USA – Il cowboy ebreo che ha trasferito una sinagoga nel suo ranch

Nel cuore dell’Illinois rurale, un allevatore ebreo sta portando avanti un progetto singolare: trasferire e ricostruire una sinagoga che era appena stata smantellata in Pennsylvania, dando vita a un nuovo spazio di culto e memoria ebraica, in un contesto agricolo. Il quarantenne Nik Jakobs vive con la sua famiglia nei pressi di Sterling, in una zona in cui quasi tutto gira intorno ai campi di mais e agli allevamenti di bestiame. Come racconta Benyamin Cohen sul Forward, Jakobs, dopo una laurea in economia e una breve carriera nella consulenza aziendale ha scelto di dedicarsi all’agricoltura e all’allevamento, senza per questo abbandonare la propria identità ebraica. E nel corso dell’ultimo anno ha promosso e organizzato il trasferimento degli arredi e degli oggetti rituali dalla Temple B’nai Israel di White Oak, una piccola sinagoga riformata della Pennsylvania dismessa dopo oltre un secolo di attività per mancanza di membri. Nik ha recuperato la bima, l’aron ha-kodesh, vetrate, panche, libri, oggetti liturgici e, soprattutto, ha ottenuto il permesso di portare via con sé un Sefer Torah ancora in uso e trasportato tutto per per oltre 900 chilometri fino alla sua proprietà, in Illinois. Il progetto prevede ora la costruzione di una nuova sinagoga, Temple Sholom, accanto a una chiesa luterana locale. Lo spazio comprenderà anche un piccolo museo sulla memoria ebraica, con particolare attenzione alla vita delle comunità ebraiche rurali e alla Shoah. Altri materiali provengono dalla sinagoga Beth Israel di Washington, sempre in Pennsylvania, anch’essa chiusa. La proposta di Jakobs ha suscitato un certo scetticismo tra i membri della comunità di White Oak: non era scontato affidare oggetti sacri a uno sconosciuto, e l’idea che un allevatore del Midwest potesse garantire un futuro dignitoso a quel patrimonio sembrava abbastanza improbabile. Tuttavia, la serietà con cui ha affrontato ogni fase del processo ha convinto anche i più esitanti, e del resto è vero che il suo legame personale con la memoria ebraica è profondo: i quattro nonni sopravvissuti alla Shoah, e in particolare nonna Edith, originaria dei Paesi Bassi, gli hanno trasmesso ricordi e oggetti che oggi fanno parte a loro volta del piccolo spazio liturgico già allestito in attesa della sinagoga definitiva. L’ultimo servizio nella sinagoga di White Oak, a fine aprile, ha segnato la chiusura ufficiale di quella comunità: più di 150 persone si sono riunite per l’occasione, alcune provenienti da altri Stati o Paesi. La cerimonia, guidata dal rabbino Aaron Bisno, ha alternato momenti di preghiera, musica e ricordi, e il giorno seguente dei volontari hanno smontato tutto quello che Jakobs ha portato con sé nel Midwest. “Non volevo che questa storia ebraica finisse in un magazzino. Né, peggio, in discarica”, ha spiegato. Da una piccola sinagoga chiusa in Pennsylvania nascerà un nuovo luogo di culto in un contesto diverso, non meno autentico.
(Foto: la Sinagoga B’nai Israel di White Oak, @tbiwhiteoak.org)