DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 28 luglio 2025

Israele ha paracadutato aiuti alimentari su Gaza, con il supporto di Giordania ed Emirati Arabi Uniti, nell’ambito delle «pause tattiche» annunciate dall’esercito per facilitare l’ingresso di aiuti umanitari. Corriere e Stampa riportano le critiche di diverse organizzazioni internazionali, tra cui l’Onu, che giudicano l’intervento «insufficiente» e denunciano l’inadeguatezza dei rifornimenti rispetto ai bisogni della popolazione. «Dicono che Israele non permette l’ingresso di aiuti umanitari. Ci sono convogli sicuri, ci sono sempre stati, ma oggi è ufficiale. Non ci saranno più scuse», ha replicato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, scrive il Giornale. Il quotidiano racconta anche l’annuncio di Gerusalemme dell’inizio dei lavori per la realizzazione di un acquedotto, finanziato dagli Emirati, che porterà acqua desalinizzata dall’Egitto alla zona di al-Mawasi, nel sud della Striscia.

Secondo la Stampa, «l’accesso degli aiuti da terra resta l’unica alternativa affidabile». Il presidente Usa Donald Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno dato «60 milioni di dollari a Gaza per aiuti alimentari due settimane fa e nessuno lo ha riconosciuto. Nessuno ci ha ringraziato, nessuno dei paesi europei lo ha fatto». Trump ha anche definito «terribili» le immagini da Gaza accusando Hamas di rubare il cibo. In una telefonata con Netanyahu, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha invitato Israele a fare tutto il possibile per raggiungere un cessate il fuoco immediato a Gaza (Stampa e Repubblica).

Tutti i quotidiani riportano la lettera aperta di 40 ex ambasciatori italiani a Giorgia Meloni in cui chiedono il riconoscimento immediato dello stato di Palestina, la sospensione della cooperazione militare con Israele, sanzioni individuali contro ministri come Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir, e lo stop temporaneo all’accordo Ue-Israele. «Non ci sono più giustificazioni possibili» per la condotta di Israele a Gaza, sostengono i diplomatici, chiedendo «gesti concreti, non solo dichiarazioni». La presidente del Consiglio, sottolinea il Corriere, non ha replicato alla lettera.

Il riconoscimento simbolico dello Stato palestinese annunciato da Emmanuel Macron riaccende il dibattito sul significato di queste iniziative. Il regista israeliano Amos Gitai, intervistato da Repubblica, la accoglie con favore: «Da qualche parte bisogna pur iniziare», affermando che «la forza da sola non basta» e criticando l’«isteria» del governo Netanyahu, definito «un maestro della manipolazione». Più scettico su La Stampa il politologo Olivier Roy, per cui si tratta di «diplomazia del verbo», priva di effetti reali, in un contesto in cui «i paesi arabi non vogliono davvero uno stato palestinese» e i governi di destra occidentali, definiti dal politologo «islamofobi», ostacolano soluzioni politiche. Roy invoca una terza via: «un Martin Luther King a Gaza». Il filosofo israeliano Micah Goodman, sempre intervistato da La Stampa, guarda invece alla guerra con l’Iran come punto di svolta per Israele, che «ha ristabilito la sua deterrenza» e ora può «chiudere il conflitto» a Gaza. Ma avverte: uno Stato palestinese oggi «potrebbe dividere Israele», mentre la soluzione passa per la smilitarizzazione e il riconoscimento reciproco. Sul Giornale, Gian Micalessin, criticando la lettera degli ambasciatori a Meloni, ricorda che non c’è uno stato palestinese da riconoscere: manca un territorio definito, un governo unico e stabile, e la capacità di relazioni diplomatiche autonome. Senza queste condizioni, scrive Micalessin, il riconoscimento è «solo carta straccia». Senza queste condizioni, scrive Micalessin, il riconoscimento è «solo carta straccia». Dello stesso avviso anche Carlo Nicolato su Libero che, non solo rileva la mancanza di qualunque riferimento agli ostaggi israeliani a Gaza, ma accusa i firmatari della lettera a Meloni di aver «tradito il loro mestiere» con un appello «più politico che diplomatico» e di essere «i nuovi idoli della sinistra». Anche per Lucio Caracciolo (Repubblica) il riconoscimento non ha valore, ma nel suo editoriale, richiamando i termini del nazismo, accusa Netanyahu di pensare a una «soluzione finale» per Gaza.

Il Corriere della Sera racconta la storia di Osama al-Raqab, bimbo palestinese di 5 anni la cui foto è diventata un «simbolo della malnutrizione a Gaza», riporta il quotidiano. Osama è ricoverato a Verona dallo scorso giugno grazie a un ponte umanitario promosso dalla Farnesina. Gravemente denutrito e affetto da una malattia genetica ancora da diagnosticare, il bambino ha iniziato a riprendere peso e a mangiare, seguito da un’équipe medica specializzata.

All’alba a Karaj, in Iran, sono stati giustiziati i prigionieri politici Mehdi Hassani (48 anni) e Behrouz Ehsani (69). Non sono serviti appelli internazionali, né quelli dei famigliari. Il processo, durato solo cinque minuti e senza difesa legale, si è concluso con accuse di «inimicizia contro Dio» e «terrorismo». Lo racconta il Corriere della Sera, sottolineando come le esecuzioni avvengano in un clima di repressione crescente: dal 22 giugno al 22 luglio, 81 impiccagioni (+170% rispetto al 2024), per un totale di 1.459 sotto il presidente «riformista» Masoud Pezeshkian.

«Il caso del maestro Daniel Oren, accusato neppure per le sue parole, ma per la sua sola appartenenza israeliana, segna un punto preoccupante nel declino del pensiero critico e del rispetto per l’Arte», scrive sul Giornale Enrico Stinchelli, aggiungendo che giudicare un artista per la sua origine o silenzio politico «è ignoranza mascherata da ideologia».

Sul Corriere della Sera Mario Garofalo riflette sui rischi dell’uso politico dell’intelligenza artificiale. Il presidente Trump, riporta Garofalo, vuole bloccare la «woke AI», accusando le big tech di promuovere ideologie progressiste, ma il vero pericolo è chi decide cosa sia «imparziale». L’esempio più estremo è quello di Elon Musk, che aveva istruito la sua AI Grok a «non esitare a fare affermazioni politicamente scorrette»: il risultato, ricorda Garofalo, è stato un bot che ha insultato gli ebrei ed elogiato Hitler come salvatore dei bianchi.