DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 31 luglio 2025
«La missione per salvare i nostri ostaggi è vicina, ma non ancora completata», ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che oggi incontrerà a Gerusalemme Steve Witkoff, emissario del presidente Usa Donald Trump, per rilanciare i negoziati e monitorare gli aiuti umanitari. Gaza, scrivono Repubblica e Corriere, è al collasso: fame, assenza di controlli e caos stanno compromettendo la distribuzione degli aiuti. Intanto, Hamas teme operazioni mirate contro la leadership estera e sposta dirigenti in Turchia. Al gruppo terroristico si è rivolta la Lega Araba, chiedendo la sua resa e la consegna delle armi in un documento che condanna il 7 ottobre e chiede il controllo della Striscia all’Anp. «Una svolta epocale» titola il Giornale.
Allo stesso tempo, cresce la pressione internazionale su Israele: dopo Francia e Regno Unito, altri 14 Paesi, tra cui Canada e Australia, valutano il riconoscimento dello stato di Palestina. La vicepresidente della Commissione Ue, Teresa Ribera, ha paragonato le immagini della fame a Gaza a quelle di Auschwitz, suscitando una immediata condanna da parte d’Israele, che contesta anche il riconoscimento come «regalo a Hamas». Stessa posizione, riportano Stampa e Libero, espressa dalle famiglie degli ostaggi, secondo cui il riconoscimento «mentre 50 ostaggi rimangono intrappolati nei tunnel di Hamas equivale a premiare il terrorismo ed è una chiara violazione del diritto internazionale, oltre che un pericoloso fallimento morale e politico».
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha telefonato ieri al primo ministro israeliano Netanyahu per chiedere «l’immediata fine delle ostilità», definendo «insostenibile e ingiustificabile» la situazione a Gaza. Lo riportano tra gli altri, Repubblica e Giornale. Meloni, scrivono i quotidiani, ha illustrato Netanyahu il piano di aiuti italiano per Gaza: 5 milioni di euro in beni alimentari e sanitari, lanci umanitari dell’Aeronautica e l’accoglienza in Italia di 50 palestinesi, tra cui 20 bambini. «Nelle ultime settimane, Meloni ha rimodulato, inasprendolo, il tono delle sue dichiarazioni su quanto succede a Gaza», sottolinea il Corriere della Sera, ricordando come Palazzo Chigi resti però contrario al riconoscimento dello stato palestinese. In un colloquio con La Stampa, la segretaria Pd Elly Schlein, come altre forze di opposizione, chiede il riconoscimento e accusa Meloni di «subalternità a Trump e Netanyahu».
Parole molto critiche verso il governo israeliano sono arrivate anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «È difficile, in una catena simile, vedere una involontaria ripetizione di errori e non ravvisarvi l’ostinazione a uccidere indiscriminatamente», ha dichiarato il capo dello stato incontrando i giornalisti al Quirinale. Parole riprese da tutti i quotidiani oggi. Oltre a definire «sconvolgente» la situazione umanitaria nella Striscia, Mattarella ha anche lanciato l’allarme sul ritorno dell’antisemitismo, definendolo «gravissimo» e alimentato anche da «stupidità».
In un’intervista a Libero, il vicepremier Antonio Tajani tocca molti temi, dal futuro di Forza Italia ai rapporti con Mosca e alla linea in Europa del governo. Sulla crisi in Medio Oriente ribadisce l’amicizia con Israele, ma chiede la fine dei bombardamenti e un cessate il fuoco: «È inaccettabile quello che sta accadendo». Tajani si dice favorevole al riconoscimento dello stato palestinese, ma solo quando esisterà davvero uno stato, «che non può essere Hamas». Servono riunificazione e rappresentanza legittima per dare una prospettiva politica alla pace, afferma il ministro degli Esteri.
Torturato da Hamas per aver osato protestare. Ahmed Al-Masri, 30 anni, ex farmacista e attivista politico di Gaza, racconta in un’intervista a Repubblica di essere stato sequestrato e picchiato brutalmente dal gruppo terroristico per aver manifestato contro il suo dominio nella Striscia. «Mi vogliono morto solo per essere sceso in strada», denuncia, dopo aver esposto un cartello con la scritta «Hamas non ci rappresenta». Ora vive in una tenda tra gli sfollati e lancia un appello: «Chiedo all’Italia di aiutarmi ad andarmene, temo per la mia vita».
