LA SPIGOLATURA – Roberto Jona: Shehecheyanu, la meraviglia che si ripete

Shehecheyanu è il nome della benedizione per le novità di ogni genere, ma, dato il mio “mestiere”, mi colpisce in modo particolare che si pronunci prima di mangiare i frutti della nuova stagione. Il testo completo della benedizione significa «Benedetto sii Tu o Signore, nostro D-o, Re del mondo, che ci hai mantenuto in vita e dato la forza per giungere fino a questo tempo» (momento). Diverse e numerose sono le occasioni nelle quali la recitazione è appropriata e prescritta, ma voglio soffermarmi su un caso particolare. Si tratta di un evento minore, ma non per questo meno importante. La benedizione è dovuta prima di assaggiare il frutto di una specie venuto a maturazione per la prima volta nella stagione. Con questa benedizione ringraziamo il Signore di averci consentito di vedere il frutto della nuova stagione. È l’espressione della grata religiosità dell’agricoltore. Nella coltivazione si fanno tanti atti e tante operazioni che, nell’immediato, sembrano senza senso. Ecco che ad un certo momento, apparentemente senza far nulla il Signore ci offre questo dono prelibato: il nuovo frutto. La benedizione è l’espressione della gratitudine speciale dell’agricoltore che nel contatto con la Natura scorge e apprezza l’intervento del Signore. Noi nel presente non abbiamo fatto nulla, ma il Signore ci ha mantenuto in vita tanto a lungo da poterci offrire questo dono che appare quasi come una sorpresa. La comparsa dei frutti è un momento atteso, ma al tempo stesso anche sorprendente e con la benedizione ringraziamo il Signore di averci tenuto in vita fino a vedere questa meraviglia, che anche quest’anno si è rinnovata.

Roberto Jona, agronomo