LA LETTERA – Sara Levi Sacerdotti: Una giornata di normale antisemitismo

Quelle sere di particolare masochismo in cui si accende la televisione perché si è già ampiamente stufi dei social e si pensa che la propria dose quotidiana di shit storm sia stata raggiunta. E invece no. Immancabilmente si inciampa in un talk show dove si proclama come ipotesi di lavoro «l’antisemitismo è il male assoluto» e si comincia con un’infilata di costrutti terribili sulla drammatica guerra a Gaza. Quindi nell’ordine la fame, Auschwitz, approvvigionamenti bloccati, stati che riconoscono lo stato palestinese, non per favorire i palestinesi, ma in una visione di sfida contro Israele. Esperti che dissertano di ebraismo, di Halakhah, e di pregiudizio. Di solito il rapporto tra i panelist è di quattro a uno. L’uno tenta timidamente di dare un’informazione leggermente diversa. Ma viene normalmente sopraffatto da conduttori e conduttrici.
A quel punto si spegne anche la televisione e si decide di andare a fare una passeggiata serale per prendere fiato per esempio verso il centro della città di Torino, dove al posto di Piazza Castello ci troviamo in Piazza Palestina. Gente che bivacca nella piazza principale di Torino tappezzata di bandiere palestinesi e di cartelli che spiegano la storia secondo i bivaccatori. Allorché ti viene in mente che come il Consiglio della comunità abbia segnalato più volte la questione e dopo ben 15 giorni e vari solleciti è arrivata una grigia risposta dall’amministrazione comunale dove si ricorda che il diritto di manifestare è garantito dalla Costituzione a prescindere dal tema ma che “visto l’articolo xy del regolamento yz la situazione verrà monitorata”.
A questo punto si torna a casa e il telefono ti dice che c’è un messaggio da quell’amico con cui hai fatto tante battaglie di un tempo, prima del 7 ottobre, che per fortuna ti manda l’ultima inchiesta di Haaretz che conferma quello che tutti pensano, e se lo dice Haaretz, sarà pur vero.
A quel punto si spegne tutto e domani si ricomincia, con sempre minore energia e maggiore assuefazione e quindi con la preoccupazione che l’angoscia blocchi ogni forma di reazione.

Sara Levi Sacerdotti