LIVORNO – Gadi Polacco: Livornine ricordo lontano, l’antisemitismo impazza

Nei giorni scorsi una testata online livornese ha dato notizia dell’approvazione di un progetto di fattibilità tecnico-economica, per l’installazione da parte del Comune di 28 nuove telecamere di sorveglianza. Viene indicata «l’area circostante la Sinagoga, ovvero via di Franco, via Cairoli, via Serristori, via Cassuto e via Sant’Omobono. Un percorso che arriva in seguito a quello avviato in un’altra zona della città, ovvero via Buontalenti e piazza Cavallotti, e che andrebbe a incrementare un ‘pacchetto’ di telecamere cittadine che conta già oltre 200 dispositivi».
La foto scelta per l’articolo è quella della Sinagoga, inaugurata nel 1962 nella stessa area di quella antica colpita dai bombardamenti, che in centro è sempre stata. Chi conosca minimamente la zona può facilmente capire che si parla di un’area, pienamente centrale, nella quale si trovano importanti banche, la Posta Centrale, molti locali e sulla quale si affaccia il retro del Duomo. Come descrive l’articolo si tratta poi, se il Comune riceverà il finanziamento al quale concorre, di un prolungamento della zona che comprende il mercato centrale e quello all’aperto.

Insomma, parliamo di vie dalle quali transita praticamente chiunque venga a Livorno.
Ora, basta la foto della Sinagoga per scatenare commenti pregni del peggior antisemitismo e in alcuni casi anche di abissale ignoranza.
«X la moschea si fa tutto x le strade di livorno piene di delinquenti le telecamere se ci sono le tengano spente x privacy (sic)», scrive una signora che già denota di non aver capito niente.
E riceve, da un’altra signora, una risposta «geniale»: «non è una moschea ma una sinagoga ebraica, il che la dice lunga, una moschea l’avevano belle che finanziata».
Abbiamo poi un signore che chiosa: «Cioè con i soldi pubNlici dobbiamo mette le telecamere per sta gente? Che se le paghino».
E un altro, siamo all’inizio della saga del pregiudizio antisemita, afferma: «I soldi comandano».
«Le telecamere se le dovrebbero mettere a loro spese», si legge poi: l’estensore è evidentemente ignaro, come viene fatto notare da altri, che comunque le telecamere già esistenti intorno alla Sinagoga non le hanno pagate loro.
«…hanno i soldi per fare la guerra troveranno anche i soldi per le telecamere…», scrive un lettore che evidentemente nemmeno ha capito di cosa si parla.
Non mancano anche fini dissertazioni: «Ma chi li c. questi senza Dio», oppure «…anche noi ora si lecca il c. alla comunità ebraica= se le mettessero a loro spese e non con i miei soldi di contribuebte, facessero meno genocidi e non avrebbero da temere nessuno».
Immancabile il commento tradizionalmente antisemita: «Paura ehhhh?»

Nella ridda di commenti non mancano, com’è normale, valutazioni di merito circa le zone che più avrebbero necessità secondo le diverse opinioni, adeguate risposte ai razzistelli e/o ignoranti e numerosi sono i copia-incolla di appelli strampalati che evocano complotti tecnologici per controllarci. Uno spaccato, non certo isolato, che certifica come l’orgoglio della città delle liberali leggi Livornine, della «tolleranza» tra le diverse Nazioni, «no ghetto» per eccellenza, sia ormai da archiviare.
Parafrasando l’Andrea Chénier di Umberto Giordano ci si può, infine, chiedere: «In cotanta misera la politica livornese che fa?»,
Non pervenuta, per quanto il virus del pregiudizio circoli ormai abbondantemente in città, nell’aria che respiriamo tutti.

Gadi Polacco