DAI GIORNALI DI OGGI – 8 luglio 2025

I media cartacei e online guardano con attenzione all’incontro delle scorse ore tra Donald Trump e Benjamin Netanyahu. «Hamas sarà disposto a trattare la tregua con Israele», ha dichiarato ai giornalisti il presidente Usa, mostrandosi fiducioso sulla possibilità di un accordo. Intanto dal premier israeliano ha incassato la candidatura al Premio Nobel per la Pace, apparentemente a sua insaputa, con tanto di consegna di lettera ufficiale.
«Trump sa che il cessate il fuoco tra Israele e Iran è un’occasione da non perdere per garantire una svolta a Gaza dopo mesi di colloqui sterili», riporta tra gli altri il Corriere della Sera. «In tavola alla Casa Bianca, pietanze a parte, c’era ieri notte l’ipotesi di una tregua di 60 giorni che prevede il rilascio di 10 ostaggi israeliani vivi e 18 salme, nella speranza che sia il trampolino per un accordo di pace più ampio». Per Israele potrebbe quindi presentarsi a breve un terribile dilemma, che Repubblica definisce “La roulette degli ostaggi”: la scelta cioè di chi salvare tra i 20 ostaggi ritenuti ancora in vita. «Prima di salire sull’aereo che lo ha portato a Washington», viene spiegato, «il primo ministro israeliano si è fatto consegnare le informazioni sulle condizioni mediche di ciascuno dei 20 ostaggi: sono la base per le discussioni all’interno del governo, e tra il governo e i mediatori».
«Il governo israeliano ha due priorità, una delle quali è distruggere Hamas, l’altra è la restituzione degli ostaggi, vivi e morti. Stanno sullo stesso piano nella scala delle priorità e per questo sono contraddittorie», riflette Daniel Pipes, presidente del Middle East Forum, interpellato da La Stampa. Secondo Pipes, «o distruggi Hamas o negozi con loro sugli ostaggi e la tregua», perché «entrambe le cose non si possono conseguire».

C’è anche un futuro per il progetto “Due popoli, due Stati”? «La realtà dei fatti prova che entrambi i popoli sono qui per restare», dice al Corriere della Sera l’intellettuale palestinese Sari Nusseibeh, già rettore dell’Università Al Quds. «Nessuno espelle nessuno. Persino a Gaza, devastata dalle bombe e insanguinata dai massacri, l’esercito israeliano non sa dove cacciarci via. Dunque, l’unica alternativa resta parlarsi e trovare un compromesso».
«Crediamo ancora che la soluzione dei due Stati sia valida», sottolinea il primo ministro dell’Anp Mohammad Mustafa in una intervista con il Sole 24 Ore. «Anche i partner internazionali e regionali, la Lega araba, la Conferenza islamica e l’Unione europea, hanno appoggiato questa soluzione».

Libero intervista Cesare Faldini, direttore della Clinica di ortopedia all’istituto Rizzoli di Bologna e professore ordinario di Ortopedia e Traumatologia all’università locale. Faldini, uno dei chirurghi ortopedici più premiati al mondo, si scaglia contro l’iniziativa del Senato accademico in favore del boicottaggio di Israele. In tema, Lucetta Scaraffia scrive sul Foglio: «Davanti alla presunta mostruosità di Israele cadono tutte le ragioni razionali, cade perfino la consapevolezza che, dalla cesura di queste relazioni scientifiche, chi ha più da perdere siamo noi, non loro. Viene da chiedersi se la negazione di questa evidente realtà non nasca dalla millenaria invidia contro gli ebrei, contro le capacità intellettuali che hanno sempre dimostrato».

«Circola in rete una serie di insulti razzisti che mi attaccano in quanto ebreo», scrive David Zebuloni su Libero. «Si mette in questione la kippah che indosso, si maledice il sionismo che mi ha “rubato l’anima”. Il tutto perché sulle pagine di questo quotidiano, la scorsa settimana ho scritto un articolo sul coinvolgimento della giornalista palestinese Bayan Abu Sultan in un raid israeliano». Zebuloni aveva sollevato alcuni dubbi sulla veridicità della storia.

«Israele rappresenta il coraggio e la forza, uniti a un grande sentimento nazionale: proprio ciò che è andato quasi del tutto perduto ed è diventato vergognoso nell’Europa occidentale», sostiene lo scrittore francese di origine libanese Richard Millet, intervistato dal Riformista. «Per me, cattolico, Israele è anche il paese che ha reso possibile l’Alleanza tra i due Testamenti».

Masoud Pezeshkian, il presidente iraniano, ha accusato Israele di avere cercato di ucciderlo e di conseguenza di aver fallito. Ne ha parlato in una intervista con Tucker Carlson «senza specificare se il presunto attentato sia avvenuto durante la recente guerra dei 12 giorni» (La Stampa).

«Dagli “israeliani non benvenuti” nelle taverne napoletane a “morte ai soldati israeliani” nei ristoranti australiani è stato un attimo», si legge sul Foglio, dove si racconta la «notte di spaventosa violenza» vissuta dagli ebrei di Melbourne. Nel mirino è finita anche una sinagoga, data alle fiamme.