DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 27 giugno 2025

Dopo il cessate il fuoco con l’Iran, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato di una «nuova era» per Israele, puntando sull’estensione degli Accordi di Abramo e sul sostegno del presidente Usa Donald Trump. «L’Indonesia, la Siria e magari anche il Libano e l’Arabia Saudita», scrive Repubblica, potrebbero essere tra le prossime firmatarie degli Accordi. Netanyahu intanto ha incassato il pieno sostegno di Trump, che ha definito i processi a carico del primo ministro «una caccia alle streghe» e ha chiesto la grazia per l’alleato israeliano. Secondo il quotidiano Israel Hayom, citato dal Corriere, Netanyahu avrebbe concordato con Trump una tregua a Gaza entro due settimane, in cambio del rilancio degli Accordi di Abramo. Israele accetterebbe — almeno formalmente — la nascita di uno stato palestinese, ma con sovranità israeliana su ampie porzioni della Cisgiordania. Un tema, aggiunge Repubblica, di cui i due leader parleranno in un imminente viaggio a Washington di Netanyahu.

L’efficacia degli attacchi israeliani e iraniani sui siti nucleari iraniani è al centro del dibattito internazionale. Secondo fonti di intelligence, scrive il Giornale, il regime ha spostato in strutture sotterranee non dichiarate le sue scorte nucleari. L’Iran avrebbe ancora centrifughe funzionanti e capacità di arricchimento. Una ricostruzione smentita da Trump che ha lanciato un’offensiva mediatica contro giornalisti e servizi segreti che hanno messo in dubbio l’efficacia degli attacchi, scrive Repubblica.

Dopo la tregua, Ali Khamenei ha rivendicato la «vittoria» dell’Iran sugli Usa e Israele, negando danni gravi agli impianti nucleari, mentre Teheran ha sospeso la cooperazione con l’Aiea e chiuso ai negoziati. Secondo l’analista Ali Vaez, Khamenei, pur apparendo più debole e isolato, resta il fulcro del regime dopo l’eliminazione di rivali interni; per lui, «la sopravvivenza del sistema è una vittoria di Pirro», sottolinea Vaez a Repubblica. L’Iran probabilmente non tratterà finché non avrà rafforzato la propria posizione, potenzialmente riprendendo l’arricchimento dell’uranio, lasciando però l’Aiea fuori dal processo e la comunità internazionale «cieca», conclude l’analista.

Libero racconta come in questi giorni in Iran sia iniziata una nuova repressione con arresti arbitrari e violenze. «La minoranza ebraica è tra le più colpite: a Teheran e Shiraz diversi rabbini e membri della comunità sono stati fermati con l’accusa di spionaggio per Israele», racconta il quotidiano.

Al vertice Ue di metà anno, i leader europei hanno discusso di difesa, Ucraina, Medio Oriente e dazi con gli Usa. Sulla crisi a Gaza, scrivono Stampa e Corriere, l’Ue ha condannato in modo unitario la «terribile situazione umanitaria», l’alto numero di vittime civili e i livelli di carestia, chiedendo a Israele il pieno rispetto del diritto internazionale. Persistono però forti divisioni su come agire concretamente: alcuni paesi, tra cui la Spagna, spingono per misure contro Gerusalemme, altri frenano, in particolare Italia e Germania. Per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, spiega il Corriere, colpire e isolare Israele sarebbe un errore e rafforzerebbe l’estremismo islamico.

Il ministro israeliano di estrema destra Itamar Ben Gvir ha chiesto la sospensione totale degli aiuti a Gaza, accusando Hamas di controllarli, posizione condivisa da altri ministri, «favorevoli a una distruzione totale della Striscia», scrive La Stampa. Netanyahu ha bloccato gli aiuti nel nord di Gaza per sospetti che Hamas interferisca con le forniture. Le Nazioni Unite denunciano un aumento della fame e definiscono la «militarizzazione del cibo un crimine di guerra». Israele, sostiene il Foglio, «dovrebbe essere assistito seriamente nella consegna di cibo a Gaza e questo aiuto non c’è. Nel frattempo però, il governo Netanyahu non deve strumentalizzare gli aiuti per fini politici».

In un’intervista a Repubblica, Etgar Keret descrive Israele come un paese esausto, intrappolato in un conflitto senza fine, iniziato ben prima del 7 ottobre. Pur appoggiando l’attacco al programma nucleare iraniano, lo scrittore critica le vittime civili e spera che Netanyahu possa rompere con l’estrema destra e chiudere la guerra a Gaza. Denuncia la polarizzazione internazionale e afferma: «Forse per fare la pace in Medio Oriente serve qualcuno che manchi di empatia, di principi morali, di ideologia: qualcuno che sgridi i due litiganti e li tratti come bambini capricciosi».

A Milano sono apparsi manifesti con la scritta “Israeli not welcome” nei pressi della stazione metro Tolstoj e vicino al quartiere ebraico, scatenando forti reazioni politiche e istituzionali (Repubblica). La polizia indaga e ha segnalato sei giovani trovati con manifesti simili. Condanna bipartisan: il consigliere comunale Daniele Nahum ha denunciato l’episodio, e altri esponenti politici, dal Pd al centrodestra, hanno parlato di atto antisemita, scrive il Giorno. «Un atto vergognoso» sottolinea a Libero il presidente della Comunità ebraica di Milano, Walker Meghnagi.