DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 18 luglio 2025

«Israele si rammarica profondamente che un proiettile vagante abbia colpito la chiesa della Sacra Famiglia di Gaza. Ogni vita innocente persa è una tragedia. Condividiamo il dolore delle famiglie e dei fedeli». È la nota pubblicata dall’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ieri sera in merito all’incidente avvenuto a Gaza, che, scrive il Corriere della Sera, ha provocato l’indignazione internazionale. Nell’attacco sono morte tre persone ed è rimasto ferito padre Gabriele Romanelli, simbolo della piccola comunità cristiana locale. «Siamo terrorizzati ma non andremo via», ha dichiarato Romanelli (Repubblica). L’esercito israeliano ha annunciato un’indagine interna mentre papa Leone XIV e diversi leader mondiali chiedono il cessate il fuoco.

«Sono inaccettabili gli attacchi contro la popolazione civile che Israele sta dimostrando da mesi. Nessuna azione militare può giustificare un tale atteggiamento». È la presa di posizione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, raccontata dai diversi quotidiani. Parole a cui hanno fatto seguito quelle del ministro degli Esteri Antonio Tajani, scrive il Giornale, che ieri ha sentito il suo omologo israeliano Gideon Saar «ribadendo il disappunto italiano e chiedendo che sia fatta chiarezza sulle responsabilità del raid che ha colpito l’unica chiesa cattolica di Gaza». Intanto, riporta Repubblica, alla Camera è stata bocciata, con i voti del centrodestra, una mozione presentata da Pd, M5S, Avs e Italia Viva che chiedeva la sospensione del memorandum di cooperazione militare con Israele. Il testo ha ottenuto 102 voti favorevoli e 142 contrari.

Sull’episodio della chiesa della Sacra Famiglia è intervenuto anche l’ambasciatore israeliano in Italia, Jonathan Peled, in un’intervista a Repubblica. «Siamo estremamente rammaricati per quello che è accaduto, e ci siamo già scusati», ha dichiarato, precisando che «i nostri soldati stavano mirando un punto da cui erano stati bersagliati, vicino alla chiesa, ma non l’hanno presa di mira deliberatamente». L’ambasciatore ha ribadito che Israele non intende colpire edifici religiosi, pur denunciando che Hamas «si nasconde dietro scuole, ospedali e luoghi di culto». Ha poi confermato che è stata aperta un’indagine sull’episodio e che «una volta conclusa, ne condivideremo i risultati». Il Corriere intervista il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, che definisce l’accaduto «un fatto gravissimo» e ribadendo: «È ora di fermare questa guerra che è sempre stata assurda». Pur riferendo che Israele parla di un errore, Pizzaballa afferma: «Qui tutti credono che non sia così».

In Siria cresce la tensione tra il governo di Ahmed al Sharaa e Israele, accusato da Damasco di voler «rompere l’unità del popolo siriano» e destabilizzare il paese sostenendo le milizie druse nella provincia di Sweida. L’esercito israeliano ha colpito in questi giorni il ministero della Difesa siriano e obiettivi militari sulla costa, mentre Gerusalemme afferma di voler proteggere la minoranza drusa. Secondo l’analista Itamar Rabinovich, la strategia israeliana «privilegia la forza alla diplomazia». Intanto la fragile tregua rischia di crollare, e il presidente turco Erdogan, sostenitore di al Sharaa, accusa Israele di «sabotare la pacificazione interna». In questo contesto, Il Foglio dedica un ritratto a Hikmat al Hijri, leader spirituale druso e figura centrale della rivolta di Suwayda: per i lealisti è vicino a Israele e agli Stati Uniti, ma i suoi sostenitori lo considerano un patriota che invoca una Siria unita, secolare e decentralizzata. Dopo anni di neutralità, al Hijri ha rotto con il regime nel 2023 sostenendo le proteste popolari. Per il ricercatore Aymenn al-Tamimi non è né separatista né criminale, ma un attore chiave in una regione segnata da profonde tensioni etniche e geopolitiche.

