DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 13 giugno 2025
L’attacco israeliano ai siti nucleari iraniani si è concretizzato nelle prime ore del mattino. I giornali in edicola trattano evidentemente il tema ancora come una possibilità, anche se sempre più vicina.
Il Corriere della Sera descrive l’irritazione degli ayatollah per il rapporto presentato dall’Agenzia atomica delle Nazioni Unite nel quale si denuncia che il regime «non sta rispettando gli obblighi sulla non proliferazione» e ha continuato a nascondere informazioni sul materiale nucleare accumulato. Accuse alle quali il regime ha replicato «annunciando la costruzione di un nuovo sito, mentre le sue spie hanno messo in piedi una campagna per discreditare Rafael Grossi, il direttore dell’ente, e i media iraniani rilanciano quelli che sarebbero documenti segreti (in realtà quasi tutti pubblici) per dimostrare che il diplomatico argentino è “troppo vicino” a Israele». L’Iran, scrive Repubblica, «ha sempre rivendicato la natura pacifica del suo programma, ma è l’unico paese al mondo senza atomica ad arricchire l’uranio al 60%». Per il quotidiano diretto da Mario Orfeo, «lo scontro con l’Occidente è politico, riguarda il nucleare ma anche i rapporti di forza in Medio Oriente», anche perché «i colloqui indiretti avviati due mesi fa» con gli Usa «finora non hanno dato buon esito». Anche gli iraniani sono pronti per attaccare, si legge sul Foglio. «A ottobre, Tsahal ha colpito gli impianti per la produzione di missili della Repubblica islamica, ma non aveva considerato che Teheran avrebbe iniziato a rifornirsi di componenti dalla Cina, accelerando la nuova produzione fino a 50 missili in più al mese».
Sul Riformista, il direttore Claudio Velardi racconta come è nata la campagna del suo giornale a sostegno di Israele: «Quando abbiamo deciso di urlare “Dalla parte di Israele”, lo abbiamo fatto innanzitutto per disperazione. Perché non riuscivamo a vedere vie di uscita concrete – e operative – dalla narrazione tossica di quanto accade a Gaza, che ha resuscitato, e ormai ogni giorno rinverdisce con assoluta impunità, i fantasmi di un passato che non pensavamo potesse tornare». Per il demografo Sergio Della Pergola, intervistato dal quotidiano, «il fatto che i media, ma perfino le Nazioni Unite, si affidino alle informazioni del Ministero della Sanità di Hamas è un tradimento della professione giornalistica».
Come riporta tra gli altri La Stampa, l’Ordine dei Giornalisti e i principali quotidiani «hanno diffuso una richiesta al governo italiano di farsi promotore, sia con le autorità israeliane sia in sede europea, di un’iniziativa risoluta per consentire l’ingresso nella Striscia ai giornalisti stranieri». Il fine dell’appello, informa La Stampa, è «testimoniare quanto accade a Gaza con gli occhi del giornalismo indipendente».
Ci sono anche 43 italiani tra gli attivisti fermati dalle autorità egiziane prima che si mettessero in marcia in direzione del valico di Rafah, la meta della Global March to Gaza. Gli arresti sono avvenuti all’aeroporto del Cairo e in vari hotel. Martedì, ricorda il Corriere, il ministero degli Esteri egiziano «aveva dichiarato che i viaggi nelle zone vicine al confine con Gaza necessitano di un’autorizzazione preventiva».