Grazie ai filmati di sorveglianza e ai lettori di targhe, la polizia ha identificato quattro persone – una famiglia di origine mediorientale residente nell’hinterland milanese – coinvolte nella prima fase dell’aggressione, quella verbale, a un cittadino ebreo francese e a suo figlio, avvenuta nell’area di servizio Villoresi Ovest. Gli inquirenti escludono collegamenti con ambienti ideologizzati, riporta il Corriere della Sera, mentre proseguono le indagini per ricostruire i responsabili dell’aggressione fisica. Gli indagati, tramite il loro legale, hanno negato ogni responsabilità, sostenendo di essere stati provocati con insulti razzisti e di aver sporto denuncia a loro volta.
Il consigliere comunale milanese Daniele Nahum, iscritto alla Comunità ebraica di Milano, ha ricevuto minacce antisemite sui social, riporta il Giornale. L’episodio ha suscitato indignazione politica e istituzionale; Nahum ha annunciato querela. «Dobbiamo continuare a protestare e a combattere per essere rispettati. Non dobbiamo abbassare la testa, né avere paura davanti a episodi come quello dell’aggressione di Milano», afferma al Riformista il presidente degli ebrei milanesi, Walker Meghnagi. Su Libero, Daniele Capezzone accusa la sinistra di faticare a condannare in modo netto episodi di antisemitismo quando provengono da ambienti ideologicamente affini, attenuandoli con giustificazioni politiche. «Se uno percuote un tizio con la kippah perché è ebreo è un razzista antisemita», scrive sul Foglio Giuliano Ferrara, accusando certa opinione pubblica di cercare alibi morali all’odio. Elena Loewenthal (La Stampa) denuncia l’assurdità di chiedere agli ebrei di giustificare l’odio che subiscono e critica una società dove il giudizio a priori prevale su ascolto e riflessione: «Il contrario del pregiudizio non è la certezza, ma il salutare, necessario e latitante esercizio del dubbio».
Il silenzio del femminismo militante sugli stupri del 7 ottobre da parte di Hamas è «un fallimento morale» del movimento, denuncia Libero. Mentre oggi si scende in piazza per Gaza, si è taciuto sulle violenze subite dalle israeliane da parte dei terroristi palestinesi. «Meglio stare dalla parte della Jihad che da quella delle donne», scrive il quotidiano.
Cresce il dibattito sulla sospensione di Israele dalle competizioni sportive internazionali, scrive Domani. Il deputato Pd Mauro Berruto chiede un’iniziativa italiana in questa direzione presso Cio, Uefa e Fifa, citando il precedente della Russia. Ma il movimento olimpico resta cauto, frenato, sostiene Domani, dal trauma ancora vivo della strage compiuta da terroristi palestinesi a Monaco ’72 e da una tradizione di realpolitik. Intanto alcune tifoserie in Europa rilanciano lo slogan Show Israel The Red Card.
«Siamo entrati in una fase accanita di antiebraismo che si pensava superata». Così Sergio Della Pergola, intervistato dal Riformista, denuncia le accuse ricevute dopo un suo articolo sulla rivista Il Mulino sul conflitto a Gaza. Il demografo dell’Università Ebraica di Gerusalemme contesta l’idea che criticare Israele significhi automaticamente attaccare tutti gli ebrei, e denuncia quella che definisce una «doppiezza morale»: mentre altri conflitti sono ignorati o minimizzati, ogni azione israeliana viene ingigantita e deformata, alimentando una narrazione ostile che rischia di legittimare forme di antisemitismo.
Alessandra Veronese, docente dell’Università di Pisa, critica in una lettera aperta alla dirigenza del suo ateneo dopo la mozione di quest’ultimo che parla di «pulizia etnica» a Gaza e interrompe i rapporti con università israeliane. Veronese parla di un «inaccettabile doppio standard» verso Israele, a fronte del silenzio su regimi come Iran, Cina o Russia, e accusa l’ateneo di aver «mostrificato Israele». Il docente contesta poi il sostegno accademico rivolto alla relatrice Onu, Francesca Albanese, ricordando le sue posizioni controverse.
Alla conferenza in Parlamento della relatrice Onu Francesca Albanese ha partecipato anche Sulaiman Hijazi, sostenitore dichiarato di Hamas e noto per aver esultato per le stragi del 7 ottobre. Hijazi ha pubblicato un selfie con Albanese, suscitando polemiche per la sua vicinanza a un’organizzazione terroristica. La sua presenza, riferisce Libero, riaccende i riflettori sulle relazioni ambigue di alcuni ambienti filopalestinesi in Italia e sulla politicizzazione estrema del dibattito su Gaza.