GUERRA/1 – Marc Fitoussi: «Nessuna tregua con Hamas»

Marc Mordehai Fitoussi, avvocato e voce autorevole della comunità ebraica francese, firma su Tribune Juive un intervento che non lascia spazio a compromessi. Il titolo è già di per sé una dichiarazione d’intenti: «La première cigarette ou renoncer à éliminer le Hamas». Un’immagine che evoca l’idea di una dipendenza pericolosa: se si accetta il primo compromesso, come la prima sigaretta, si innesca un’abitudine che logora e porta lentamente alla rovina. Fitoussi parte da una constatazione: il 7 ottobre ha rappresentato per Israele non solo un massacro, ma una frattura profonda nella fiducia collettiva. L’attacco di Hamas non è stato percepito solo come un fallimento militare, ma come un colpo inferto all’essenza stessa dell’identità israeliana: la certezza faticosamente costruita che lo Stato sia in grado di proteggere i propri cittadini. In questo contesto, secondo Fitoussi, ogni appello alla pace, ogni richiesta di tregua, ogni pausa negoziata è un cedimento al ricatto del terrore. A suo avviso, ogni discussione sul dopoguerra, sulla ricostruzione, sulle prospettive di convivenza, è prematura e pericolosa finché Hamas non sarà eliminato in quanto struttura armata, ideologica e operativa. L’autore respinge l’idea che si possa ‘gestire’ Hamas, contenerlo o depotenziare la sua influenza tramite strumenti diplomatici. Ogni concessione, sostiene, equivale a rafforzare chi ha dichiarato la propria volontà di distruggere Israele. Fitoussi non si rivolge solo agli israeliani, ma anche all’Occidente, che a suo dire fatica a comprendere la natura asimmetrica del conflitto e applica categorie troppo generiche: guerra, occupazione, resistenza. Il pericolo, afferma, è cedere a una narrazione che mette sullo stesso piano le azioni di uno Stato democratico e quelle di un’organizzazione jihadista. E ammonisce: legittimare interlocutori come Hamas, anche indirettamente, è un’illusione che si paga con la sicurezza degli innocenti. Il suo appello finale è netto: non esistono scorciatoie. Una pace vera, duratura, sarà possibile solo dopo aver neutralizzato Hamas in modo irreversibile. Solo allora, conclude, si potrà immaginare una fase diversa, forse negoziale, ma non prima. Rinunciare all’eliminazione di Hamas, oggi, equivarrebbe a tradire le vittime del 7 ottobre e ad aprire la porta a nuove tragedie.