DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 14 luglio 2025
L’inviato Usa per il Medio Oriente Steve Witkoff si è detto fiducioso per un imminente accordo tra Israele e Hamas sul cessate il fuoco a Gaza in cambio della liberazione degli ostaggi. Il primo ministro Benjamin Netanyahu, riporta La Stampa, è ancora sotto pressioni dall’estrema destra del suo governo, contraria a ogni intesa. Un sondaggio rivela che il 74% degli israeliani sostiene un accordo in cambio della fine della guerra, ma Netanyahu, riporta il Corriere, lo ha definito «manipolato». In risposta, le famiglie degli ostaggi lo accusano di sabotare i negoziati.
I diversi quotidiani titolano sull’incidente accaduto a Nuseirat dove un missile israeliano ha colpito per errore un punto di distribuzione dell’acqua, uccidendo sei bambini e quattro adulti. Le Forze armate israeliane parlano di «errore tecnico» e promettono indagini, riporta Repubblica.
L’ex negoziatore israeliano Gershon Baskin prevede che un accordo per un cessate il fuoco di 60 giorni potrebbe essere firmato entro fine mese, pur definendolo «un cattivo accordo». In un’intervista a Repubblica, afferma che la maggior parte degli israeliani vuole la fine della guerra e il ritorno degli ostaggi, «ma non è ciò che vuole il premier Benjamin Netanyahu». Secondo un messaggio ricevuto da un funzionario di Hamas, il gruppo terroristico, afferma Baskin, sarebbe pronto a un’intesa completa e ad accettare un governo a Gaza che non lo includa.
Come Baskin, anche l’ex generale israeliano Assaf Orion, ora analista al Washington Institute, accusa Netanyahu di star prolungando il conflitto per ragioni politiche interne più che militari. Le operazioni belliche, sostiene Orion in un’intervista a La Stampa, sono concluse dalla primavera 2024, ma il premier evita di chiudere la guerra per mantenere compatta la coalizione e rinviare i processi giudiziari. Orion ritiene possibile una tregua se sostenuta da Trump, ma giudica al momento irrealistica la creazione di uno Stato palestinese stabile e sicuro.
Le opposizioni italiane chiedono la sospensione del memorandum militare con Israele, in vigore dal 2003, a causa della guerra a Gaza e delle accuse di crimini internazionali contro l’esercito israeliano. Propongono anche di bloccare la vendita di armi e la cooperazione nel settore della difesa, racconta Libero. La collaborazione ha finora portato benefici alla sicurezza italiana, con scambi di tecnologie militari e informazioni strategiche. Nonostante il conflitto, il settore militare israeliano è in crescita, con esportazioni record e una crescente domanda europea.
Per lo storico israeliano Tom Segev, intervistato dal Corriere della Sera, «è indubbio che il governo estremista di Netanyahu sfrutti la sua popolarità nella battaglia contro i terroristi di Hamas per mettere in atto l’antico progetto di espulsione dei palestinesi e di annessione dei territori occupati nel 1967». Segev parla di «massacri gravissimi» commessi a Gaza e aggiunge: «Con Hamas stiamo perdendo la guerra, perché contro un movimento della guerriglia terroristica di questo tipo vincere è praticamente impossibile: sino a quando ci saranno ostaggi ebrei a Gaza non mi aspetto movimenti di condanna per le sofferenze palestinesi».
Il 16 giugno un attacco israeliano ha colpito un edificio a Teheran durante una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale, ferendo il presidente iraniano Masoud Pezeshkian. L’Iran accusa Israele di aver cercato di assassinare il capo del governo e sospetta una talpa ai vertici del regime. Cresce il clima di paranoia, riporta il Corriere, tra accuse al Mossad e teorie su metodi di spionaggio fuori dal comune.
«Nella Bibbia c’è l’amore per i deboli, facciamo prevalere questo anelito» è il titolo dell’intervento di Anna Foa su La Stampa, in cui attacca il «messianismo aggressivo e fanatico dei coloni e dei partiti religiosi estremisti di Israele», che giustificano la violenza in nome di Dio.
Lo scrittore olandese Leon de Winter, sul quotidiano tedesco Welt, ha criticato duramente gli slogan anti-Israele cantati al festival di Glastonbury, definendoli frutto di un’illusione occidentale su una “Palestina libera”. Lo scrittore, il cui intervento è tradotto oggi dal Foglio, denuncia il ruolo dei media, in particolare di Haaretz, accusandoli di diffondere narrazioni antisioniste e antisemite: «Idee che alimentano odio verso Israele mascherato da idealismo».
Il regista Brady Corbet e l’architetto Daniel Libeskind si sono incontrati di recente a Roma per parlare del film The Brutalist, storia di un architetto ebreo sopravvissuto alla Shoah e emigrato in America. Il film, spiega il Foglio, esplora temi come il rapporto tra arte, identità, memoria e potere, includendo riflessioni sull’ambiguità morale dei potenti e sul significato dello stato di Israele. Nel loro dialogo, Corbet e Libeskind hanno sottolineato il ruolo dell’arte come forma di resistenza nei momenti di crisi. Libeskind ha anche denunciato la riemersione dell’antisemitismo contemporaneo, criticando in particolare il silenzio seguito agli stupri compiuti da Hamas il 7 ottobre 2023.