara attacca Gad Lerner per il suo intervento dal palco, accusandolo di aver legittimato una piazza «dominata da slogan falsi» e paragoni impropri con la Shoah e di aver taciuto su terrorismo, antisemitismo e Hamas. «Se avesse detto la verità su Israele in quella piazza lo avrebbero linciato». Francesco Lucrezi, sul Riformista, distingue tra antisemiti, antisionisti e critici del governo israeliano, ma avverte questi ultimi: manifestare con chi odia Israele equivale a «sbagliare bandiera». Se si vuole il bene di Israele, conclude, si deve sventolare quella «bianca e azzurra».
Per lo scrittore Joshua Cohen, intervistato dal Foglio, il linguaggio politicizzato sul conflitto israelo-palestinese è «kitsch» e intriso di cliché, a partire dalla parola “genocidio”: «È la parola che soffoca». Cohen condanna Hamas per usare i civili come scudi e accusa Netanyahu di confondere il suo destino politico con quello di Israele. Riguardo all’antisemitismo, afferma: «Ho la sensazione che se tutti gli ebrei del mondo morissero domani, due giorni dopo esisterebbe comunque l’antisemitismo».
Israele, grazie alla tradizione agricola dei kibbutz e a un ecosistema innovativo, è oggi leader nell’agrifood sostenibile, racconta il Riformista. Con quasi 950 startup attive, anche in guerra, il paese sviluppa soluzioni contro desertificazione, sprechi idrici e sovrauso di antibiotici. Tecnologie come l’irrigazione di precisione e la carne coltivata attirano investimenti globali. Il quotidiano si chiede se abbia senso, per l’Europa e per l’ambientalismo, boicottare Israele, che offre risposte concrete all’emergenza climatica.
Il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, ha partecipato ieri a un raduno sovranista in Francia, racconta il Corriere della Sera. Dal palco, ha attaccato l’Unione europea, accusandola di favorire «l’invasione di clandestini» e il ritorno di «antisemitismo e fanatismo islamico».