LA POLEMICA – Emanuele Calò: No Jews, no news

Apprendo che l’Iran avrebbe espulso ottocentomila afghani. Non mi domandate quali siano le cause, quale sia la percentuale di vecchi, donne, minori, e così via, perché né lo so né intendo approfondire. Non lo farò perché sono troppo impegnato a vedere una lista di firmatari di un Istituto della Facoltà di Scienze Naturali di una piccola città che funge anche da capitale, che si stanno dando da fare contro Israele.
Se al posto dell’Iran ci fosse Israele a espellere gli afghani, sono certo che la protesta sarebbe accesissima. Vedrei la dicitura: amministrativo, studente, pensionato, assegnista, ricercatore, associato, ordinario, emerito, falso emerito (ve ne sono, forse faranno un sindacato) i quali si strapperebbero i capelli propri, chi non li avesse provvederebbe a un trapianto, dopodiché strapperebbero i capelli altrui, inveendo contro l’infame Stato sionista. Si farebbero in quattro per trovare i motivi di lagnanza, tirerebbero in ballo le Comunità ebraiche (gli ebrei israeliani sono pochi, conviene attingere alle esigue riserve estere) chiederebbero l’espulsione di Israele dall’Unione Mondiale Celiaci, dall’Associazione Planetaria dei Mancini, dall’Ente Ambidestri della Via Lattea, si cimenterebbero nel dual use dell’indice, col quale ci si tormentano le narici, e così via. Sennonché, non essendovi in mezzo né la parola ‘ebreo’ né la parola ‘israeliano’, non scatta l’attimo di passione che accende anche gli animi più posati: chi se ne frega. Chi pensa che io scherzi, vada a vedere le proteste degli animalisti per come Israele bistratta i cani (per le pulci, si prega di avere pazienza: arriverà il loro turno). Il dubbio permane: cosa avranno di magico le parole ‘ebreo’ oppure ‘Israele’ per far impazzire di rabbia? Io, un’idea ce l’avrei, perché a casa, da qualche parte, avrei un libro di storia.

Emanuele Calò