DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 25 luglio 2025

I negoziati tra Israele e Hamas sono vicini al fallimento: gli Stati Uniti hanno ritirato la loro delegazione, seguendo Israele, dopo la deludente risposta di Hamas alla proposta di tregua, riportano i quotidiani. L’inviato Usa Steve Witkoff ha accusato Hamas di egoismo e di non voler davvero un cessate il fuoco. Witkoff ha poi accennato a «opzioni alternative» sul tavolo, oltre alla tregua, senza dare ulteriori dettagli. Il Corriere della Sera, citando Haaretz, spiega che fonti israeliane e qatariote parlano di una tattica per fare pressione sul gruppo terroristico, non di un fallimento definitivo dei negoziati. Tra i punti di scontro nei colloqui, il quotidiano elenca: la zona di stazionamento delle truppe israeliane durante la tregua, il numero di detenuti palestinesi da scarcerare, e la fine effettiva della guerra.

Intanto, la situazione umanitaria a Gaza peggiora, scrive La Stampa. La Gaza Humanitarian Foundation e l’esercito israeliano hanno ribadito di non essere loro a bloccare gli aiuti né ad aprire il fuoco sui civili, mentre un razzo di Hamas ha colpito un’area di distribuzione alimentare (Repubblica). In Israele diversi media, riporta il Foglio, sottolineano la necessità di cambiare la gestione degli aiuti: «È ovvio che la responsabilità è di Hamas, ma Israele non è immune da colpe. In questo senso: anche se dentro Gaza entra cibo sufficiente, e questo è quello che Israele dice, ed è giusto, il problema sta nella distribuzione. Ha fallito, non funziona», ha dichiarato il giornalista dell’emittente Keshet, Ohad Hamo, ripreso dal Foglio. Il quotidiano riporta poi testimonianza da Gaza di persone vessate da Hamas per aver provato a ottenere cibo. «All’origine di tutto c’è Hamas. Ritengo responsabile anche Israele e anche la Gaza Humanitarian Foundation, non hanno risolto nulla e noi siamo in pericolo», dichiara al quotidiano il gazawi Mohammed. Il Corriere intervista invece Stefano Piziali, direttore generale di Cesvi, ong attiva nella distribuzione di acqua a Gaza: «Anche noi fatichiamo a trovare la materia prima», racconta Piziali. «Mancano i pezzi di ricambio, il sistema fognario è distrutto, l’acqua contaminata». Israele, sostiene il dirigente di Cesvi, «ha il dovere di creare le condizioni per la sopravvivenza dei civili». Domani ospita un appello del medico Daniele Coen che chiede alle associazioni mediche di prendere posizione contro Israele.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che la Francia riconoscerà ufficialmente lo stato di Palestina, con comunicazione formale prevista all’Assemblea Onu di settembre. Si tratta della prima nazione del G7 a farlo. Il riconoscimento, spiegano fonti dell’Eliseo ai giornali, è un gesto politico rivolto a Israele affinché accetti una «pace giusta e duratura». Parigi chiede un cessate il fuoco a Gaza e uno stato palestinese smilitarizzato che riconosca Israele. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha reagito duramente: «La Francia premia il terrorismo» (Giornale). Per il ministro della Difesa Israel Katz, la mossa di Macron rappresenta una minaccia alla sicurezza israeliana. Secondo Repubblica, Macron punta a guidare un fronte europeo, ma Germania e Regno Unito restano prudenti.

Sul fronte politico israeliano, condanne anche in Israele per le dichiarazioni del ministro di estrema destra Amihai Eliyahu che ha sostenuto che «tutta Gaza sarà ebraica» e ha definito i gazawi «educati con il Mein Kampf».

Avvenire racconta di un aumento significativo di suicidi tra i soldati israeliani reduci da Gaza: già 19 da inizio anno. «Dopo quello che aveva visto non riusciva a liberarsi da un terribile tormento interiore», ha detto la madre di un militare che si è tolto la vita. Il quotidiano della Cei parla poi di una «resistenza silenziosa» tra chi rifiuta di tornare al fronte, mentre 12mila riservisti si sono già sottratti alle operazioni. Un gruppo di ufficiali ha definito la guerra «infinita e ingiustificata».

Faranno causa a Vueling le famiglie di 47 adolescenti ebrei francesi, fatti scendere da un volo a Valencia dopo aver cantato in ebraico. La compagnia ha giustificato la decisione sostenendo che i ragazzi avevano «interrotto le dimostrazioni di sicurezza» e manomesso attrezzature d’emergenza. Ma i parenti e il governo israeliano denunciano l’incidente come «un grave caso di antisemitismo». Ne scrive tra gli altri Libero.

L’Università di Pisa ha sospeso due accordi quadro con le università israeliane Reichman ed Hebrew, cedendo alle pressioni di una parte della comunità accademica. La decisione, definita «eccezionale», è un gesto politico rivolto a Israele per chiedere «la fine delle ostilità a Gaza», afferma l’ateneo, ma non un boicottaggio totale: altri progetti accademici con Israele restano attivi. Libero riporta la protesta della comunità ebraica pisana, che ricorda il caso di Giulio Racah, fisico espulso da Pisa con le leggi razziali e poi rettore della Hebrew University. Il rettore Riccardo Zucchi promette, prosegue il quotidiano, che «agli studenti israeliani sarà garantito un ambiente sicuro».

«L’antisemitismo è una nuova religione. Fedeli devoti alla distruzione di Israele», titola il Riformista, che definisce l’odio antiebraico una «ideologia totalitaria» nutrita da miti superficiali e «una fede che non ammette critiche né dubbi». Per l’editorialista Stefano Bettera, la sinistra «orfana della questione sociale» ha sostituito la lotta dei lavoratori con un «umanitarismo emozionale» che trasforma Israele nel «grande satana globale». Nelle stesse pagine Giuliano Cazzola mette in luce una contraddizione: «Il diritto internazionale va rispettato, sì, ma solo dalle Idf mentre Hamas può calpestare la Convenzione di Ginevra».

«Netanyahu sta riducendo Israele a uno Stato-paria», accusa Goffredo Buccini sul Corriere, denunciando la deriva ultranazionalista e «l’occupazione cronica in Cisgiordania» che «ha snaturato Israele e umiliato generazioni di palestinesi». La guerra a Gaza, iniziata con un fondamento difensivo, è degenerata in «carestia indotta», sostiene Buccini, mentre le ipotesi di pace restano schiacciate tra religione e politica. Accuse simili da parte di Shlomo Ben-Ami, ex ministro degli Esteri israeliano, che su Domani definisce il proseguo della guerra a Gaza «una scelta cinica» di Netanyahu per restare al potere.

La Columbia University pagherà 200 milioni al governo Usa per non aver protetto gli studenti ebrei durante le proteste pro-palestina nell’ateneo. L’accordo, spinto dalle pressioni del presidente Usa Donald Trump, prevede anche nuove misure contro l’antisemitismo nei campus. Per il Foglio, è «una resa ai metodi trumpiani» ma anche un’ammissione che «lo spettacolo offerto dai campus è stato osceno».

«Filoisraeliano ma anche anti-israeliano e in sostanza senza idee. Povero Leone, papa da neanche tre mesi e già da tutti strattonato per la talare», scrive il Foglio, riportando le critiche ricevute dal pontefice: prima troppo vicino a Israele, poi accusato di ostilità per aver parlato di «attacco» dell’esercito israeliano a Gaza.