DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 1 luglio 2025

Israele punta a capitalizzare due anni di campagne militari proponendo la normalizzazione dei rapporti con Libano e Siria, raccontano i quotidiani. Il ministro degli Esteri Gideon Saar ha dichiarato l’intenzione di includere i vicini negli Accordi di Abramo, ma ha chiarito che le Alture del Golan resteranno sotto sovranità israeliana. La Siria, con il nuovo leader Ahmed al Shaara, è in difficoltà economica e aperta al dialogo, ma appare riluttante a cedere completamente sul Golan, scrive il Corriere della Sera. Un incontro a maggio tra Trump e Al Shaara avrebbe favorito la fine delle sanzioni Usa a Damasco, ma le trattative restano delicate per ragioni di equilibrio regionale e pressioni interne. Per gli analisti, scrive il Foglio, una Siria aperta al mercato israeliano e occidentale potrebbe avviare la propria ricostruzione post-Assad. Per il presidente Usa Donald Trump, che punta a concludere l’intesa entro il suo mandato, «la pace regionale resta strategica per contenere definitivamente Teheran e avviare anche la creazione di uno stato palestinese, passaggio necessario per coinvolgere l’Arabia Saudita e ridefinire gli equilibri di potere nella regione». Intanto a minacciare la stabilità siriana, sottolinea il Corriere, c’è anche l’Isis, che ha provato a uccidere al Shaara.

«La nostra missione è sfamare Gaza, non fare politica», afferma a La Stampa Johnnie Moore, consigliere evangelico vicino a Donald Trump e nuovo leader della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), difendendo il ruolo dell’organizzazione negli aiuti alla Striscia. Moore respinge le accuse di politicizzazione e accusa l’ONU di boicottare l’unico attore capace oggi di distribuire aiuti su larga scala, rivendicando un approccio «imparziale ma non neutrale». Denuncia ostilità da parte di Hamas e disinformazione diffusa anche dai media e da agenzie umanitarie: «Ogni giorno devo combattere falsità che partono da Hamas e vengono rilanciate dalle Nazioni Unite». Sulle vittime civili durante le distribuzioni, Moore invita a distinguere tra incidenti e manipolazioni, confermando il dialogo con l’esercito israeliano. La Ghf, conclude, resterà attiva anche dopo la guerra ed è aperta a collaborare con ong religiose e Chiesa cattolica.

Il presidente Usa Donald Trump ha escluso, per il momento, ogni dialogo con l’Iran, minacciando nuovi bombardamenti se Teheran tenterà di ottenere l’arma atomica. Il regime iraniano, invece, ha aperto a un possibile ritorno ai negoziati, riporta il Corriere della Sera, ma solo in cambio di garanzie contro ulteriori attacchi. Al centro dello scontro resta il programma nucleare iraniano: il sito nucleare di Fordow, racconta il Giornale, appare ancora operativo nonostante sia stato colpito da Israele e Usa: immagini satellitari mostrano lavori nei crateri e accessi sotterranei in fase di ripristino.

Intanto in Iran si acuisce la guerra psicologica interna, tra sospetti, teorie complottiste e crepe nei vertici del regime. Due figure chiave, Ali Shamkani ed Esmael Qaani, sono sopravvissute ai raid israeliani, ma circolano dubbi sul loro reale coinvolgimento e persino su presunti contatti col Mossad, spiega il Corriere.

Gruppi di estremisti israeliani hanno attaccato tra domenica e lunedì una base militare dell’esercito israeliano in Cisgiordania, dando fuoco a infrastrutture di sicurezza e aggredendo personale militare. Un’azione, scrive il Giornale, «frutto della rabbia per i sei arresti effettuati dai militari israeliani nei giorni precedenti, quando le truppe hanno individuato alcuni coloni diretti al villaggio palestinese di Kafr Malik, zona militare chiusa a causa di un precedente attacco, che mercoledì aveva provocato tre morti palestinesi». Netanyahu ha condannato duramente l’episodio, seguito da reazioni unanimi nel governo e da una riunione d’emergenza convocata dal ministro della Difesa Israel Katz. L’opposizione, però, accusa l’esecutivo di aver alimentato il clima d’impunità e indebolito le forze di sicurezza, scrivono Repubblica e Sole 24 Ore.

La ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, appena rientrata da una missione all’Onu, ha annunciato la creazione di una cabina di regia per assistere bambini con disabilità e gravi patologie provenienti da Gaza, promuovendo percorsi di cura e riabilitazione. In un’intervista al Corriere Buone Notizie, la ministra racconta l’impegno del governo e del Terzo settore italiano nella cooperazione internazionale su temi inclusivi, anche in contesti di conflitto.

Il Foglio torna sul boicottaggio dei farmaci israeliani imposto dal Comune di Sesto Fiorentino e lo definisce «un pericoloso precedente»: è il primo caso in Italia di atto politico che incide direttamente su un servizio sanitario essenziale. Il sindaco Falchi lo motiva con ragioni umanitarie legate a Gaza, ma la misura è ritenuta illegittima dalla Federazione dei farmacisti e contraria al diritto alla salute. Colpire aziende come Teva, radicate in Italia, danneggia industria, occupazione e pazienti. Per il quotidiano, è un caso emblematico di come l’ideologia non debba interferire con la medicina e i servizi pubblici.

In un editoriale sul Riformista, il direttore Claudio Velardi spiega le ragioni della sua posizione apertamente filoisraeliana, definendola una risposta a un’«asimmetria informativa» che penalizza lo stato ebraico nella narrazione pubblica. «È come se per Israele non valesse il principio di autodifesa. Come se, in quanto potenza riconosciuta, democratica, avanzata, avesse il dovere morale di farsi colpire e di non reagire mai davvero», scrive Velardi.

Nella sua Amaca su Repubblica, Michele Serra critica le dichiarazioni del ministro israeliano Itamar Ben Gvir, secondo cui «l’obiettivo finale della guerra è la completa sconfitta di Hamas». Serra riconosce la legittimità del desiderio di sicurezza di Israele dopo il 7 ottobre, ma accusa Ben Gvir di cieco fanatismo: la distruzione di Hamas, così come viene perseguita, «rischia di trasformarsi nella cancellazione di un intero popolo», sostiene Serra, alimentando un odio destinato a generare nuove minacce.

La polizia britannica ha aperto un’indagine penale sulle esibizioni di Kneecap e di Bob Vylan a Glastonbury, dove sono stati intonati cori contro le Idf, le Forze di difesa israeliane. L’indagine «si baserà sulle prove e valuterà attentamente tutta la legislazione appropriata, anche quella relativa ai crimini d’odio», ha spiegato la polizia in una nota (Corriere).

Prosegue lo scontro tra l’amministrazione Trump e l’università di Harvard. Una task force federale ha accusato l’ateneo di non aver protetto adeguatamente gli studenti ebrei da minacce e molestie. Se l’ateneo «non adotterà cambiamenti immediati», la Casa Bianca è pronta a bloccare 2,6 miliardi di dollari annui di fondi pubblici. Harvard ha respinto le accuse, definendo l’antisemitismo «inaccettabile» e affermando di aver già intrapreso azioni concrete.

L’Università di Berna ha annullato una conferenza di Amnesty con la relatrice Onu, Francesca Albanese, tra i relatori. Per l’ateneo l’evento «non equilibrato». Ne parla Libero, sottolineando come la relatrice Onu sia «nota per le sue affermazioni a favore di Hamas». A Milano, è stata recentemente ospite alla Bocconi, tra le polemiche. Il Dipartimento di Giustizia USA ne ha chiesto la rimozione, accusandola di giustificare il terrorismo.