Continua il dibattito generato da un articolo su La Stampa del teologo Vito Mancuso, a cui diversi esponenti del mondo ebraico hanno risposto criticamente. Mancuso torna oggi sul tema, ribadendo la sua posizione e la sua domanda: «Se l’ebraismo è la religione che promuove shalom, come spiegare che oggi in Israele proprio i partiti religiosi siano i meno disposti alla pace e arrivino a proporre per Gaza una sospensione totale degli aiuti umanitari?». Su Domani David Assael contesta al teologo una lettura semplificata e distorta dell’identità ebraica, simile a «quel marcionismo che, ellenizzando il messaggio di Gesù, voleva rimuovere dal cristianesimo ogni traccia di radice ebraica». Secondo Assael, Mancuso appiattisce la complessità del sionismo religioso su figure come Itamar Ben-Gvir, e finisce per negare la legittimità stessa dell’identità nazionale ebraica. Il suo approccio, afferma Assael, rimuove il contesto storico e teologico del sionismo e alimenta una narrazione che delegittima Israele e rafforza stereotipi antiebraici.

Il Riformista, come di consueto, dedica diversi approfondimenti alla situazione in Israele e al dibattito in Italia sul conflitto. Tra questi, un’intervista ad Alberto Pagani, già parlamentare e capogruppo della Commissione Difesa, secondo cui per costruire la pace a Gaza è indispensabile una mediazione araba: «Serve una traslazione di fiducia, che solo i paesi arabi possono mediare». Pagani sottolinea come l’Iran sia oggi «un regime in crisi nera», pericoloso perché potrebbe cambiare «più per un golpe militare che per una rivoluzione democratica». Su Israele, sottolinea di «non amare il governo israeliano, che giudico pessimo, come non amo il presidente americano, ma non perdo di vista la differenza tra le democrazie e le dittature». E per questo denuncia il boicottaggio accademico come «un errore che alimenta antichi pregiudizi antisemiti».

In merito al ruolo di Francesca Albanese, relatrice Onu sui territori palestinesi, interviene Fiamma Nirenstein sul Giornale, accusandola di parzialità e di basare i suoi rapporti esclusivamente su fonti vicine a Hamas e a Ong ideologicamente schierate. Secondo Nirenstein, Albanese «non conosce la storia né la cronaca» e ripropone stereotipi antisemiti legati a potere e denaro. In merito alle sanzioni Usa contro la relatrice Onu, Libero intervista lo storico David Elber secondo cui sono «fondate sulla legge».

A Grenoble, l’appartamento del rabbino Yhia Lahiani è stato incendiato dolosamente mentre lui e la famiglia erano in sinagoga. «Qualcuno ha cercato di uccidere la mia famiglia», ha dichiarato la figlia. L’attacco, riporta il Foglio, si inserisce in un clima sempre più ostile: aggressioni fisiche a rabbini, emigrazione in crescita verso Israele e un senso di paura diffuso tra gli ebrei francesi. «Gli ebrei non si chiedono se se ne andranno, ma quando», afferma Caroline Yadan, deputata del partito del presidente Emmanuel Macron.

A cento anni dalla pubblicazione del Mein Kampf, il Corriere della Sera e Repubblica riflettono sul significato del libello antisemita con cui Adolf Hitler presentò il suo pensiero politico e le basi per il nazismo. Il Corriere esce in edicola con il saggio dello storico Ian Kershaw, Hitler e l’enigma del consenso, per raccontare la costruzione del potere hitleriano. Repubblica intervista lo storico austriaco Othmar Plöckinger che spiega come Mein Kampf sia stato inizialmente sottovalutato, ma poi diventato negli anni ’30 un testo chiave della propaganda nazista. Plöckinger avverte che molte idee contenute nel libro – come la teoria dell’identità etnica immutabile – sopravvivono oggi, mascherate da concetti come «sostituzione etnica» o «remigrazione».